«Rifornire di armi l’Ucraina è come dare l’euro del carrello al ragazzo immigrato davanti all’entrata del supermercato perché non ci rompa più i coglioni.
Un modo semplice di lavarsi la coscienza.
Ma se nel caso del ragazzo, pur non risolvendo le cose, non le aggrava nemmeno, quelle armi manderanno invece a morire anche chi non avrebbe nessuna intenzione di farlo, vista la disparità enorme delle forze in campo.
Un massacro annunciato.In un caso come questo, se si vuol essere solidali con un popolo ci si schiera ac-canto a lui, sul campo, con l’elmetto e gli anfibi, e quelle armi le usiamo invece di spedirle per posta a chi non sa nemmeno come funzionano. Opzione puramente teorica, vista la situazione.Oppure, ed è la risposta esatta, si tratta la resa e si attivano le diplomazie perché questa sia dignitosa, e poi ci si mette attorno a qualche cazzo di tavolo a discutere seriamente, e non solo a ingozzarsi di pasticcini.
L’escalation militare, visti i livelli di pazzia in campo, potrà solo causare quella catastrofe che continuiamo a evocare ma che in realtà non immaginiamo nemmeno. Mandiamogli aiuti, medicine, cibo, le piazze piene, ma rifornirli di armi, oltre che a farli ammazzare, serve solo a non affrontare il problema vero e magari a farci credere di non essere in guerra anche noi.L’ennesima dimostrazione della nostra pavida ipocrisia.» (Orso Grigio, ‘Facebook’, 1 marzo 2022, qui)
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L’autore del post qui sopra, che si firma con il soprannome di Orso Grigio, è sconosciuto ai più; ma è molto noto su ‘Facebook’, oltre che per essere il padre di Andrea Scanzi, il giornalista di ‘il Fatto Quotidiano’ onnipresente su stampa, social, libri e spettacoli teatrali, anche per i suoi frequenti interventi in politica italiana: a mio parere sempre lucidi, netti, solitariamente schierati e intelligentemente provocatori, pure quando (soprattutto quando) suscitano dissenso nel ‘pensiero mainstream’.
Siamo in una situazione di una complessità inaudita: la minaccia di guerra atomica ci ha spalancato davanti un inaspettato e incredibile potenziale abisso planetario. Nessuno ha risposte sicure sul che fare. E questo dovrebbe suggerirci cautela nel prescrivere soluzioni. Ma, pur con quest’avvertenza, anch’io, nel mio essere nessuno, penso che l’invio di armi all’Ucraina possa solo salvare la coscienza a noi occidentali e allungare i tempi del tragico suicidio collettivo di questo popolo. Russia e Ucraina non sono infatti in una situazione di equilibrio di forze tale da far dubitare dell’esito finale: la strapotenza militare della Russia ha già deciso il finale. Certo, non basta vincere un Paese. Poi, bisogna occuparlo e riuscire a governarlo, evitando la guerriglia dei civili che faranno di tutto per sottrarsi all’invasione.
Per questo, la guerra, sul campo e ‘dopo’, sarà comunque lunga e la strage infinita. Ma anche per questo, senza illusioni da ‘belle anime’ pacifiste, l’unica strada è il negoziato: accompagnato dalla pressione dura e incessante su Putin da parte di tutto l’Occidente, con il ricorso ad ogni possibile sanzione economico-finanziaria, che metta all’angolo lui e l’intero Paese.
Non sono un esperto di monete, men che meno di rubli, ma mi pare ovvio che solo un tracollo di economia e finanza in Russia può innescare quell’onda di ribellione sociale (certo di élite oligarchica, forse anche di popolo), capace di produrre il colpo di mano che salvi il mondo.
Dopo di che, sempre per essere pessimisti (realisti?), la storia insegna che non c’è mai limite al peggio.
E questo, ahimè, può valere anche per il dopo-Putin. Ma almeno sarà un’altra storia. E si spera che in quest’altra storia anche noi Occidente, avendo capito le cazzate di politica internazionale sin qui bellamente prodotte (ma per ora assolutamente non consapevolizzate), siamo finalmente capaci di costruire una storia diversa da quella sin qui orgogliosamente agìta.
*** Massimo Ferrario, La nostra coscienza e il suicidio ucraino, per 'Mixtura'
In Mixtura ark #Spilli di Massimo Ferrario qui
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