Era un ragazzo povero: passava le mattinate andando di porta in porta a vendere giornali per pagarsi la scuola. Ma quello che guadagnava non bastava: nonostante fosse attento e parsimonioso, le spese per i libri, per l’affitto di casa, per i vestiti e per il cibo erano sempre maggiori delle entrate e lui spesso era costretto a saltare i pasti.
Quel giorno si sentiva molto debole: non mangiava da almeno tre giorni e aveva la testa che gli girava.
Mentre consegnava il giornale ad una ragazza che gli aveva aperto la porta, all’improvviso svenne.
La ragazza si spaventò: se lo caricò in spalla e lo condusse in camera, sdraiandolo sul letto.
Appena adagiato, il ragazzo si riprese e fece per alzarsi, chiedendo scusa per il disturbo che aveva arrecato. La ragazza lo costrinse a restare sdraiato: andò in cucina e gli prese un bicchierone di latte. Lui lo trangugiò e lei, che aveva capito che lui aveva bisogno urgente di sfamarsi, gli preparò due panini, uno al formaggio e uno con un hamburger croccante.
Il ragazzo divorò tutto in pochi minuti, vergognandosi per la figuraccia. Poi, quando si rese conto di essersi ripreso, promise che sarebbe tornato appena possibile per sdebitarsi. Ma la ragazza, con un sorriso che però faceva intuire quasi l’offesa, disse che non gli avrebbe più aperto: non gli aveva offerto latte e cibo per essere pagata.
Molti anni dopo, la ragazza, diventata adulta, si ammalò gravemente. Andò di dottore in dottore, ma nessuno riusciva a curarla. Alla fine, un’amica le suggerì di provare un medico anziano della città vicina: molti pazienti ne lodavano la competenza e la disponibilità alla relazione.
La donna si lasciò convincere e ci andò, anche se ormai sperava poco in una terapia risolutiva.
Il medico si prese cura di lei per un mese, vedendola due volte a settimana: le face fare esami che non aveva mai fatto e le prescrisse medicine che non aveva mai assunto.
E la guarì.
L’ultimo giorno, prima dei saluti e degli auguri rituali per il futuro, la donna era al settimo cielo per essersi finalmente liberata della malattia, ma assai preoccupata.
Per difficoltà economiche non aveva potuto stipulare nessuna assicurazione sanitaria e negli ultimi tempi, dopo anni di lavoro come segretaria di direzione, quando era stata licenziata per chiusura dell’azienda, era passata da un rapporto precario all’altro. Temeva di non riuscire a pagare l’onorario.
Con molta apprensione, quindi, chiese al medico quanto gli doveva.
Lui non disse nulla. Serio e impassibile, le consegnò una busta.
Lei aprì e lesse: "Tutto già abbondantemente pagato. Con un bicchiere di latte e due panini”.
*** Massimo FERRARIO, Un bicchiere di latte e due panini, per ‘Mixtura’. Libera riscrittura creativa di un breve racconto tratto da Shannon Serpette, scrittrice ed editor statunitense, A Glass of Milk, da 20 Good Short Moral Storie for Kids, in ‘momlovesbest.com’, 1 febbraio 2021
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