Il profumo era inconfondibile.
In cucina non c’era nessuno: tutti via per il fine settimana.
E sulla credenza un barattolo di formaggio grana grattugiato, per giunta con il coperchio dimenticato aperto, era una dolce attrazione cui nessun topo avrebbe saputo resistere.
Un piccolo salto e il paradiso era stato raggiunto: il topolino era riuscito a far cadere il piccolo coperchio e si era tuffato nel barattolo.
Subito aveva cominciato a divorare il formaggio, riempiendosi la bocca con una foga incontenibile e sminuzzando ogni bocconcino con i dentini che non si fermavano mai.
A fine giornata il topolino aveva la pancia piena e il livello di formaggio grattugiato nel vasetto era sceso di almeno un terzo.
Cosa poteva chiedere di più alla vita? Finalmente aveva smesso di dare la caccia ad ogni briciola di possibile cibo curiosando in ogni angolo della casa: quando arrivava al termine della giornata, sfinito, e in più con la pancia quasi sempre vuota. Ora aveva raggiunto la felicità: la fortuna di aver trovato il barattolo non gli sembrava vera.
Trascorse il fine settimana: chi abitava la casa non era rientrato e il godimento per il topolino poteva proseguire, indisturbato.
La sera del quarto giorno il topolino aveva divorato tutto il formaggio: il barattolo era vuoto e lui, finito sul fondo, si era addormentato, sazio e contento come mai era mai stato.
Sognò uno, dieci, cento barattoli di formaggio e lui dentro che vi nuotava, coprendosi tutto il corpo di formaggio come fosse l’acqua del mare, e mangiava mangiava mangiava, fino a fare indigestione.
Quando si risvegliò, tutto il formaggio sognato non c’era più: al suo posto, solo il vuoto del barattolo. Lassù, in alto, lontanissimo da lui, il coperchio semiaperto faceva intravvedere il soffitto bianco della cucina.
Mosse le zampette contro le pareti di vetro, in un impossibile tentativo di risalire il barattolo: fu in quel momento che si rese conto di essere finito in trappola.
Una prigione di vetro.
Ora sarebbe stato nelle mani della padrona di casa: una volta rientrata, lei che odiava i topi, l’avrebbe gettato sicuramente nell’immondizia.
Oppure poteva sperare nel buon cuore della sua bambina di cinque anni: lei invece amava gli animali, tanto che aveva convinto la mamma a comprarle un criceto, che passava la giornata a correre come un cretino sulla ruota in cambio di un po’ di cibo che ogni tanto si ricordavano di dargli.
Forse anche stavolta la bambina sarebbe riuscita a persuadere la mamma.
Oppure sarebbe riuscita a nasconderlo in cantina e, ogni tanto, quando non si fosse dimenticata, gli avrebbe gettato nel barattolo qualche cucchiaino di grana grattugiato.
Certo il topolino capì che comunque la sua vita non gli sarebbe più appartenuta: era alla mercé degli altri.
*** Massimo FERRARIO, Il topolino nel barattolo, libera riscrittura di un testo diffuso in rete. la cui fonte è dubbia: in alcuni casi compare di autore anonimo e in altri l’attribuzione è a Loredana Biffo, come in ‘Facebook’, 21 luglio 2021.
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