Tra le formule memorizzate dagli opinionisti di sinistra, ce n’è una che avrete sentito centinaia di volte: «Gli immigrati vengono a fare i lavori che noi non vogliamo più fare». A ripeterla sono bravi tutti. Ma chi affronta la fatica di compiere un’indagine sul campo, settore per settore, mestiere per mestiere? Certo conosciamo alcuni esempi estremi. La raccolta del pomodoro nel Mezzogiorno non attira i neolaureati in lettere con passaporto italiano. E nel trevigiano, o in altri distretti industriali del Nordest dove l’export va a gonfie vele, scarseggiano gli operai e per fortuna ci sono i romeni. Le tipologie dei lavori, però, sono più varie e numerose.
Nei paesi dove finalmente si esce dal generico e gli economisti – anche di sinistra! – fanno il loro mestiere, si scopre che tanti lavori vengono svolti sia dalla manodopera locale, sia da quella immigrata. E sono proprio quelli della nuova classe operaia dove abbondano tanti nuovi poveri tra i nostri connazionali.
Il risultato dell’immigrazione è ovvio: i livelli salariali si abbassano, o rimangono bassi, rispetto a quel che sarebbero senza immigrazione. E se certi mestieri manuali sono diventati meno «appetibili», se per reddito e status sono oggi considerati sinonimo di declassamento, in mancanza di manodopera straniera i nostri datori di lavoro avrebbero dovuto alzare le retribuzioni, fino al punto da renderli di nuovo attraenti. L’immigrazione, da sempre, è stata usata dai capitalisti per indebolire il potere contrattuale dei dipendenti.
Era così negli anni Cinquanta, quando Agnelli importava operai dal Sud per indebolire la Cgil; non è mai cambiato. Non è un caso se i top manager delle multinazionali americane e gli editorialisti del «Wall Street Journal» sono ferocemente contrari a Trump sull’immigrazione. Aprire gli occhi di fronte a queste verità non significa darne la colpa agli immigrati. È ovvio che anche loro preferirebbero essere pagati molto di più. Non è certo per impoverire i lavoratori del luogo che sono costretti a immigrare. Ma la sinistra s’istupidisce e racconta favole se per paura di criminalizzare gli immigrati chiude gli occhi di fronte a questa realtà: gli industriali, i ricchi, hanno sempre voluto le frontiere aperte, e sapevano benissimo quel che volevano.
*** Federico RAMPINI, giornalista, saggista, La notte della sinistra. Da dove ripartire, Mondadori, 2019
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