camminavo luce e buio avanti e indietro
suole, scarpe, un orologio
poco altro, quasi niente.
Sul muro resta da quel giorno la tua ombra
la ripasso ogni tanto con il gesso
sul muro come una lavagna.
Ma ogni tanto
neanche troppo spesso
perché a cancellare sono lento
e alla sera non di rado
piove.
Il cielo solo a volte
resta terso
tutto scorre lentamente.
Tu non assomigli a un cesto
di ciliegie
a un geranio
sopra un balcone
indifferente.
Poche cose restano importanti
le vite hanno una memoria
i giorni invece
una folgorazione.
*** Massimo SALVADORI, poeta e insegnante, La dolcezza provvisoria, 'La Rivista Intelligente', 2 luglio 2019, qui
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