Il Grande Capo Alba Rossa e il Consiglio dei Saggi avevano deciso: i sette giovani indiani della tribù avrebbero dovuto trovare, rigorosamente nel tempo di una mattinata, la penna dell’Aquila Nera nascosta sulla montagna al di là del Lago d’Argento. Era la prova che quell’anno gli Anziani avevano individuato per segnare il passaggio allo stato di adulti dei sette giovani del campo. All’alba della mattina seguente i ragazzi sarebbero partiti con quattro canoe: avrebbero attraversato il lago e avrebbero perlustrato la montagna in lungo e in largo, seguendo i numerosi segnali disseminati nei boschi. La conquista della penna dell’Aquila Nera era indispensabile per essere ammessi tra i guerrieri della tribù.
I sette giovani, per l’eccitazione, non dormono la notte. E alla mattina sono pronti ai remi delle canoe.
Vede i ragazzi che stanno per avviare le canoe e li supplica: “Ragazzi, è il dio dei vecchi che vi manda. Ho bisogno del vostro aiuto. Ho cacciato tutto ieri e devo raggiungere il villaggio là a est, dall’altra parte del Lago d’Argento. A piedi dovrei fare ancora parecchie miglia, costeggiando il lago. Ma se qualcuno di voi mi desse un passaggio in canoa, eviterei il cammino di una giornata.”
I sette giovani si guardano in faccia. La loro educazione li ha abituati a rispettare gli anziani, ma accontentare Cavallo Zoppo significa ritardare la prova. E sanno che il Consiglio dei Saggi non ammette scuse: al culmine del sole i giovani dovevano presentarsi al campo con o senza la penna dell’Aquila Nera. Uno dopo l’altro, quindi, sia pure usando le parole più cortesi, rifiutano, spiegando che hanno un compito importante da assolvere: certo, anche loro dovevano attraversare il lago, ma il villaggio di Cavallo Zoppo non si trovava davanti a loro e la deviazione a est avrebbe impedito di portare a termine la prova nei tempi previsti.
Il vecchio indiano mostra delusione, ma non osa insistere e si incammina lentamente con il suo zaino, lungo il sentiero che costeggia il lago.
Nuvola Bianca però non è convinto della decisione dei compagni e decide di dissociarsi dal gruppo.
“Vieni, Cavallo Zoppo: ti porto io. I miei sei compagni hanno tre canoe, sufficienti per loro. Io, con la mia, allungherò la strada, ma la prova può attendere. Se non sarò io a trovare la penna dell’Aquila Nera, la troverà qualcun altro. Rispondere a chi ha bisogno è più importante”.
Il vecchio indiano sale sulla canoa di Nuvola Bianca e il ragazzo inizia a vogare con forza e regolarità, in direzione del villaggio di Cavallo Zoppo, che lo guardava di sottecchi, felice. Trascorrono almeno due ore, durante le quali più volte Nuvola Bianca, ripensando ai compagni che già avevano raggiunto il bosco e iniziavano la caccia alla penna dell’Aquila Nera, si chiedeva se davvero avesse fatto bene a soddisfare il bisogno del vecchio. Ma poi scrollava le spalle, cacciava i dubbi e riconfermava, tutto contento, la scelta.
La canoa arriva al villaggio di Cavallo Zoppo. Ed è qui che il vecchio, prima di scendere, chiede a Nuvola Bianca di aprire la mano: ha da consegnargli una cosa preziosa, con la quale avrebbe dovuto subito far ritorno al campo, presentandosi al Consiglio dei Saggi.
Nuvola Bianca si guarda il palmo della mano: e ovviamente vede la penna dell’Aquila Nera. Subito fissa in faccia Cavallo Zoppo, con gli occhi che sono insieme due punti interrogativi e due punti esclamativi.
“Ieri sera,” spiega il vecchio “Alba Rossa, il capo del tuo villaggio, mi ha chiesto se stamattina presto avrei potuto trovarmi sulla riva del Lago d’Argento per chiedere a voi sette di portarmi al mio campo sull’altra sponda. A chi l’avesse fatto, avrei dovuto consegnare la penna dell’Aquila Nera. Tutto qui”.
La sera davanti al Consiglio dei Saggi è festa grande.
Nuvola Bianca è pubblicamente elogiato: tutti applaudono.
“Meriti la penna d’oro – dice il grande Capo Alba Rossa - perché hai mostrato generosità. Era questa la vera prova e tu l’hai superata. Il guerriero sa combattere in battaglia, ma la battaglia più dura è quella che si vince con se stessi: quando si sa contenere il proprio io, che mira ad affermarsi sempre e comunque, e si sa privilegiare la solidarietà, la disponibilità all’aiuto e la benevolenza verso gli altri. Non sono parole: sono fatti. E tu questo hai fatto, Nuvola Bianca: benvenuto tra i guerrieri.”
*** Massimo FERRARIO, Benvenuto tra i guerrieri, per ‘Mixtura’ – Libera riscrittura di un breve racconto di autore ignoto.
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