L’imparaticcio. Così si chiamava il ricamo impreciso delle bambine che sarebbero poi diventare ricamatrici di corredi. Le donne anziane, esperte, davano loro una tela di poco valore su cui ricamare imparando. Quella tela di poco valore rimaneva nei cassetti, veniva tirata fuori anni dopo, quando la perfezione dei punti era ormai sotto le dita e si poteva guardare con superiorità quelli orditi bambini e imprecisi. Nessuno avrebbe mai dato loro tessuti preziosi per fare imparaticci. Nessuno lo avrebbe mai chiamato ricamo zero. Nessuno avrebbe mai avuto l’impudenza di pensare che basta un filo, un ago, una tela e uno vale uno. Nessuno avrebbe mai avuto la sfrontatezza di chiamare l’imparaticcio mandato zero. Nessuna di quelle bambine avrebbe fatto i capricci per ricamare subito città, parlamenti, governi.
Nessuno avrebbe mai considerato un valore fare l’imparaticcio e poi cambiare mestiere. Nessuno mai si sarebbe inventato fregnacce per giustificare punti imprecisi e mancanza di talento.
Ps. Nei mercatini dell’usato (quelli che le imparaticce mandano in periferia perché puzzano) è pieno di banchi con teli di poco valore pieni di punti bambini. Venduti a poco, per svuotare i cassetti delle nonne. Dietro quei punti c’e l’umiltà e la dignità di chi sapeva imparare senza arroganza.
*** Ilda CURTI, Del mandato zero e l'imparaticcio, facebook, 23 luglio 2019, qui
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