La musica si fermò. Il cerchio si ruppe. Capita, a volte, che uno schiavo si perda in una breve vertigine di liberazione. In preda a un’improvvisa fantasticheria tra i filari di piante, o mentre sbroglia i misteri di un sogno di prima mattina. Nel bel mezzo di una canzone in una calda domenica sera. A quel punto arriva, sempre, il grido del sorvegliante, il richiamo al lavoro, l’ombra del padrone, qualcosa che gli ricorda che è un essere umano solo per un brevissimo istante rispetto all’eternità del suo essere servo. I fratelli Randall, usciti dalla casa padronale, erano lì in mezzo a loro.
*** Colson WHITEHEAD, 1969, scrittore statunitense, La ferrovia sotterranea, 2016, Sur edizioni, 2017.
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