Una bambina e il suo papà sono soli in viaggio, seduti tranquillamente in uno scompartimento ferroviario.
Il papà legge un libro. La bambina un po’ gioca con la sua bambola preferita, sus-surrandole una storia che man mano inventa e agitandola sui sedili vuoti per farle compiere i movimenti del copione che ha in mente; e un po’ guarda fuori dal finestrino.
Il paesaggio fuori scorre veloce. Alberi, terreni coltivati, fattorie, covoni, trattori, mucche. All’inizio è tutto bello, poi lo spettacolo è sempre quello e la bambina, abituata con gli stimoli inesauribili e rapidi della televisione, già si annoia.
Cominciano a fioccare le domande.
- Dove siamo? Quanto ci manca? Perché non arriviamo?
Il papà cerca di rispondere, ogni volta interrompendo la lettura.
Poi ha un’idea. Apre la ventiquattrore, estrae una rivista, cerca una pagina. La strappa e la fa a pezzi.
- Cosa fai, papà? Perché stai strappando la rivista? Non ti piace?
Il papà sorride.
- Sto facendo una cosa per te. Ti preparo un bel gioco. Ecco. Questi sono i pezzetti di questa pagina. Ho ridotto tutto a un puzzle. Sai, quelli che ti piacciono tanto. Adesso devi rimettere insieme i ritagli: sono tanti, ma sono abbastanza grandi e dovrebbe essere facile anche per te ricomporre il tutto. La pagina fotografava il mondo: c’era anche l’Italia, che tu hai visto disegnata tante volte a scuola. Lo stivale, i mari, le isole. Mi pare che proprio un mese fa la maestra vi ha mostrato in classe tutti i paesi che stanno sul pianeta. Prova a vedere se riesci a riunire ogni pezzo. Se non ci riesci, poi ti aiuto io. Ma intanto comincia tu: ci vuole tempo, ma vedrai che quando avrai finito saremo arrivati. O comunque saremo vicini.
La bambina prende in mano i pezzetti di pagina che le ha consegnato il papà e li depone con accuratezza sul tavolino ribaltabile, stando attenta a non mescolarli e a lasciarli esattamente nella disposizione in cui erano.
Passano cinque minuti e la bambina annuncia trionfante.
- Finito!
Il papà non ci crede.
- Cosa finito?
- Il gioco del mondo.
- L’hai già finito? E come hai fatto?
- Li ho voltati tutti.
- Cosa hai voltato?
- I pezzetti del foglio che tu mi avevi dato.
- E allora?
- Nel retro della pagina c’era una foto grande: di un uomo.
- Quindi?
- E’ stato facilissimo. Mi sono fissata sulla figura di quest’uomo. Ho ricostruito l’uomo e il mondo, che era nella pagina dietro, si è aggiustato da sé.
*** Massimo Ferrario, Come aggiustare il mondo’, per ‘Mixtura’. Libera riscrittura di un testo di autore anonimo, di spirito zen.
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