E quel bimbo sulla spiaggia
che corre senza più fiato in gola,
facendo piroette mentre regge l'aquilone:
gli occhi di desiderio incantati sui colori di fuoco
del dragone di carta che sbatte le ali
a conquistare l'azzurro.
E quel filo sottile che si impenna:
lungo, teso, scagliato in verticale contro il sole,
a combattere il vento e a tentare di sfuggire
la piccola mano che lo imprigiona.
E una mamma lì vicino che guarda apprensiva:
spera che quella corda non si spezzi,
ma ancor più prega che il bimbo resista ancorato a terra
e non voli via, strappato in alto dietro l'aquilone,
a prendersi tutto il cielo,
rapito dal suo sguardo ammaliato e trasognante.
*** Massimo Ferrario, Il filo dell'aquilone, per Mixtura
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