Da quando sono a Berlino non ho la televisione. E non ho i giornali, al mattino, che per abitudine in Italia leggevo di carta, più ancora che sulle rassegne digitali.
Certo, ci sono i social media, con tutti i miei contatti italiani. E i siti di informazione. Ma gran parte del dibattito politico interno sembra sempre arrivare di rimbalzo dalla tv e dalla carta stampata, contrariamente a quanto si pensi: e mi risulta incomprensibile o, quando è comprensibile, radicalmente insulso.
Per questo intervengo poco. Non è un modo di lavarsene le mani, di non partecipare. È solo che il distacco dai media tradizionali mi sta aiutando, paradossalmente, a concentrarmi su quello che conta, e lasciare il resto dove merita: nel dimenticatoio.
Il bello è che, passata l'aggressione violenta e ignorante della polemica quotidiana o della sensazione del momento, anche l'uso dei social media migliora di riflesso.
Pur essendo costantemente connesso e informandomi principalmente tramite i social media, ho più tempo per leggere, pensare, studiare, suonare: il tempo liberato dal ritornare l'inutile al posto dell'inutile.
Quando parliamo di ecologia dell'informazione, pensiamo sempre a tagliare il consumo di Facebook, mai dei telegiornali, dei talk show, dei retroscena che rimbalzano da pagina a sito a salotto tv.
Eppure è un silenzio meraviglioso, pieno di significati. Ve lo consiglio.
*** Fabio CHIUSI, giornalista, facebook, 16 ottobre 2019, qui
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