La fila è lunga e si ingrossa sempre più. Ma tutti, disciplinati e impauriti, attendono in silenzio il loro turno.
Attorno, piccoli diavoli, di color rosso incandescente, controllano con i forconi: ogni tanto, una scudisciata a caso.
“Tanto”, grida il Capo Demonio, tra una bestemmia e l’altra, “ogni violenza è ben data e nessuno è innocente”.
Fa un caldo infernale. Ma è logico: è appunto l’inferno. L’anticamera, per l’esattezza. Il punto in cui viene decisa la pena: perché l’inferno non è tutto uguale e anche i tormenti, comunque tutti terribili e insopportabili, possono essere, nella loro fissità eterna, più o meno dolorosi, continui, estenuanti. Dipende dal comportamento tenuto in vita: che viene passato al setaccio dal Capo Diavolo, su un librone che registra ogni peccato prima dell’assegnazione alla postazione ritenuta più ‘giusta’.
Ad un certo punto, il silenzio è rotto dalla protesta lamentosa di un nuovo arrivato, che viene spintonato e messo in riga da uno dei tanti diavoli vigilanti.
Interviene subito il Capo Demonio, con una sferza impietosa che getta per terra il malcapitato e lo fa rotolare per decine di metri lungo la fila: per terra, accanto ai compagni, che si ritraggono, atterriti, e si abbracciano per farsi coraggio.
L’urlo, sovrumano, è seguito da una maledizione.
- Che hai da lamentarti, piccola nullità dell’universo? Non hai ancora capito che sei diventato un pulviscolo di materia solo buona per alimentare l’inferno?
- E’ un errore, sono innocente. Io non ho fatto nulla, c’è uno sbaglio, vi prego, aiutatemi.
Il Capo Demonio si fa dire il nome e sfoglia le pagine del librone: può capitare l’errore e lui è lì anche per assicurare che sia fatta giustizia.
In effetti il dannato appena giunto, almeno stando all’elenco riportato nelle pagine, non sembra sia un dannato. Ma forse le registrazioni sono in ritardo: anche i diavoletti insipidi, di color grigio tetro, che stanno sempre a digitare sui computer degli uffici non riescono a tener dietro agli arrivi.
Il Capo Demonio decide di procedere ad un veloce interrogatorio.
- Vediamo: dimmi le tue ragioni. Davvero sostieni di non aver fatto nulla di male?
- Nulla, assolutamente nulla, signor Capo Demonio. Eppure, giù in terra, mi è capitato di vivere in mezzo all’inferno. Ho visto ogni possibile violenza: ho partecipato a guerre, ho assistito a omicidi e massacri, ho conosciuto assassini, ladri, truffatori. Ho vissuto in mezzo a gente losca, capace di ogni turpitudine: dittatori, torturatori, uomini che stupravano ragazzine. Ma io nulla: sempre pulito, irreprensibile, neppure un piccolo peccato.
- Mi stai dicendo che hai visto tutto il male possibile e tu sei stato sempre un angioletto.
- Infatti. Non ho le ali, ma potrei averle. Ho visto altri praticare ogni male, ma io mi sono sempre tenuto in disparte.
Il Capo Diavolo ne ha abbastanza: chiama un assistente e gli si rivolge in modo perentorio.
- Ok, ultimo piano girone A. Nella parte in ristrutturazione, che stiamo allargando per i troppi arrivi quotidiani. E’ la zona più infernale dell’inferno. E tra le postazioni ancora libere scegli la peggiore, mi raccomando. Quella dedicata a chi vede il male e non fa nulla di male se non guardarlo senza intervenire: sono i peggiori, quelli che si credono innocenti.
*** Massimo FERRARIO, L’inferno più infernale, per ‘Mixtura’, 19 luglio 2023 – Libera riscrittura di un breve racconto di autore ignoto.
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