Ho perso di brutto ma non mi dimetto
non posso pensare che il tempo è scaduto
foss’anche per farvi soltanto un dispetto
rimango al mio posto tenace e cocciuto
Provengo da un borgo ch’è detto Rignano
provincia tediosa, papà faccendiere
sognavo New York, Parigi o Milano
ma non conoscevo alcuno mestiere
Di lingua ero svelto, furbetto e ciarliero
così nei partiti trovai il mio futuro
D’imberbi piddini fui poi il condottiero
e il Giglio d’amici rullò il suo tamburo
Per quasi tre anni durò quella festa
Col Lotti, il Guerini e Meb la graziosa
più qualche cappuccio a coprire la testa
degli altri invitati, che cosa scherzosa!
Ma mentre godevo di corte quei giochi
la plebe distante vieppiù s’incazzava
A dirmi “sparisci” non furono in pochi
quel quattro dicembre furioso di bava
E adesso, che sorte? Che lande mi cerco?
Mi han fatto “ciaone” strillando di petto
Se mollo mi copron la bici di sterco
Ho perso di brutto ma non mi dimetto!
***Alessandro GILIOLI, giornalista e saggista, Matteo Renzi, romanziere, in La Spoon River della sinistra, 'L'Espresso', 12 marzo 2018, qui
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