Erano in giardino: una dolce giornata autunnale. Il nonno leggeva, il nipote lo guardava con ammirazione.
- Ti invidio, nonno.
- Mi invidi? E perché?
- Perché, con tutti i libri che hai letto, continui ancora a leggere.
- E perché non dovrei farlo?
- Perché io, che di libri ne ho letti infinitamente meno di te, li ho dimenticati tutti. Almeno per me è impossibile ricordarne il contenuto. Tu come fai?
Il nonno si guardò in giro. Vide un setaccio, sporco e arrugginito, abbandonato sotto un albero. Lo indicò al nipote.
- Mi prendi un po' d'acqua alla pompa?
- Con quel setaccio, nonno? Vado a prenderti un bicchiere.
- No, figliolo, se mi vuoi fare un piacere, usa quel setaccio. Vai alla pompa, lo riempi d'acqua e poi torni da me.
- Nonno, ma hai visto lo stato di quel setaccio? E' ancora più bucato di quando era nuovo: non è in grado di trattenere neppure una goccia d'acqua.
- E allora, lascia stare. Ne farò a meno.
Il giovane era sbalordito: era la prima volta che il nonno sembrava non ragionare. Eppure, per l'affetto forte e sincero che provava per lui, si alzò, prese il setaccio e andò alla pompa. Lavò e rilavò il setaccio, che divenne pulito come da anni non era mai stato. Poi, quando tentò di riempirlo d'acqua, ovviamente ebbe la conferma che l'acqua se ne andava: magari non subito, perché il setaccio aveva buchi molto piccoli, ma appena lui provava a muovere qualche passo per portare dal nonno quel po' d'acqua che era riuscito a fargli restare dentro, ecco che il setaccio si svuotava completamente.
Il giovane tornò dal nonno, che aveva ripreso a leggere.
- Ecco il setaccio, nonno. Ho fatto quello che mi hai chiesto. Ma di acqua, come vedi, non ce n'è: il setaccio è asciutto.
Il nonno alzò gli occhi dal libro.
- Già: il setaccio ha trattenuto solo qualche goccia d'acqua. Ma manca poco che brilli tutto: evidentemente l'hai passato e ripassato ben bene sotto la pompa. L'acqua lo ha lavato: certo, la ruggine è rimasta, ma tutto lo sporco dovuto alle incrostazioni di anni se n'è andato.
- Ma tu volevi bere, nonno.
- No, per la verità volevo solo rispondere alla tua obiezione, implicita nella domanda che mi hai rivolto, sull'utilità del leggere. Tu come fai, mi hai chiesto, a ricordare tutto? Ovviamente, nessuno ricorda tutto. Magari io sono un po' più allenato: a furia di leggere, anche la memoria si rinforza. Ma nella sostanza in me avviene quello che avviene in tutti. Quando leggiamo un libro è come se fossimo questo setaccio e i libri sono come l'acqua. Mentre li leggiamo, loro scorrono in noi e ci 'puliscono': alimentano e rinfrescano la nostra anima. La rendono lucente. E anche più salda e più forte. Non importa se del loro contenuto alla fine resta solo qualche piccola cosa: come le goccioline rimaste attaccate al setaccio. Ciò che conta è il processo che l'acqua ha favorito: mentre ci regalava idee, storie, conoscenze, emozioni, sentimenti. Naturalmente non c'è solo la lettura che ci dona tutto questo. Ma la lettura è un fattore fondamentale: oltre a donarci un godimento immediato, ci lascia più lindi 'dentro'. E poi tieni conto che quel setaccio è arrugginito perché non usato da anni e quindi l'acqua non elimina la ruggine. Ma se usiamo il setaccio con assiduità, evitiamo pure la ruggine.
*** Massimo Ferrario, Il setaccio e la lettura, per 'Mixtura', libera riscrittura di un noto racconto di ispirazione zen, di autore anonimo e diffuso in diversi siti internet.
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