Salvini parla di reintrodurre il servizio militare e di riaprire i manicomi evocando un passato mitico (mai esistito) in cui vigevano ordine e disciplina.
Al momento quelle di Salvini non sono nemmeno proposte, bensì azioni di disturbo che hanno l’intento di occupare lo spazio comunicativo, saggiare la reazione dell’elettorato, instillare il sospetto che queste siano le chiavi per fare l’Italia grande ancora.
Quel passato che evoca Salvini non è mai esistito.
Del servizio militare ricordo il maresciallo che caricava cassette di frutta, pacchi di pasta e pezzi di carne nella sua auto privata sul retro della cucina; qualche azione di "nonni-amo" feroce e la libera uscita con un tasso di testosterone spaventoso in quella bella e indifferente città di mare.
La Naia era uno specchio dell'Italia: élite che non si sporcano le mani ma approfittano del grado per autoriprodursi e sottufficiali che amministrano. Nessuna visione, nessuno slancio. Un grande sistema ipocrita sotto cui occultare i peggiori scandali e le piccole ruberie quotidiane.
Cancellare la Legge 180/78, la cosiddetta Basaglia che sancì, tra le altre cose la chiusura degli ospedali psichiatrici ('Italia fu all'avanguardia nel mondo per questa riforma) detti "manicomi", riporterebbe il paese nel suo passato più cupo e arretrato. Basaglia diceva che il manicomio non si riforma, ma si abbatte. Questo principio dovrebbe essere applicato a tante altre istituzioni, totali e non. Figuriamoci se si può ricostruire. E invece oggi si parla di questo. La riapertura dei manicomi è un tema che torna ciclicamente, come il "diritto" alla legittima difesa e la pena di morte. Sono argomenti tipici dei momenti di crisi e di paura. La differenza con gli anni Settanta (gli anni di piombo, dunque anni di paura), è che oggi manca quella vitalità politica diffusa che - seppure nel caos - seppe contrastare la paura approvando leggi come per esempio la Basaglia che oggi si vorrebbero abolire.
Il manicomio è il luogo dove rinchiudere i diversi. Dunque per esempio i barboni. Nel sotto testo di Salvini si deduce: basta giardinetti pieni di barboni, con il manicomio il decoro è assicurato. Dove per decoro non si intende la normale manutenzione urbana, ma appunto la carcerazione dei poveri.
Il problema è che mentre noi (quei pochi rimasti) ci accaniremo dietro la singola azione di distrazione di Salvini, lui sarà già da un'altra parte. Magari a parlare di pena di morte. Nemmeno quella sarà una proposta concreta, ma un altro mattone comunicativo per costruire quel muro che dovrebbe proteggerci dalla paura e che invece ci seppellirà. Perché la caratteristica dei muri è la riproduzione della dinamica carceriere e carcerato in cui l'uno non può fare a meno dell'altro e dove alla fine non capisci più chi è la vittima e chi il carnefice.
*** Federico BONADONNA, antropologo, scrittore, Il ministro della paura sta costruendo un Muro, facebook, 4 luglio 2018, qui
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