Vi è stata una delega totale e inammissibile nei confronti della magistratura e delle forze dell’ordine a occuparsi esse solo del problema della mafia […]. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! […]
Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire: be’, ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè: quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!.
*** Paolo BORSELLINO, 1940-1992, magistrato, testo del 1989, citato da Peter Gomez, Il vecchio che avanza, Chiarelettere, 2018
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