Gli ho chiesto di quei tempi,
quando ancora eravamo così giovani,
ingenui, impetuosi, sciocchi, sprovveduti.
È rimasto qualcosa, tranne la giovinezza
- mi ha risposto.
Gli ho chiesto se sa ancora di sicuro
cosa è bene e male per il genere umano.
È la più mortifera di tutte le illusioni
- mi ha risposto.
Gli ho chiesto del futuro,
se ancora lo vede luminoso.
Ho letto troppi libri di storia
- mi ha risposto.
Gli ho chiesto della foto,
quella in cornice sulla scrivania.
Erano, sono stati. Fratello, cugino, cognata,
moglie, figlioletta sulle sue ginocchia,
gatto in braccio alla figlioletta,
e il ciliegio in fiore, e sopra quel ciliegio
un uccello non identificato in volo
- mi ha risposto.
Gli ho chiesto se gli capita di essere felice.
Lavoro
- mi ha risposto.
Gli ho chiesto degli amici, se ne ha ancora.
Alcuni miei ex assistenti,
che ormai hanno anche loro ex assistenti,
la signora Ludmilla, che governa la casa,
qualcuno molto intimo, ma all'estero,
due signore della biblioteca, entrambe sorridenti,
il piccolo Jas che abita di fronte e Marco Aurelio
- mi ha risposto.
Gli ho chiesto della salute e del suo morale.
Mi vietano caffè, vodka e sigarette,
di portare oggetti e ricordi pesanti.
Devo far finta di non aver sentito
- mi ha risposto.
Gli ho chiesto del giardino e della sua panchina.
Quando la sera è tersa, osservo il cielo.
Non finisco mai di stupirmi,
tanti punti di vista ci sono lassù
- mi ha risposto.
*** Wislawa SZYMBORSKA, 1923-2012, poetessa e saggista polacca, premio Nobel per la Letteratura nel 1996, Il vecchio professore, da W. Szymborska, Due punti, Adelphi 2007, traduzione di Pietro Marchesani
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