Il Sultano era disperato: non solo perché aveva perso un amico fedele, ma perché lui, l’amico fedele, era anche il contabile più onesto che mai avesse conosciuto. E ora era preoccupato per la gestione delle finanze dell’impero.
Fu fissata una riunione urgente del Consiglio dei Saggi e si discusse a lungo su come procedere per individuare il nuovo contabile. Il problema non era tanto trovare la persona competente, ma avere la certezza della sua integrità.
Fu emesso un bando: il posto era ovviamente molto ambito e furono almeno una cinquantina le persone che si presentarono e fecero colloqui approfonditi con i tecnici di corte. Il Consiglio dei Saggi condusse una prima selezione e presentò al Sultano dieci candidati: nove uomini e una donna. La mentalità del Sultano era nota per la sua apertura al nuovo e molti scommisero sulle probabilità della donna di essere scelta. Comunque, l’intera rosa proposta era composta di persone di provata e approfondita competenza. Quello che il Sultano avrebbe dovuto scoprire era la loro onestà: e questo, naturalmente, era un problema di non facile soluzione.
Il Sultano accolse i dieci candidati nella grande Sala degli Arazzi. Parlò con ognuno e subito sembrò conquistato dalla grazia e dalla bellezza della donna.
I Saggi si scambiarono un sorriso complice: era fatta, pensarono.
Invece il Sultano stupì tutti, con un breve annuncio.
“Ho un impegno di corte indifferibile e vi prego di scusarmi. Ne avrò per l’intera giornata. Intanto, vi chiedo di accomodarvi nella stanza del tesoro. Mi attenderete lì. Ho dato ordine ai camerieri di servirvi il pranzo. Per qualunque esigenza, chiedete loro: hanno l’ordine di soddisfare ogni vostro bisogno. Quando ritornerò, procederemo a ultimare la selezione. Vi ringrazio.”
Trascorsero almeno due ore.
Al primo pomeriggio, il Sultano fece ingresso nella stanza del tesoro. E anche stavolta spiazzò tutti con una decisione incomprensibile.
“Ho chiesto al trio dei musicisti di corte di venire qui a suonare per noi. Vi esorto a ballare la migliore danza di cui siete capaci. E’ la prova definitiva che vi chiedo per decidere chi sarà il supremo contabile dell’Impero.”
I Saggi si guardarono sbigottiti: capivano sempre meno.
Il trio suonò e i dieci candidati improvvisarono una danza.
Al termine il Sultano invitò la donna a sedersi di fianco a lui. I Saggi, anche stavolta, si sorrisero, sornioni: avevano avuto ragione, la bellezza della candidata aveva conquistato il Sultano.
Invece non era finita.
Il Sultano ordinò alle guardie che stavano ritte in piedi ai lati della stanza di avvicinarsi ai nove uomini. Poi, con voce imperiosa e sguardo serio, comandò ai nove candidati di svuotarsi le tasche e consegnare le monete d’oro alle guardie.
I Saggi si guardarono sbalorditi: il Sultano era impazzito?
I candidati, protestando, tentarono un rifiuto, ma la presenza delle guardie li convinse che era meglio obbedire. Ogni candidato consegnò almeno una decina di monete d’oro. Le aveva sottratte a un mucchio di monete raccolte in un vaso, aperto e trasparente, che era stato appositamente collocato, dal Sultano stesso, su un tavolo in un angolo riparato della stanza.
Il Sultano sentì il dovere di spiegare.
“Ogni uomo danzava impacciato, come avesse le tasche piene e temesse di far cadere quello che vi aveva inserito. Solo la donna ha ballato sciolta: con movimenti aggraziati e liberi. Certo: si può pensare che una donna, per sua natura, sia favorita nel disegnare un ballo armonioso e flessuoso. E, soprattutto quando ha lineamenti dolci e leggiadri, colpisca particolarmente chi guarda. Ma io, quando voglio, so resistere al fascino femminile. E la mia scelta, in questo caso almeno, non deriva da alcun pregiudizio favorevole. E’ solo la prova di un giudizio basato sui fatti. Amari: perché dicono, come abbiamo visto, che esistono ladri talmente sciocchi e avidi che non sanno resistere alle contingenze e perdono l’occasione della vita per poche miserevoli monete. Ma meglio così: ora l’impero può contare su una persona onesta”.
I nove contabili furono condotti in prigione e la donna fu nominata responsabile degli affari economici e finanziari dell’impero.
Col tempo si confermò, agli occhi di tutti, integerrima. E così furono messi definitivamente a tacere quei non pochi tradizionalisti che, con un maschismo mal celato, ripetevano che le monete lei non le aveva in tasca semplicemente perché vestiva una deliziosa veste senza tasche.
*** Massimo FERRARIO, Un contabile per il Sultano, per ‘Mixtura’ – Libera riscrittura di un breve racconto di autore ignoto.
In Mixtura ark #Favole&Racconti di M. Ferrario qui
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