Negli anni ‘30 e ‘40 del Novecento molte ragazze ferraresi della piccola e media borghesia si mantenevano agli studi partecipando alla raccolta delle barbabietole e delle pesche: due mesi di duro lavoro nei campi, a fianco delle contadine, pagavano l’iscrizione alle università emiliane o venete (Padova anzitutto).
Ciò valeva anche per le giovani antifasciste della ‘congiura della maestra Costa’, che mobilitò un centinaio di operai, contadini, artigiani, impiegati, insegnanti, intellettuali (incluso il futuro scrittore Giorgio Bassani).
Dall’inizio della guerra di Mussolini una delle attività consisteva nell’inserimento nelle cassette di frutta destinate all’esportazione di bigliettini (manoscritti in italiano, francese, inglese) volti a informare circa l’esistenza di gruppi ostili al regime, il clima politico interno, gli spostamenti di truppe, talune richieste d’aiuto.
Si trattava dell’equivalente di migliaia di messaggi in bottiglia gettati nel vasto oceano dell’Europa in battaglia. La speranza di un ascolto utile era quasi nulla: ma la speranza era la cifra stilistica della resistenza già nel 1941 e nel 1942, prima della caduta del Duce.
Poi il gruppo fu arrestato dall’Ovra e liberato il 28 luglio del ‘43.
Un salto nel tempo: nel giugno del 1944 Roma fu liberata dagli anglo-americani, che avviarono una sistematica ricerca dei nuclei della Resistenza armata in montagna e nelle città del nord, per favorire il coordinamento tra i partigiani in armi e le truppe alleate dirette alla pianura padana.
Uno dei ‘target’ fu l’irreperibile gruppo denominato dagli inglesi "Ferrara peaches", ritenuto composto da migliaia di antifascisti: almeno una delle cassette di pesche era finito in buone mani e aveva suscitato attenzione e speranze.
Speranze color di pesca, le ultime a morire, la base di ogni opposizione gravida di futuro malgrado tutto.
[ P.S. - Mia madre, Matilde Bassani, era una delle ragazze delle pesche. È stata un anno in carcere coi congiurati della maestra Costa. Ha fatto a Roma la partigiana in armi, ferita dalle SS. Ha visto il suo primo amore, come lei resistente, preso dalla brigate nere e poi massacrato alle Fosse Ardeatine. È stata decorata di medaglia d’oro dal governo inglese per il suo impegno nella liberazione , prima con le pesche e poi col mitra. ]
*** ENRICO FINZI, 1946, scrittore, saggista, giornalista, Le pesche della speranza, ‘Narratur-in1pagina', n. 152, 3 aprile 2023 (si tratta di comunicazione quinque-settimanale a cura di Massimo Ferrario, riservata a un gruppo di amici e inviata via-email).
Enrico Finzi, dopo una intera vita professionale trascorsa a realizzare ricerche sociali e di mercato (Intermatrix e Astraricerche), ha fondato e dirige Sòno, oggi associazione aps che aiuta ad accrescere l’autorealizzazione personale attraverso il metodo del Narrative Mirror (Racconti di sé, ecomunicare edizioni, 2019). Ha pubblicato saggi sulla felicità ed è coautore, con Virginio Colmegna e Chiara Francesca Lacchini, di Una vocazione controcorrente. Dialogo sulla spiritualità e sulla dignità degli ultimi, Il Saggiatore, 2019. Nel dicembre 2022 è stata diffusa la ricerca demoscopica, promossa da Sòno e realizzata da Astraricerche, Gli italiani, la felicità, il disagio esistenziale.
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