Nell'espressione "ricerca della felicità", la parola più importante è ricerca e non felicità. Il termine ricerca indica il bisogno di concedersi tutto il tempo necessario per la riflessione, l'approfondimento e l'introspezione. Nella nostra società della fretta, degli automatismi, delle accelerazioni costanti e della tecnosimbiosi, il tempo è consumato ottenendo l'esatto opposto della felicità.
Qualificare l'attimo come fuggente è l'indicatore di questa deriva sociale del "tutto subito" e del "tutto è possibile".
Tradurre il "Carpe Diem" di Orazio con "Cogli l'attimo" è un doppio grande errore.
Il primo è un errore "tecnico". Carpe Diem è una "callida iunctura", tipica della tecnica poetica di Orazio, e va lasciata così senza neanche tradurla.
Il secondo, più psicologico, riguarda il fatto che Orazio ci invita a "Entrare nel giorno (inteso come metafora di ogni tempo della vita, non le 24 ore della giornata) e a rimanerci, senza pensare al domani (futuro remoto), senza fretta e ad essere totalmente lì dove si è in quel luogo e in quel momento".
Questo è un insegnamento fondamentale per noi che viviamo un'epoca di grandi dispersioni, di dissociazioni mentali e digitali e di scollegamento con la realtà della vita e con la natura.
*** Stefano GRECO, consulente, formatore, saggista, 'facebook', 21 giugno 2017, qui
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