L’Imperatore si era svegliato urlando.
«Subito, subito, voglio qui l’Esperto di Sogni: ho bisogno di sapere».
Il primo cameriere passò l’ordine al secondo cameriere. Che corse a cercare l’Esperto in ogni stanza del grande palazzo.
Poiché non si sapeva dove fosse, l’Imperatore diede in escandescenze, minacciando tutti di morte.
Finalmente l’Esperto fu trovato e si precipitò al cospetto dell’Imperatore. Era giovane, di poche parole, abituato alla franchezza.
L’Imperatore appariva prostrato: divorato dall’angoscia.
- Un sogno terribile, ragazzo. Cercavo di mangiare e non ci riuscivo. Avevo perso tutti i denti. Cosa significa?
L’Esperto sospirò.
- Maestà, temo significhi molte disgrazie in arrivo. Ogni dente caduto è la morte di un familiare a voi caro.
L’Imperatore rimase attonito. Poi si riebbe. Urlò con tutto il fiato che riuscì a trovare.
- Non è possibile. Mi raccontate fandonie al solo fine di spaventarmi. Siete licenziato: non voglio più vedervi a corte.
Il Grande Maresciallo di Palazzo fu incaricato di cercare subito un secondo esperto.
Ma a Palazzo non c’era chi potesse sostituire il giovane appena licenziato.
- Fate sguinzagliare le guardie per tutto il regno. Vadano in ogni città e villaggio: chiedano e scovino. Entro domattina al massimo voglio qui da me chi è in grado di interpretare correttamente il mio sogno.
L’indomani mattina fu presentato all’Imperatore un vecchio: barba bianca e schiena curva, abitava a metà montagna, all’estremo confine del regno. Faceva vita solitaria, ma era conosciuto per la saggezza dei suoi consigli: spesso la gente saliva il sentiero sino alla sua capanna per avere suggerimenti su come risolvere problemi esistenziali.
L’Imperatore gli disse del sogno e il vecchio aprì il volto in un grande sorriso.
- Maestà, tranquillizzatevi. Il destino vi sarà favorevole: non so se vivrete a lungo. Ma comunque vivrete più a lungo di tutti i familiari a voi più cari.
Il volto dell’Imperatore si distese.
- Vecchio, meriti una ricompensa e ti concedo ciò che mai concedo ad alcuno. Di decidere tu stesso il tuo destino. Cento monete d’oro o l’assunzione a corte?
Il vecchio accennò un inchino.
- Grazie, Maestà. Ma credo che il mio destino sia segnato: amo la solitudine, l’aria che scende dalla montagna e la gente che ogni tanto mi fa domande cui cerco di rispondere.
All’uscita dalla stanza imperiale, il primo cameriere, che aveva assistito ai due incontri, riferì al vecchio quanto aveva detto all’Imperatore il giovane esperto che era stato licenziato.
- Né il giovane né tu gli avete detto cose diverse.
Il vecchio assunse un’aria sorniona.
- Le stesse cose si possono dire in modo diverso.
*** Massimo FERRARIO, In modo diverso, per ‘Mixtura’. Libera riscrittura di un testo di spirito orientale di autore anonimo.
In Mixtura ark #Favole&Racconti di M. Ferrario qui
Nessun commento:
Posta un commento