domenica 4 febbraio 2018

#MOSQUITO / Il linguaggio dei sentimenti (Aldo Carotenuto)

Naturalmente i sentimenti hanno un loro linguaggio: un linguaggio un po' speciale. Molte volte, ad esempio, il sentimento non usa dei linguaggi, bensì delle modalità espressive che possono manifestarsi, per esempio, attraverso gli occhi. Esiste tutta una letteratura intorno al linguaggio dei sentimenti: a quale linguaggio vogliamo far riferimento? In genere, quando si parla di sentimenti, ci si riferisce al linguaggio emotivo, che si genera tra due persone che si vogliono bene.

Volersi bene è un fatto misterioso. Ad un certo punto noi diventiamo necessari per un'altra persona e un'altra persona diventa necessaria per noi: allora sono proprio quelle braccia che noi vogliamo, braccia che non sono intercambiabili con altre. Questo avviene perché ha luogo un processo attraverso il quale noi diamo un significato. In altre parole quella persona ci interessa in quanto è significativa, cioè carica di un processo, carica di una serie di dimensioni che sono tutte nostre, che noi adattiamo a questa persona, che allora diventa come un nostro organo. Questo è talmente vero che quando, come fatalmente spesso avviene, c'è una frattura fra me e la persona che io amo, che desidero, io ho l'impressione che mi venga strappato qualcosa. Lo dicono anche le canzoni melodiche, le canzoni che parlano del sentimento: "tu che mi hai portato via il cuore, tu che mi hai strappato l'anima". Tutte queste dimensioni, che sembrano piuttosto spicciole, di poco conto, in realtà alludono a esperienze psicologiche molto importanti. La vita emotiva è legata a un linguaggio, che è poi significatività. Allora quel colore degli occhi, quell'espressione del viso, quel colore della pelle, quel modo di muovere i capelli, diventano per me un linguaggio che va letto e interpretato.

Certo la psicanalisi ci dice che in fondo questo mondo, che io vivo in questo momento e che sembra non avere riferimenti, in realtà ha un riferimento molto antico. Non sorprende che possa esser vero il fatto che in fondo, se le prime esperienze di sentimento sono state fatte nell'ambito della famiglia, è chiaro che queste esperienze si ripercuotono poi nella vita di tutti i giorni, da adulto. E allora sembra che una persona, se cerca degli occhi, uno sguardo, cerca in fondo lo sguardo della madre. Ma questo è tutto sommato poco significativo: così come ho imparato un linguaggio attraverso il quale mi esprimo, così ho imparato poi un nuovo linguaggio, che è quello dei sentimenti, della carezza.

Durante l'analisi è interessante vedere che alcune persone, quelle che noi comunemente definiamo "sfortunate in amore", non conoscono la grammatica del linguaggio amoroso. Quindi succede che non sanno interpretare le parole, i segni, e sbagliano sempre. Naturalmente questa mancanza di capacità interpretativa ha ragioni psicologiche ben profonde: ed è su queste ragioni psicologiche che fa leva il lavoro dell'analista.

*** Aldo CAROTENUTO, 1933-2005, psicoanalista di matrice junghiana, docente universitario e saggista, dall'intervista I sentimenti, Roma, Dear, giovedì 11 luglio 1996, Enciclopedia Multimediale delle Scienze filosofiche, Rai Educational, qui


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