venerdì 26 gennaio 2024

#FAVOLE & RACCONTI / Riccardo e il Pagliaccio Nasorosso (Massimo Ferrario)

Guglielmo il Magnifico regnava su un regno pacifico e prospero. Il re cercava di essere giusto e clemente, ma spesso si lasciava trascinare dal potere attribuitogli dal ruolo, perdeva la calma necessaria per governare con equilibrio e equità e rischiava di essere autoritario e impositivo. 
Un giorno, il re decise di organizzare una festa per i suoi vent’anni di regno. Invitò tutti i sudditi, compresi nobili, contadini e bambini.

Alla festa, il re si divertiva a parlare con i sudditi. Si fermò a conversare anche con Nasorosso, un pagliaccio che per tutta la mattinata aveva fatto ridere tutti con le sue barzellette e le sue prese in giro.
Quel pagliaccio lo affascinava: lo seducevano la sua libertà, la sua leggerezza, la sua ironia. Gli chiese come facesse ad apparire sempre così felice. 
Nasorosso rispose: "È semplice, maestà. Io non ho potere. E chi non ha potere, non ha nulla da perdere".
Il re rimase colpito da queste parole.

Un altro giorno, mentre camminava per strada, re Guglielmo il Magnifico si fermò a parlare con un bambino che giocava tutto solo con un pallone di stracci legati insieme da una corda: era visibilmente felice e si impegnava come stesse facendo la finale di una coppa del mondo. “Come ti chiami?”, gli chiese il re. “Riccardo”, rispose il bambino. “Mi pare che tu ti stia molto divertendo, Riccardo. Posso chiederti il segreto di questa tua gioia? Tra l’altro, non credo tu sia uno tra i bambini più ricchi del regno…”. 
Il bambino annuì: "E’ vero, maestà: sono l’ultimo di dieci fratelli e non sempre a casa abbiamo da mangiare per tutti. Ma sono felice perché sono libero. Io sono un bambino: i bambini non hanno responsabilità e possono fare quello che vogliono".
Anche stavolta il re rimase colpito da queste parole. E decise che avrebbe riflettuto sul suo rapporto con il potere e su come migliorare il suo stile di governo. 

La settimana successiva il re fu chiamato a risolvere una disputa tra due nobili. I due nobili erano entrambi arroganti e prepotenti: ognuno si era intestardito a voler avere ragione e voleva vincere contro l’altro per dimostrare il suo potere. Il re cercò di mediare tra loro, fornendo consigli e invitandoli a trovare un accordo, ma i due nobili volevano fosse il re, con la maestà del suo ruolo, a decidere chi di loro dovesse prevalere. Insomma: accettavano solo il suo verdetto. Guglielmo il Magnifico decise che questa era l’occasione per passare un messaggio importante: la gente del regno, e in particolare la classe dei nobili, doveva imparare a gestire i conflitti per conto pro-prio, in modo adulto, senza bisogno di ricorrere sempre alla legge o al potere del re.

Il re chiamò a corte Nasorosso e il bambino. E a entrambi presentò il caso. Loro si consultarono per decidere co-me agire. Poi il pagliaccio chiese ai due nobili di poter assistere in silenzio alla loro discussone per almeno un quarto d’ora. Così avvenne. Al termine del quarto d’ora Nasorosso alternò l’imitazione dei due che si gettavano in faccia le cose peggiori: prendeva in giro entrambi per le parole che usavano e, soprattutto, per i gesti scalmanati con cui pensavano di imporsi. Non aveva tralasciato neppure un insulto di quelli che si erano lanciati. I due, con le voci contraffatte da Nasorosso, erano risultati ridicoli. Il bambino si scompisciava dalle risa, non solo perché così era stato concordato con Nasorosso, ma perché la recita del pagliaccio era davvero insuperabile. I due nobili, all’inizio ammutoliti e anche visibilmente seccati, pian piano non resistettero: anche stimolati dallo sghignaz-zare del bambino, si riconobbero nelle parti interpretate dal pagliaccio e, dopo essersi trattenuti per un po’, non poterono più soffocare le risa. Quando finirono di ridere, trovarono l’accordo e se ne andarono stringendosi la mano e ringraziando sia Nasorosso che Riccardo. 

Il re nominò il pagliaccio consigliere di corte per l’ironia e lo invitò a organizzare da subito un gruppo di satirici che ogni giorno, con vignette sul giornale principale del regno, fossero liberi di prendere in giro chi volevano. Invece Riccardo ricevette un pallone di cuoio prodotto dal miglior artigiano del regno e fu invitato a organizzare una squadra di calcio composta con i più bravi bambini del regno per battere in un apposito torneo i bambini del regno vicino.

*** Massimo Ferrario, Riccardo e il pagliaccio Nasorosso, ‘Mixtura’ (masferrario.blogspot.com), 26gen24. Testo creativo liberamente ispirato a uno spunto tratto da un racconto elaborato su specifica richiesta da Bard-Google, chatbot di intelligenza artificiale generativa, interrogato il 24gen24 


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