E poi lo vedi addormentato sulla poltrona, con la pelle aggrinzita e la testa dolorante dal piccolo intervento che ha subito.
Lo vedi fragile, il passo che incede instabile, la faccia rossa e gli occhi che lacrimano, e mai avresti immaginato potesse succedere.
E fa male, perché c’è sempre stata la sua voce nella mente, da quella volta che sei caduto sbucciandoti un ginocchio ed ogni volta che cadi, a dirti di rialzarti subito, di smetterla di piangere, che altrimenti ti avrebbe dato lui un motivo serio per farlo.
Sembra impossibile, ma c’è un momento preciso nel quale anche il basalto invecchia fottuto dal sole e dal vento, e il Nuraghe crolla nonostante i millenni, l’orgoglio, la volontà, il suo braccio che sembrava d’acciaio temprato.
Ti voglio bene e non te l’ho mai detto, ma c’è ancora tempo per fortuna.
Meglio non sprecarlo.
*** Mario PIRAS, facebook, 8 aprile 2019, qui
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