La donna, appena se ne accorse, rimase in piedi, ferma e ritta nel corridoio. L’uomo, immaginando che dovesse passare per infilarsi nel posto a fianco, stava per alzarsi, come si fa in questi casi, per favorire l’ingresso alla poltrona attigua.
La donna notò il comportamento cortese, ma fece finta di non vedere. La sua attenzione era tutta rivolta al fondo del corridoio: cercava un’hostess come fosse il problema unico della sua vita. Ma erano tutte indaffarate a seguire l’entrata dei passeggeri e a farli accomodare dopo aver sistemato il bagaglio a mano nelle cappelliere.
Alla fine, sbuffando, schiacciò il pulsante della plafoniera situato sopra l’uomo seduto: che cominciò a immaginare cosa volesse la donna.
Lei era bianca, 50 anni, guanti candidi, cappellino, sguardo superbo e altezzoso, un trolley iperfirmato. Lui era nero, 30 anni, distinto, il computer ancora chiuso sulle ginocchia in attesa di poterci lavorare durante il volo, il sorriso sereno e accogliente.
Finalmente arrivò l’hostess.
“Ci sono problemi, signora?”.
“Ovviamente. Mi è stato assegnato un posto che non gradisco. Esigo un cambio”.
L’hostess capì subito la situazione: non aveva bisogno di ulteriori argomenti, ma finse di non aver capito.
“Un cambio, signora? E perché?”
“Non ho nessuna intenzione di sedere accanto a persone che non gradisco. Ho dimenticato di dirlo all’accettazione perché non volo spesso, ma quando volo pretendo di essere trattata come una signora cui si deve rispetto.”
“Ci sono problemi, signora?”.
“Ovviamente. Mi è stato assegnato un posto che non gradisco. Esigo un cambio”.
L’hostess capì subito la situazione: non aveva bisogno di ulteriori argomenti, ma finse di non aver capito.
“Un cambio, signora? E perché?”
“Non ho nessuna intenzione di sedere accanto a persone che non gradisco. Ho dimenticato di dirlo all’accettazione perché non volo spesso, ma quando volo pretendo di essere trattata come una signora cui si deve rispetto.”
L’hostess dovette contenersi.
“Lei parla di rispetto, signora?”
“Certo. Ha qualcosa in contrario, per caso?”
“Lei parla di rispetto, signora?”
“Certo. Ha qualcosa in contrario, per caso?”
Il giovane nero non proferiva parola: manteneva il sorriso e attendeva, con curiosità, che la cosa si risolvesse. Del resto faceva intuire che non si meravigliava più di tanto: conosceva il mondo da trent’anni.
“Ora vedo cosa si può fare”, commentò l’hostess. E si allontanò verso la cabina del comandante.
Dopo due minuti, l’hostess tornò. Si rivolse alla signora bianca e al giovane nero insieme.
“Come prevedevo, non ci sono altri posti se non in prima classe. In via eccezionale possiamo procedere a uno spostamento: non è politica della compagnia pretendere che un passeggero faccia un viaggio sgradevole solo perché seduto accanto a una persona sgradevole”.
La signora rilassò il volto: ormai visibilmente soddisfatta. Si chinò per impugnare il trolley e seguire l’hostess verso il nuovo posto.
L’hostess, con la mano, le fece cenno di restare ferma in piedi. A scanso di equivoci, con l’altra mano mosse un dito che significava un no scritto nell’aria a tutte maiuscole.
L’hostess, con la mano, le fece cenno di restare ferma in piedi. A scanso di equivoci, con l’altra mano mosse un dito che significava un no scritto nell’aria a tutte maiuscole.
Poi, mostrando un sorriso raggiante, fissò negli occhi il giovane nero, che continuava a stare tranquillamente seduto al suo posto.
“Mi spiace disturbarla, signore, e le chiedo scusa a nome della compagnia. Ma se lo desidera, la accompagno volentieri nella poltrona di prima classe che, data la situazione, è suo diritto occupare”.
“Mi spiace disturbarla, signore, e le chiedo scusa a nome della compagnia. Ma se lo desidera, la accompagno volentieri nella poltrona di prima classe che, data la situazione, è suo diritto occupare”.
*** Massimo FERRARIO, La passeggera, per ‘Mixtura’ – Libera riscrittura di un breve racconto di autore ignoto.
In Mixtura ark #Favole&Racconti di M. Ferrario qui
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