Chiunque ha diritto di dissentire. Chiunque ha diritto di dire che non gli piace una vignetta. Anche chi fa parte di quel Potere che è oggetto di satira. Ma nessuno, e men che meno chi è e rappresenta il Potere, ha il diritto di attaccare la satira, uccidendone la carica canzonatrice, caricaturale e surrealmente sovversiva che ne costituisce lo spirito essenziale e senza il quale la satira non c'è più. Chi ha Potere e lo rappresenta, se lo fa, mette in atto un’azione censoria e intimidatrice, ancor più se accompagnata da un attacco diretto al vignettista e al giornale che ha pubblicato la vignetta.
Questi assunti dovrebbero costituire i fondamentali intangibili di una democrazia. Di una democrazia che voglia essere tale nella sostanza e non solo nella forma. Altrimenti siamo in una 'democratura'.
Opporsi a tutto ciò è scegliere di non essere né Polonia, né Ungheria, né Russia.
E’ logico che tutto questo non sia chiaro alla destra, specie se (post)fascista – oppure, proprio per questo, sia chiarissimo: ed è infatti ciò che con determinazione questa destra persegue.
Meno logico, ma purtroppo sempre più miserevolmente logico, è che la sinistra non lo capisca.
Anche questo è un segnale di quanto la destra sia viva e vegeta e la sinistra sia moribonda.
*** Massimo Ferrario, Satira, democrazia non è democratura, ‘Mixtura’, 21 aprile 2023
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