Il giovane discepolo si avvicinò con cautela e un filo di timore al vecchio monaco: Zhao Shi era impegnato nelle sue ore di silenzio e Li Ming sapeva che nessuno, durante questo esercizio, doveva disturbarlo. Il vecchio monaco non aveva un orario particolare in cui avrebbe smesso: la sua pratica poteva durare ore, ma anche giorni. Ma al giovane bastava farsi vedere, con discrezione e rispetto: Zhao Shi avrebbe capito e avrebbe trovato il modo e il tempo per decidere se e quando accogliere la sua richiesta.
Il discepolo guardò il monaco, esprimendo con gli occhi il suo desiderio di parlargli. E il monaco indicò il sole, ormai prossimo al tramonto. Allora si sarebbe reso disponibile. Il giovane chinò il capo in segno di obbedienza e ringraziamento: avrebbe atteso il compiersi della giornata.
Quando il sole calò dietro il muro del convento, lasciando campo alle prime ombre, il vecchio monaco si sedette sulla panca accanto al giovane.
- Volevi parlarmi, Li Ming. Ora posso ascoltare e dire.
Li Ming, che si sentiva sempre intimidito quando osava interloquire con un monaco dalla saggezza riconosciuta di Zhao Shi, si fece coraggio.
- Da tanto volevo chiedervelo, Zhao Shi. Voi passate quasi tutto il giorno in silenzio. Talvolta non parlate per settimane. Perché fate questo? Cosa vi dà il silenzio?
Il vecchio monaco fece cenno al giovane di seguirlo. Si avvicinò al pozzo, situato nell'angolo più lontano del convento: dove ancora, per poco, arrivavano gli ultimi raggi del sole. Calò un secchio. Lo riempì d'acqua e girò subito la carrucola per farlo risalire. L'acqua, mentre veniva riportata su dal secchio, traboccava dai lati e un po' ricadeva sul fondo, producendo un piacevole suono cristallino, come una cascata di montagna. Il vecchio monaco depose il secchio accanto a due brocche: le avrebbe riempite più tardi per la prossima cena con i confratelli.
Zhao Shi si rivolse al giovane.
- Affacciati. Guarda giù nel pozzo. Cosa vedi?
Li Ming obbedì. Si protese fino a rischiare quasi di caderci dentro. Uno spicchio di sole, debole ma ancora utile per la luce che diffondeva, accarezzava il pozzo.
- Non vedo niente.
- Perfetto - commentò il vecchio monaco. - Ora attendi un minuto.
Il giovane discepolo lasciò passare il minuto, poi guardò il vecchio monaco per attendere istruzioni.
- E adesso?
- Riaffacciati. E urla con quanto più fiato possibile in direzione del fondo.
Il giovane emise tre urli, mentre continuava a guardare il fondo del pozzo.
- Cosa vedi, adesso? - chiese il vecchio monaco.
Li Min strizzava gli occhi per cercare di osservare tutto l'osservabile.
- L'acqua è mossa, Zhao Shi. Meno mossa di prima, dopo che avete tirato su il secchio, ma ci sono piccole onde che percorrono il fondo del pozzo. Non vedo altro.
Zhao Shi sorrise.
- Certo. L'acqua è agitata: meno di prima, ma ancora troppo. Sono le onde causate dalle tue urla. Adesso rialzati e attendi ancora un minuto. Poi riaffacciati e osserva bene.
Il giovane attese. Poi si riaffacciò.
Li Ming non dovette sforzarsi: laggiù in fondo vedeva, precisa e nitida, l'immagine del suo volto riflesso nell'acqua.
Mentre ancora era intento a guardare il suo viso, come in uno specchio, sentì il vecchio che commentava.
- Credo di averti risposto, Li Ming: cosa hai imparato da queste tre volte in cui ti sei affacciato al pozzo?
Il giovane non ebbe difficoltà a rispondere.
- Ci vogliono tempo, pazienza e silenzio per vedere sé stessi. Perché bisogna aspettare che l'acqua, la vita in cui siamo, smetta di essere agitata. Il silenzio è tranquillità: la induce e la produce. Ed è nella tranquillità che ognuno, se vuole e sa 'affacciarsi', vede se stesso. Ti sono grato, Zhao Shi.
***
Massimo FERRARIO, Il pozzo del silenzio, libera riscrittura di un
testo diffuso via internet in più siti e attribuito ad autori diversi,
‘Mixtura’ (masferrario.blogspot.com), ‘Favole&Racconti’, 24 agosto 2022
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