giovedì 22 dicembre 2022

#FAVOLE & RACCONTI / L'insegnamento dello stregone (Massimo Ferrario)

Falce di Luna era giovane, bella e innamorata del marito. Lui aveva una decina di anni in più ed era rimasto vedovo da qualche mese: la moglie, morta all’improvviso per un male incurabile, gli aveva lasciato una splendida bambina di tre anni, che avevano chiamato Occhi Azzurri. Falce di Luna sarebbe stata la più felice delle donne se fosse riuscita a conquistare l’affetto della piccola. Ma Occhi Azzurri voleva la mamma e rifiutava ostinatamente Falce di Luna: ogni volta che lei si avvicinava, la bimba piangeva, scalciava, strillava.

Falce di Luna si rivolse allo Stregone, chiedendogli una pozione da far bere alla bambina perché accettasse il suo amore. Lo Stregone ascoltò con attenzione.

“Mia cara ragazza, il problema non è Occhi Azzurri: sei tu. Io ti aiuterò a trovare la magia per conquistare la bimba. Ma a una condizione.”
“Quale, Stregone? Farò qualunque cosa.”
“Devi portarmi tre peli dei baffi del Leone che abita la foresta.” 
“Tre peli dei baffi del Leone? Ma è impossibile, Stregone! Come potrò avvicinarmi? Mi divorerà appena mi vede”.

Lo Stregone restò impassibile.
“Io ho parlato, Falce di Luna. Decidi tu. Se vuoi la magia, questo è il compito”.

La donna se ne andò in lacrime e non dormì per tre notti. Voleva bene a Occhi Azzurri e avrebbe fatto qualunque cosa perché la piccola le mostrasse affetto: ma ciò che le chiedeva lo Stregone era un suicidio. 

All’alba del quarto giorno, mentre era seduta fuori dalla tenda a guardare il sole nascente, ebbe l’idea. E partì subito verso la foresta, portando sul capo una grande pentola piena di carne fresca. Giunta al limitare della foresta, pose la pentola a terra e se ne tornò al campo. Il giorno dopo fece lo stesso, spostando la pentola di almeno un miglio verso il punto in cui doveva essere la tana del Leone. Fece così ogni mattina: e ogni volta lasciava la pentola di carne più avanti. Il quinto giorno il Leone, che aveva sentito il profumo della carne sin dalla prima volta ma non aveva osato avvicinarsi, si decise: aveva raggiunto la pentola, l’aveva scoperta e aveva divorato in pochi bocconi tutto il contenuto. 

Trascorse un mese. Il trentunesimo giorno Falce di Luna era arrivata davanti alla tana: aveva depositato la pentola a terra, come sempre, ma per la prima volta non se n’era andata. Stava ritta in piedi, ferma: osservava il Leone senza mostrare paura. L’animale, guardandola, a passi lenti avanzò verso la pentola: la rovesciò e si avventò sulla carne. Poi, fissando Falce di Luna con sguardo che addirittura sembrava riconoscente, ritornò nella tana. 

Passò un’altra settimana. 
Ogni mattina il Leone trovava Falce di Luna e la sua carne davanti alla tana: mangiava mentre la ragazza lo fissava e addirittura gli parlava, sorridendogli.
Il giorno decisivo il Leone finì di mangiare e si leccò i baffi. Fu in quel momento che la ragazza si avvicinò e, sempre sorridendogli, riuscì a strappargli tre peli dei baffi. Il Leone probabilmente se ne accorse, ma lasciò fare. E fu a quel punto che Falce di Luna corse a perdifiato dallo Stregone, mostrandogli i tre peli che aveva appena conquistato. 

“Ecco, Stregone: ce l’ho fatta, ce l’ho fatta! Ho i tre peli dei baffi del Leone! Adesso puoi fare la magia perché Occhi Azzurri mi voglia bene.”
Lo Stregone non fu stupito: era sicuro che la ragazza avrebbe assolto il compito, tanto era l’amore che aveva per la piccola. 
“Mi chiedi la magia, Falce di Luna? L’hai appena fatta tu. Hai i tre peli dei baffi del Leone. Io non servo”.
“Come non servi, Stregone? Mi avevi fatto una promessa precisa: allora mi hai ingannata. Ho rischiato la vita per nulla: sei un impostore, Stregone”.

Lo Stregone attese che Falce di Luna esaurisse le sue lacrime e la sua rabbia.
“Non ti ho ingannato, Falce di Luna. Non ti posso fare la magia perché l’hai già fatta tu: hai fatto ciò che ritenevi impossibile e questo solo per amore di Occhi Azzurri. Se hai saputo rischiare la vita con il Leone della foresta, puoi fare lo stesso, senza rischiare la vita, con la piccola Occhi Azzurri. E’ semplice: hai mostrato pazienza e costanza, avvicinandoti progressivamente al Leone. Se hai conquistato l’amicizia del re delle belve, conquisterai pure l’affetto di Occhi Azzurri. Ricorda: piccoli passi continui e occhi caldi di chi ama. E ti farai amare.” 

*** Massimo FERRARIO, L’insegnamento dello stregone, per ‘Mixtura’ – Libera riscrittura di una antica favola, probabilmente etiope, diffusa in più siti online.

In Mixtura ark #Favole&Racconti di M. Ferrario qui

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