« ... L’ho trattato male» disse.
«Lo tratti sempre male».
«Non è vero, non sempre. Io lo amo».
«Non ho detto che non lo ami. Ho detto soltanto che lo tratti sempre male. Gli dai sempre addosso. Lo tormenti in continuazione».
«Non mi piace la parola tormentare. E poi, non lo tormento. Lo pungolo un po’».
«Be’, hai appena ammesso di averlo trattato male».
«Lo so, è vero. E’ per questo che sono nervosa».
«E allora non trattarlo male».
«Ci ho provato, davvero, ci ho provato. Ma vedi, è impossibile. Adesso rischia di perdere la borsa di studio».
«Bene. Ma devi capire che quello che gli succede riguarda solo lui. Imparerà dai suoi errori, oppure non imparerà, e tu non ci puoi fare niente».
«Non credi che io possa accelerargli un po’ la curva di apprendimento?».
«No, devi accettare il suo ritmo. Come insegnante dovresti saperlo».
«Ma lui non è un mio studente».
«E allora non trattarlo come uno studente».
«Lo tratto così?».
«Sì. O come un cane alla scuola di addestramento».
«Ma quando fa una cosa cretina come questa, insomma, mandare a puttane una borsa di studio, come dovrei reagire? Visto che tu sai tutto?».
«Dandogli comprensione, incoraggiamento, simpatia, aiuto».
«Wow. Comprensione, incoraggiamento, simpatia, aiuto. Tutto in una volta? Credo che sia al di là della mia portata».
*** Peter CAMERON, 1959, scrittore statunitense, Quella sera dorata, 2002, romanzo, Adelphi, Milano, 2006
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