Chiedevano il voto utile per salvare l'Italia dagli estremismi.
Ora invitano (incitano, sfidano) gli estremisti a farsi il governo per conto loro.
Dal rischio paventato per un singolo estremismo, a due estremismi insieme.
La sinergia degli estremismi.
'Ci provino, se ci riescono. A noi non interessa: stiamo all'opposizione'.
Quel vaffa tanto stigmatizzato quando ieri gli veniva urlato contro ora l'hanno fatto proprio. Sono loro che adesso lo ripetono: a cantilena, con godimento. Arroganti e tracotanti come sempre. Nello stile ben simboleggiato da quel 'ciaone', sprezzante, di due anni fa, diretto a chi, all'interno del partito, era colpevole di non pensarla come loro.
'Avete voluto vincere? Adesso sono problemi vostri. Solo vostri. Fate quello che volete. Noi non c'entriamo. Il popolo ci ha mandato all'opposizione: vediamo cosa sapete fare'.
Fino a ieri ci rompevano i timpani per dirci e ridirci che gli estremisti facevano paura. Ora gli estremisti, insieme, non fanno più paura.
Ieri c'era da salvare l'Italia. Oggi non c'è più da salvare l'Italia.
Come bambini.
'Non gioco più. Lasciatemi stare. Così un'altra volta imparate'.
Tra allearsi con i vincitori e disinteressarsi del dopo-voto ce ne corre. Visto che tra l'altro, neppure i vincitori sembrano chiedere strane alleanze: che smentirebbero tutto quanto fin qui sostenuto a oltranza nelle piazze da tutti.
Ma un confronto e un impegno attivo per condividere come uscire da una situazione al momento bloccata, forse sarebbero doverosi. Specie se sei in gran parte responsabile del disastro prodotto: per il contenuto delle scelte, per il modo in cui le hai imposte, per le panzane che hai raccontato. Restando chiuso nella torre d'avorio di un establishment arrogante e supponente. Oltre che per un'orrenda legge elettorale che ha contribuito a produrre, come era prevedibile, l'ingovernabilità e lo stallo in cui siamo finiti.
Ma questi sono i livelli di intelligenza (non solo politica) e di senso di responsabilità di chi dovrebbe essere 'ceto dirigente' di un Paese.
'Prima eri tu a dirmi vaffa? Ora lo dico io. Tiè'.
Solo che il vero destinatario del vaffa, stavolta, è il Paese.
Che in un sistema di democrazia parlamentare è 'costretto' a chiedere alle forze politiche di svolgere il loro mestiere: far funzionare partiti, parlamento, governo, cercando di interpretare l'interesse generale.
E non a chiudersi in cameretta a fare gnegnè, sfidando tutto il mondo esterno (cattivo, cinico e baro), che ha il torto di non aver compreso la loro genialità e il loro amore disinteressato per il bene comune.
I bambini sono più intelligenti. E responsabili.
*** Massimo Ferrario, Vaffa, ieri tu a me e oggi io a te, per Mixtura
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