Silvio Berlusconi non mi sorprende: è capace di tutto, e l'ha dimostrato in tutta la sua vita, prima e dopo la sua entrata in politica.
Mi sorprende invece, procurandomi un disgusto indicibile, la reazione dei media. Se escludiamo il (solito) ‘Fatto Quotidiano’, stampa e tv, di fronte alla candidatura (possibile, se non probabile) di un 'delinquente' (tale definito in sentenza passata in giudicato) come il suddetto, quando non hanno manifestato accettazione di una simile ipotesi, giustificata come atto di una presunta 'pacificazione' tra gli italiani (e hanno usato questo termine senza pensare di cadere nel tragicamente comico), hanno prodotto, all'unisono, un silenzio assordante.
L'appello di Marco Travaglio al 'No al garante della prostituzione' ha superato 120mila firme in quattro giorni: anche per il fatto che nessuno ne ha dato notizia, è una reazione che dovrebbe consolare. Poi, però, ci ricordiamo che gli italiani anagraficamente adulti sono quasi 50 milioni. E non abbiamo bisogno di calcolatrice per capire che solo lo zero-virgola ha avuto un moto tale di indignazione da cliccare sull’appello online perché il Parlamento non voti un delinquente frodatore dello Stato come capo dello Stato.
Per carità, sia chiaro: non sto regalando a Berlusconi la quasi totalità degli italiani. Ovviamente, si può non concordare con l’iniziativa di Travaglio ed essere antiberlusconiani più di chi ha firmato.
Ma ci sono momenti in cui l’indifferenza è una colpa tanto grave, per le conseguenze che produce, da essere storicamente imperdonabile. E forse, da tempo, questi sono tempi in cui, soprattutto per chi non ha potere politico per agire sul piano strettamente politico, ‘posizionarsi’ con chiarezza, e pubblicamente, è già ‘fare politica’: incidere sui fatti, indicare una direzione.
Magari il suddetto figuro non salirà al Quirinale. Tuttavia, se conservassimo ancora un minimo di cervello, ma soprattutto di abito ‘civico-civile’ marchiato sulla pelle, dovremmo ammettere che è già incredibile che venga discussa questa possibilità.
E’ questo che dice tutto: dell’Italia e di noi italiani. L’astensionismo elettorale, ormai giunto sopra il 60%, non è un prodotto del caso. Come non è il risultato di un ‘destino cinico e baro’ la crescita del numero di chi, in quanto italiano, ogni giorno di più non si sente di condividere la sua identità di italiano con chi è nato e abita questo sciagurato paese.
Da Craxi in poi (Berlusconi, Renzi e la melma di oggi) se siamo quel che siamo lo siamo anche grazie a noi.
Fa male ricordarlo, ma ‘loro’ sono quel che sono anche perché ‘noi’ siamo quel che siamo.
*** Massimo Ferrario, Ipotesi Berlusconi candidato, siamo italiani, per ‘ContrAppunti’, n. 703, 4 dicembre 2021
Qui la firma all'appello di Marco Travaglio e 'il Fatto Quotidiano'
In Mixtura ark #Spilli di Massimo Ferrario qui
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