domenica 23 aprile 2023

#SPILLI / Elly Schlein, un film che promette male (Massimo Ferrario)

Quando torneremo a parlare 'parole piene', cominceremo finalmente a creare le condizioni per fare quel cambiamento che è 'parola vuota' da decenni. 

Intanto, per non prenderci per i fondelli, basterebbe imitare l'onestà intellettuale di Margaret Thatcher e ripetere il suo 'tina' (there is no alternative: non c'è alternativa). Una lettura della realtà fastidiosa finché vogliamo, ma che almeno non inganna: niente strane aspettative, la realtà è questa, tenetevela. 

Non basta che una neo-leader di una sinistra-che-continua-a-non-esserci giustifichi la sua incoerenza rispetto alle promesse di cambiamento fatte durante tutta l'intera sua vita di impegno politico adducendo l'argomento che sono state ereditate scelte di altri: come la guerra in Ucraina e il termovalorizzatore di Roma. Le scelte ereditate diventano nostre. A meno che le rifiutiamo. Cambiandole. 

E' tanto ovvio e logico che stupisce che non venga capito. E poiché, anche nel caso specifico, come in molti altri, l'intelligenza logica in certi personaggi pubblici non difetta, allora la deduzione è che viene perfettamente capito.

Ma se viene capito, c'è una conseguenza altrettanto ovvia e logica: anche la neo-leader è entrata a buon diritto nella onnipresente categoria dei ciarlatani. Di coloro che, etimologicamente, 'ciarlano-ciarlano' senza mai dare importanza a quel che dicono. Rendendo tutto vano e futile: provvisorio, vuoto, contingente. Oggi così, domani chissà: il tempo, il contesto, le forze in campo, insomma tutto buono per gettare via le parole di ieri 

Ieri Elly Schlein stigmatizzava, con giusto cipiglio e dito indice puntato, chi si comportava da ciarlatano; oggi, sempre lei, è sul palco con loro. E ha deciso di concorrere al campionato di chi più e meglio e più velocemente tradisce gli impegni assunti con chi l'ha fatta salire sul palco.

Si potrebbe dire: il film è agli inizi. Vero. Ma anche gli inizi condizionano il futuro. E finora i fotogrammi - soprattutto sulla questione sempre più tragica della guerra - fanno pensare che la pellicola non verrà rotta tanto facilmente. 

Si obietta che l'apparato di un partito, peraltro mai diventato un mix culturale capace di una visione comune, offre muri di resistenza di cemento armato. Ma questo non era un segreto per nessuno e se non si ha la forza e il coraggio di rompere con il passato, anche rischiando una profonda disunità iniziale dentro una comunità che non è mai stata comune, non si ciancia di rivoluzione e di rinascita. Invece è stato fatto. E adesso quelle parole si rivelano ciò che erano. 
Ciance.

*** Massimo Ferrario, Elly Schlein, un film che promette male, per 'Mixtura'


In Mixtura ark #Spilli di Massimo Ferrario qui

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