Ti rimando indietro
Ti metto in libertà, mia splendida e terribile
paura. Ti metto in libertà. Eri la mia amata
e odiata gemella, ma ora, non ti riconosco
come me stessa. Ti metto in libertà con tutto il
dolore che sentirei alla morte delle
mie figlie.
Tu non sei più il mio sangue.
Ti restituisco ai soldati bianchi
che hanno bruciato la mia casa, decapitato i miei figli,
violentato e sodomizzato i miei fratelli e sorelle.
Ti restituisco a coloro che hanno rubato il
cibo dai nostri piatti quando noi morivamo di fame.
Ti metto in libertà, paura, perché continui a tenere
queste scene davanti a me e io sono nata
con occhi che non possono mai chiudersi.
Ti metto in libertà, paura, così non puoi più
tenermi nuda e raggelata in inverno,
o farmi soffocare sotto le coperte in estate.
Ti metto in libertà
Ti metto in libertà
Ti metto in libertà
Ti metto in libertà
Non ho paura di provar rabbia.
Non ho paura di gioire.
Non ho paura di essere nera.
Non ho paura di essere bianca.
Non ho paura di aver fame.
Non ho paura di essere sazia
Non ho paura di essere odiata.
Non ho paura di essere amata.
di essere amata, di essere amata, paura.
Oh, mi hai strangolato, ma io ti ho dato il laccio.
Mi ha pugnalato nelle viscere, ma io ti ho dato il coltello.
Mi hai divorato, ma io mi sono sdraiata nel fuoco.
Hai preso mia madre e l’hai violentata,
ma ti ho dato il ferro rovente.
Riprendo me stessa, paura. Non sei più la mia ombra.
Non ti terrò tra le mie mani.
Non puoi vivere nei miei occhi, nelle mie orecchie, nella mia voce,
nel mio ventre, o nel mio cuore mio cuore
mio cuore mio cuore
Ma vieni qui, paura
Io sono viva e tu hai così paura
di morire.
*** Joy HARJO, 1951, poetessa indo-americana appartenente alla tribù creek, docente di scrittura creativa, Ti rimando indietro, da Laura Coltelli, a cura, Jo Hario, qui
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