martedì 1 marzo 2016

#LIBRI PIACIUTI / Pape Satàn Aleppe, di Umberto Eco (recensione di M. Ferrario)

Umberto ECO, Pape Satàn Aleppe. Cronache di una società liquida
La nave di Teseo, 2016
pagine 359, € 20,00, formato ebook € 9,99

Una società liquida. Ma non troppo.
Poche parole. E sono già troppe. 
Dopo lo tsunami di celebrazioni per la morte di Umberto Eco, ogni commento ai suoi libri rischia il già detto. 
Qui basti ricordare che il volume Pape Satàn Aleppe, che inaugura la nuova casa editrice (La nave di Teseo) voluta dall'autore in risposta al monopolio ottenuto con l'acquisizione di Rizzoli Libri da parte di Mondadori (pare che il termine Mondazzoli sia stato coniato proprio da lui), raccoglie buona parte delle 'Bustine di Minerva' pubblicate settimanalmente su 'L'Espresso' dal 2000 al 2015. 

Chi se le è godute leggendosi periodicamente la rivista, se le rigode nel libro, riordinate per grandi temi: è un recupero di memoria che porta sangue al cervello anche per capire qualcosa dell'oggi. 
Gli altri, se vogliono gustarsi il sapore intelligente di una cultura che sa esercitarsi su ogni argomento, mescolando in modo impareggiabile 'l'alto e il basso', anche grazie al condimento di uno stile spesso ironico e sfottente, hanno un testo che fa per loro. 
Lo so, la capacità incredibile di Eco di passare da un argomento serio ad uno frivolo, cogliendo anche nel frivolo la serietà che nessuno vede, è stata richiamata più volte come una delle sue caratteristiche principali: non sono quindi originale nel sottolinearla, ma ogni tanto il pensiero comune dice il vero e anche chi soffre nello stare con l'opinione della maggioranza, se ha superato la controdipendenza fisiologica dell'adolescenza, deve riconoscere ciò che va riconosciuto.

Gli spunti su cui l'autore riflette, e fa riflettere, sono tanti, alcuni più noti e altri originali, e tutti riguardano il nostro vivere sociale. 
Una società sempre più 'liquida', come dice il termine fortunato inventato da Zygmunt Bauman. E come ribadisce anche il sottotitolo del volume: a commento di quel 'Pape Satàn Aleppe', di dantesca memoria, usato di proposito, oltre che come richiamo classico, per suggerire a chi legge il significato che ognuno vuole vederci. 
Ma la liquidità pare non essere poi così sfuggente e contenere, contraddittoriamente, anche qualche nota di relativa stabilità, se è vero che parecchie annotazioni di Eco, sebbene siano riferite a momenti del quindicennio passato, permangono anche oggi. Cambiano i personaggi, ma i fenomeni restano. Merito anche di chi sa andare oltre i fenomeni, appunto, ed ha lo sguardo, 'coltivato', capace di cogliere il nocciolo delle cose.

*** Massimo Ferrario, per Mixtura

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Un tempo la reputazione era soltanto o buona o cattiva, e quando si rischiava una cattiva reputazione (perché si faceva fallimento, o perché ci dicevano cornuto) si arrivava a riscattarla col suicidio o col delitto d’onore. Naturalmente tutti aspiravano ad avere una buona reputazione. 
Ma da tempo il concetto di reputazione ha ceduto il posto a quello di notorietà. Conta essere “riconosciuto” dai propri simili, ma non nel senso del riconoscimento come stima o premio, bensì in quello più banale per cui, vedendoti per strada, gli altri possano dire “guarda, è proprio lui”. Il valore predominante è diventato l’apparire, e naturalmente il modo più sicuro è apparire in televisione. E non è necessario essere Rita Levi Montalcini o Mario Monti, basta confessare in una trasmissione strappalacrime che il coniuge ti ha tradito. (2013) (Umberto ECO, Pape Satàn Aleppe, La nave di Teseo, 2016)

Twitter è come il bar Sport di qualsiasi villaggio o periferia. Parla lo scemo del paese, il piccolo possidente che ritiene di essere perseguitato dal fisco, il medico condotto amareggiato perché non ha avuto la cattedra di anatomia comparata nella grande università, il passante che ha già preso molti grappini, il camionista che racconta di passeggiatrici favolose sul raccordo anulare, e (talora) chi esprime alcuni giudizi sensati. Ma tutto si consuma lì, le chiacchierate al bar non hanno mai cambiato la politica internazionale e se ne preoccupava solo il fascismo, che al bar proibiva di far discorsi di alta strategia, ma nell’insieme quel che pensa la maggioranza della gente è solo quel dato statistico che emerge nel momento in cui, ciascuno avendo fatto le sue riflessioni, si vota, e si vota per le opinioni espresse da qualcun altro, dimenticando quello che si era detto al bar. (2013) (Umberto ECO, Pape Satàn Aleppe, La nave di Teseo, 2016)

Andavo sul marciapiede e mi sono visto venire incontro una signora incollata al suo telefonino, che pertanto non guardava davanti a sé. Se non mi fossi scansato ci saremmo urtati. Siccome sono intimamente malvagio, mi sono fermato di colpo e mi sono voltato dall’altra parte, come se guardassi in fondo alla strada: così la signora è venuta a schiantarsi contro la mia schiena. Io mi ero irrigidito per preparami all’impatto e ho retto bene, lei è andata in tilt, il telefonino le è caduto, si è resa conto che aveva sbattuto contro qualcuno che non poteva vederla e che a schivarlo doveva essere lei. Ha farfugliato delle scuse, mentre io umanamente le dicevo: “Non si preoccupi, capita, al giorno d’oggi.” 
Spero solo che il telefonino cadendo si sia rotto e consiglio a chi si trovi in situazioni analoghe di comportarsi come me. Certo i telefonatori compulsivi bisognerebbe ucciderli da piccoli ma siccome un Erode non lo si trova tutti i giorni, è bene punirli almeno da grandi, anche se non capiranno mai in che abisso sono caduti, e persevereranno. (2015) (Umberto ECO, Pape Satàn Aleppe, La nave di Teseo, 2016)
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* In Mixtura altri 9 contributi di Umberto Eco qui 
* Sempre in Mixtura una mia recensione al romanzo di Umberto Eco, 'Numero zero', Bompiani, 2015 qui

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