Un giorno – me lo ricordo con precisione, era una mattina di aprile, il quattordici aprile, domenica – ero seduta sotto il portico, ai margini del giardino in cui nei cespugli di euforbie facevano timidamente capolino i primi fiori gialli. Leggevo un libro, quando sentii che mi stava succedendo qualcosa. Prendimi pure in giro, se vuoi. Non voglio fare la Giovanna d’Arco di fronte a te. Non mi sentii chiamare dal cielo, ma provai una delle sensazioni più intense nella vita di un essere umano. Una voce, forte e chiara, mi diceva che non si poteva più andare avanti così, che nulla aveva più senso, che quella era una situazione umiliante, crudele, disumana. Dovevo mutarla, operare il prodigio. Nella vita ci sono momenti del genere, in cui si prova una sorta di vertigine e si vede tutto con assoluta lucidità: si riscoprono energie e potenzialità nascoste e si comprende perché si è stati troppo codardi o troppo deboli. E sono i momenti in cui la nostra vita cambia. Arrivano all’improvviso, come la morte, o una conversione.
*** Sándor MÁRAI, 1900-1989, scrittore ungherese, La donna giusta, 1941, Adelphi, 2012
Sándor Márai visto da Marian Gladis
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