È passato un mese dalla morte di Pepe.
Ci ho pensato molto se raccontare o no i suoi ultimi momenti e oggi ho deciso di farlo.
Pepe era giovane, bello, pieno di vita; poi in pochi gironi un’ernia esplosa gli ha danneggiato la spina, lo ha paralizzato e il midollo è andato in necrosi progressiva. Quell’ultimo giorno era sul divano, adagiato su un cuscino e ben coperto. Ormai aveva sensibilità solo alla testa. Ero con lui perché attendevo di portarlo dal veterinario per farlo addormentare.
Nadine aveva espresso il desiderio di non vederlo morire. Infatti lo ha salutato per l’ultima volta – una scena che non scorderò mai: occhi che riversano amore in altri occhi – e poi è uscita.
È a quel punto, dopo aver detto addio alla padrona del suo cuore, che Pepe ha capito che poteva lasciarsi andare. Ha iniziato a respirare sempre più a fatica.
Drago, suo fratello – che fino a quel momento si era tenuto a distanza, nella sua cuccia, come se non volesse vederlo ridotto così – improvvisamente si è avvicinato, si è alzato sulle zampe posteriori, ha poggiato quelle anteriori sul divano e, guardando Pepe, ha emesso un unico, dolorosissimo, acuto, guaito. Poi, di corsa, è tornato a cuccia. In modo misterioso e animale aveva capito che eravamo alla fine.
Mi è venuto spontaneo prendere la testa di Pepe nelle mie mani e iniziare a cantare una specie di ninna nanna a parole mie; da fuori sarò sembrato un deficiente, ma tra me e Pepe ci siamo capiti. Infatti lui a poco a poco ha smesso di ansimare, ha piegato la testa di lato, come faceva sempre quando si accoccolava, e si è come addormentato, dolcemente e definitivamente, sulla mia mano. È morto in una posizione di una tenerezza e eleganza che non dimenticherò mai. Avrei voluto fargli una foto per quanto era bello e fiero. Prima di disfarmi per il dolore ho provato gratitudine per aver potuto assistere a una così degna fine di viaggio.
Come vorrei arrivare anche io così quando sarà il momento di smettere di pendolare. Magari con occhi che riversino amore nei miei occhi, con un guaito straziante e puntuale, e una ninna nanna ridicola cantata da qualcuno che mi tenga la testa mentre il fine corsa si avvicina. #diariopendolare
*** Bruno MASTROIANNI, filosofo, esperto di comunicazione, facebook, 19 dicembre 2019, qui
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