Tuttora, resta ben saldo
l'ottuso mantra
perverso
della roccia come mito:
'tutti d’un pezzo', 'forti-e-duri', 'mi-spezzo-ma-non-mi-piego'.
Ma è un mito di cartapesta,
che titillando i muscoli
non sollecita il cervello:
rassicura
i sedicenti forti che spregiano l
a debolezza,
i presunti onnipotenti che negano
l'impotenza,
i seguaci della prima impressione che ignorano
l'essenza.
La ragione vera è che terrorizzano
la fluidità - incontenibile -
e la variabilità - sorprendente -
dell’acqua:
che si adatta e si trasforma,
e ghiaccia e evapora,
facendosi pioggia, nebbia, grandine, neve, ghiaccio,
ed è torrente, cascata, fiume, lago, stagno, mare, oceano.
Terrorizza la sua vera e irresistibile forza sommersa:
capace di sbriciolare qualunque roccia:
a ondate o goccia a goccia.
***Massimo Ferrario, L'acqua, rielaborazione di un testo del 2012, per 'Mixtura'
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