lunedì 7 agosto 2023

#FAVOLE & RACCONTI / Wu Zhi, essere o apparire? (Massimo Ferrario)

“Voglio essere un grande re, mio saggio Wu Zhi: venire ricordato anche in futuro per la mia insuperabile regalità. Cosa devo fare?”
“Semplice, mio re. Praticate una buona vita: le buone azioni fanno bene agli altri e a sé stessi. Avrete la reputazione assicurata per l’eternità.” 

Il re scosse la testa. 
“Temevo questa risposta, Wu Zhi. Ciò che dite è da saggi, ma gli uomini non sono saggi: gli uomini sono attratti dall’apparire, non sono interessati da chi cerca di essere. Anzi, chi è genuino li spaventa: perché mette in discussione la loro maschera.”

Wu Zhi dovette riconoscere che il re non aveva torto. 
“Anche a guardare attorno a voi, maestà, gli adulatori non si contano. E chi adula, finge: non dice la verità, la fa soltanto apparire. Ma quella che appare non è la verità. Mio re, viviamo in un mondo capovolto. La persona che vale non vale nulla e la persona che non vale nulla è l’unica che vale. Proprio per questo, però, se il mondo è capovolto, lo si può capovolgere ancora: così torna dritto”.

Il re reagì stizzito. 
“Mi sembra uno scioglilingua, Wu Zhi. Adesso mi dovrai dimostrare ciò che dici. Altrimenti darai ragione ai cortigiani che sparlano di te.”

Il vecchio saggiò non si intimidì. 
“Seguitemi fuori dalla reggia, maestà. Ma prima vestitevi come un mendicante. Non dovete essere ciò che siete: agirete in incognito.” 

Il re, incuriosito, obbedì e insieme andarono al mercato. 
“Adesso, maestà, avvicinatevi alla bancarella del fruttivendolo e chiedete un chilo di ciliegie per soddisfare l’esigenza di un moribondo. Ditegli che è il suo ultimo desiderio”.
Il re eseguì.

Il fruttivendolo cominciò a urlare, insultando il mendicante, e rivolgendosi ai colleghi di bancarelle. “Per truffare noi poveri mercanti, si sono inventati anche questo: un moribondo finto che vuole delle ciliegie gratis. Vergogna! Vattene via, brutto straccione, e non farti più vedere in questo mercato: la prossima volta troverai i bastoni”.

Il re, deluso e offeso per le brutte parole e le minacce che gli erano arrivate, trattenne la sua voglia di rivelarsi e si lasciò a fatica condurre via da Wu Zhi, che invece non era per nulla sorpreso dalla reazione suscitata. 
Insieme arrivarono vicino al fiume, nella parte alta della città: accanto al ponte era disteso un mendicante, che si beveva un goccetto di baijiu, un’acquavite che era riuscito a procurarsi al mercato nero.
All’improvviso, nel punto più vicino all’aqua, Wu Zhi diede uno spintone al re: che cadde nel fiume. Poi, si mise a urlare, chiamando aiuto. 
Accorsero in parecchi, ma tutti guardavano l’acqua scorrere con una certa impetuosità e il re che tentava di nuotare per raggiungere la riva. 
Solo il mendicante, subito alzatosi da terra, dopo aver visto quello che era accaduto, si buttò in acqua senza pensarci un secondo: raggiunse il re e lo trascinò a riva. Non solo: prese le coperte che gli servivano per difendersi dal freddo notturno e con quelle asciugò il re ancora gocciolante. 

Wu Zhi si avvicinò al re. 
“Mi spiace, maestà, ma ho dovuto farlo: per dimostrarvi che non mi diverto con gli scioglilingua. Voi non eravate la persona preziosa che siete, ma apparivate un mendicante: non valevate nulla agli occhi del fruttivendolo e siete stato cacciato a male parole. Lui, la persona che vi ha salvato, appare un mendicante, quindi una persona senza valore: eppure vale più di tutti, perché è stato l’unico che si è gettato in acqua per salvarvi. Diteglielo ai vostri miserevoli cortigiani: conta l’essere, non l’apparire. E chi è, quasi mai appare ciò che è. Volevate che vi indicassi la strada per far ricordare ai posteri la vostra regalità: è la stessa che riguarda ogni essere umano. Si chiama umanità. Non è retorica e non c’è nessuna morale della favola. Questo mendicante che vi ha regalato anche le sue coperte per riscaldarvi esiste: toccatelo, è concreto, non è una massima saggia, è qui accanto a voi. E onorate il suo essere che lo ha spinto a fare ciò che ha fatto”. 

Il re, avvolto nelle coperte ma ancora percorso da qualche brivido di freddo, tentò di sorridere. 
E provocò: “E se il mendicante non si fosse buttato, Wu Zhi?”
“Dimenticate un dato fondamentale. La gente mi chiama saggio e lo fa impropriamente. Ma il titolo di campione di nuoto non ha nulla di improprio: le tante gare che ho vinto in passato non sono un’invenzione. Potete controllare il mio medagliere: me la cavo con l’acqua. E salvare la vita di un re è una medaglia che vale più di una medaglia: sarebbe stata mia anche questa”.

*** Massimo FERRARIO, Wu Zhi, essere o apparire, per ‘Mixtura’ – Libera riscrittura di un breve racconto di autore ignoto.


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