Un allevatore di cammelli, che era molto pio, chiese e ottenne un appuntamento dal Grande Maestro Sufi, che gli disse di presentarsi da lui il giorno seguente all’alba.
Così avvenne: l’uomo fu puntuale, anche se non capì lo strano orario.
- Desidero diventare vostro allievo, Maestro. Mi chiamo Amir e sono il più rinomato allevatore di cammelli della città: li curo personalmente e non gli faccio mai mancare nulla. Passo la mia vita con loro. Ma tutti conoscono anche il mio spirito religioso. Se mi accogliete come allievo, imparerò ad essere ancora più fermo nella mia fede e a rendere grazie a Dio.
Il Maestro non rispose. Lo fece sedere in un angolo mentre continuava a svolgere le sue faccende nella stessa stanza.
Passò la mattina e il sole si levò alto nel cielo.
Solo allora l’allevatore, timidamente, tossicchiò, come per segnalare con educazione la sua presenza.
Il Maestro smise di consultare le sue carte.
- Dunque, Amir, siete qui da stamattina alle prime luci dell’alba. Immagino che i vostri cammelli vi attendano.
- Infatti, Maestro. Appena rientro li accudirò come ogni mattina.
Il Maestro lasciò trascorrere qualche secondo di silenzio, sospirando. Poi guardò negli occhi il cammelliere:
- Vi accetto, Amir, ma a una condizione. Che siate capace di individuare un vostro grave difetto e vi impegniate a liberarvene.
L’allevatore trascorse una settimana a pensare ad un possibile suo grave difetto, ma non arrivò a capo di nulla.
Tornò dal Maestro. Che, anche stavolta, lo ricevette all’alba e lo lasciò seduto in attesa per tutta la mattina.
Solo a mezzogiorno, il Maestro sollevò il capo dalla lettura dei libri sacri, uscì dal suo studio e si diresse da Amir che attendeva paziente su una sedia.
- Ma voi, la mattina, non avete impegni particolari da assolvere?
Il pio allevatore, mentre sgranava in silenzio il rosario, rispose con sicurezza.
- Certo. Ogni mattina devo fare molte cose. Ma ora la cosa più importante è stare qui con voi. E attendere la vostra risposta.
Il Maestro annuì e, senza proferire parola, rientrò nello studio, lasciando l’allevatore da solo per un’altra ora.
Soltanto alla una il Maestro decise di affrontare il cammelliere.
- Amir, siete qui dalle prime luci del giorno. Credo che forse ora dobbiate andarvene, se non volete far soffrire chi vi attende. Prima però immagino vogliate sapere se vi accolgo come allievo. Avete individuato il vostro difetto principale?
- No, Maestro. Anche per questo ho bisogno del vostro aiuto.
- Allora vi chiedo: qual è la prima cosa che fate ogni giorno quando vi svegliate?
Il pio allevatore aveva la risposta pronta.
- Sono il primo a entrare in moschea per pregare.
- E poi?
- Poi vado a riempire le vasche d'acqua per i cammelli: do loro da bere e mi preoccupo che abbiano da mangiare, li striglio, li lavo, controllo che stiano bene e se no intervengo con medicamenti e cure amorevoli.
Il Maestro sorrise.
- Ecco: è questo il vostro difetto grave. Prima dovreste pensare ai cammelli e solo dopo, quando loro sono accuditi e in pace, dovreste andare a pregare in moschea. Quando avrete capito cosa è la preghiera, vi rivedrò volentieri.
*** Massimo FERRARIO, Il pio allevatore di cammelli, per ‘Mixtura’. Libera riscrittura di un testo di spirito sufi di autore anonimo.
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