martedì 15 gennaio 2019

#SPILLI / A proposito di Battisti & dintorni (Massimo Ferrario)

Solo qualche appunto sulla cattura e sul rientro in Italia di Cesare Battisti.

(1) - Salvini ha ringraziato con entusiasmo il suo compare di ideologia Bolsonaro. Ma è il presidente boliviano Morales che ha espulso Battisti: il fascista, infatti, se l'era lasciato sfuggire e un socialista ce l'ha rimandato indietro. 

(2) - Tutto è avvenuto con il contributo attivo e determinante di polizie internazionali (brasiliana, boliviana, italiana): i vertici politici, come sempre, parlano; le basi operative, appunto, operano. Poi i vertici tornano in campo: per prendersi il merito dei risultati, quando ci sono.

Per la verità Salvini, a differenza di un un mese fa, quando era stato accusato dal procuratore  di Torino Armando Spataro di aver rivelato in anticipo un'azione di polizia impedendo di fatto la cattura di sei latitanti, è riuscito a non parlare fino a compimento dell'operazione. Un po' perché anche lui impara e un po' perché glielo impediva la bocca sempre piena, indaffarato a farsi tweet e selfie quotidiani con la Nutella e la pasta (firmata) al ragù (firmato). 

Tuttavia si è abbondantemente rifatto del digiuno verbale a risultato conseguito: sia subito dopo l'arresto in Bolivia di Battisti, quando si credeva che fosse Bolsonaro a doverci restituire l'assassino (e non importa se gli scambi di frasi affettuose fra i due sono poi risultati un po' fuori centro, quando è entrato in gioco Morales), che dopo il suo arrivo in Italia. Quando si è fiondato a Ciampino, vestito come sempre (illegalmente) da poliziotto, con il collega Bonafede, per prendersi il merito dell'operazione, con un'esibizione trionfalistica in video-diretta che ha 'sparato' parole volgari, grevi  e incivili ('marcire in galera per tutta la vita'), forse non perfettamente in linea con lo spirito del nostro dettato costituzionale. Ma queste, ovviamente, sono quisquilie, buone per chi crede ancora che Costituzione, rispetto, civiltà non siano forma vuota, ma sostanza da preservare e da affermare, senza alcuna eccezione, nei confronti di tutti. 

(3) - Sicuramente qualcuno si è dimenticato che ogni assassino, anche il peggiore (e con Battisti la magistratura ha detto la parola definitiva), resta una 'persona' e che democrazia è tale anche perché non rimuove, nel linguaggio e nei comportamenti, il rispetto che si deve a ogni essere umano, per quanto giudicato responsabile di più omicidi. Si tratta di una 'dimenticanza' a mio avviso imperdonabile, soprattutto quando le parole, di svilimento e di disprezzo, sono pronunciate in contesti pubblici da alti livelli istituzionali e non da avventori al bar che gareggiano nell'urlare con orgoglio il loro 'cattivismo' incontenibile o da frequentatori compulsivi di social, monotamente bloccati nella modalità 'spargi-odio'.

(4) - Ora che è stata data giusta, benché tardiva, applicazione a una sentenza della magistratura e Battisti, mentre scendeva la scaletta dell'aereo dalla Bolivia, è stato definito da Salvini, dal tavolino a bordo pista allestito scenograficamente a Ciampino, 'infame, vigliacco, delinquente, assassino-comunista', dovremmo aspettarci epiteti analoghi per i fascisti del passato e del presente. 
In fondo anche Mussolini, se non fosse un po' riduttivo per il ruolo ducesco da lui avuto, potrebbe ambire ad essere qualificato 'assassino-fascista'.
Naturalmente non avverrà: per Mussolini perché, come è noto, permane la convinzione che 'abbia fatto anche molte cose buone' e per i suoi seguaci del nuovo millennio perché (dicono) sono ininfluenti e il fascismo appartiene al secolo scorso.

*** Massimo FERRARIO, A proposito di Battisti & dintorni, per Mixtura


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