martedì 18 marzo 2025
#SPILLI / I Pacifisti, gli Ideologhi, gli Intellettuali (Massimo Ferrario)
giovedì 13 marzo 2025
#SPILLI / L'Ombra dell'Occidente (Massimo Ferrario)
C'è chi inneggia, un giorno sì e l'altro pure, alla supremazia dell'Occidente e degli Usa in particolare.
L'uno e gli altri (peraltro gli stessi, visto che i secondi sono la guida del primo) avrebbero regalato al mondo capitalismo, democrazia, scienza, tecnologia, cultura, valori. Tra cui, ad esempio, la 'Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo'.
Si dimentica che chi ha scritto la 'Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo' ha fondato sé stesso sul genocidio di un popolo nativo. E ha perpetuato il suo dominio, con la complicità di altri popoli sempre del campo occidentale (europei, per esempio: con l'appendice non irrilevante di Israele), con violazioni continue di tali diritti: attraverso invasioni di nazioni, colpi di stato, colonialismi, pulizie etniche e stermini vari.
Chi ricorda questi scempi, se è occidentale, non è un nemico dell'Occidente: solo vorrebbe coerenza e rigore nell'affermazione dei valori che l'Occidente dichiara.
Nemico dell'Occidente piuttosto è l'Occidente: che pratica il doppiopesismo, pretende sé stesso sempre buono e innocente e accusa i non occidentali delle stesse colpe che non riconosce a sé stesso.
L'Ombra dell'Occidente (per usare un'espressione che rende omaggio al grande occidentale, oggi non molto frequentato, che è Carl Gustav Jung) è più grande dei territori geografici riconducibili all'Occidente: perciò dovrebbe essere impossibile non vederla, se non si è fisicamente ciechi.
Ma troppi occidentali non la vedono: anche perché non la vogliono vedere. Eppure riconoscerla sarebbe la condizione indispensabile per cominciare a praticare un Occidente diverso: per dimenticare le continue proclamazioni retoriche da 'pensiero positivo' e mettere fine alle auto-assoluzioni, più o meno consolatorie e comunque sempre false, che pretendono di far garrire le bandiere euroatlantiche sempre monde e inamidate: le stelle a strisce mescolate con le stelle della UE.
Urge, per l'Occidente e per gli altri due terzi del mondo, la nascita di un Occidente più umile e meno prepotente. Finalmente consapevole di essere 'parte del mondo' e non 'il' mondo. Capace di capire che deve smettere di impartire la lezione agli altri e che gli altri, se non hanno sempre ragione (perché ovviamente nessuno ha sempre ragione), spesso (più spesso di quanto si creda) hanno qualcosa da insegnare. Per l'ovvio motivo che tutti abbiamo qualcosa da imparare da tutti: se vogliamo imparare.
Le parole di cui sopra potrebbero apparire banali. Ma non sono per nulla scontate. E griderebbero: se avessimo orecchi per ascoltarle.
La gravità di questa nostra sordità può avere effetti inimmaginabili. Perché oggi non si stagliano all'orizzonte le magnifiche e progressive sorti di un mondo umano per destino proiettato verso un nuovo paradiso terrestre: si registrano invece, oggettivamente e non apocalitticamente, segnali evidenti di una possibile caduta in un Abisso.
Potremmo evitare questa caduta con una presa di coscienza costruita sul principio di realtà. Ammettendo che non esiste innocenza e che noi Occidentali siamo ben lontani dall'essere innocenti.
Feriremmo, finalmente, la nostra hybris e il nostro egotismo smisurato e violento: di persone e di paesi. Ma senza dolore, non c'è vita.
*** Massimo FERRARIO, L'Ombra dell'Occidente, 'Mixtura', 13 marzo 2025
In Mixtura ark #Spilli di M. Ferrario qui
domenica 9 marzo 2025
#SPILLI / Manifestare per l'Europa? (Massimo Ferrario)
giovedì 6 marzo 2025
#SPILLI / Il Potere che rende uguali uomini e donne (Massimo Ferrario)
giovedì 27 febbraio 2025
#SPILLI / Il mantra del 'fare i propri interessi' (Massimo FERRARIO)
martedì 4 febbraio 2025
#FAVOLE & RACCONTI / Il desiderio di un bambino (Massimo Ferrario)
Flavia sta leggendo con attenzione tutti i temi.
A un certo punto si fa più seria. Le si scurisce il volto, si tocca più volte la fronte come per scacciare ciò che ha letto e le cade la penna.
«Che è successo, cara?».
«L'altro giorno io e Chiara abbiamo assegnato un tema in classe, dal titolo 'Il mio desiderio'».
«E allora?».
«Ai bambini è piaciuto. Hanno scritto pagine intere. Hanno risposto con sincerità, dicendo cose interessanti: qualche volta sorprendenti. E' la conferma che noi adulti abbiamo molto da imparare da loro. Anche se ascoltarli può sconcertarci».
«Addirittura?»
«Ti leggo un tema».
Fabio è curioso.
Flavia si schiarisce la voce, perché le risulta essere stranamente velata.
«Sì, l'hai capito. E' Marco, nostro figlio».
giovedì 16 gennaio 2025
#FAVOLE & RACCONTI / Autoritarismo, un avverbio e un aggettivo (Massimo Ferrario)
Un episodio di tanti anni fa, che più volte ho raccontato nelle aule formative a manager con i quali mi accadeva di parlare di leadership, riguarda mio figlio, che all’epoca era in quinta elementare.
Primavera. La scuola – rigorosamente pubblica - lancia l’iniziativa dei ‘3 giorni azzurri’. Tutte le classi, a turno, sono invitate a visitare la Liguria, per conoscere la vita di mare e dell’entroterra di Ponente: incontreranno i pescatori e riscopriranno i vecchi mestieri artigianali, ad esempio i ceramisti delle Albissole. Quasi tutti i genitori aderiscono in massa, tassandosi anche per chi non potrebbe partecipare per ragioni economiche. I bambini sono felici: è la prima volta che faranno l’esperienza di una gita insieme, per giunta dormendo due notti in un albergo della costa. L’assistenza è garantita dalle maestre della scuola che seguiranno gli alunni e da operatrici che troveranno sul posto.
I pullman partono con i bambini in festa, mentre un po’ di sana, sottile apprensione stuzzica i genitori fino al ritorno: in fondo si tratta di una prima volta, i figli sono piccoli e l’evento che li tocca è anche un segno che i bambini - ahimé, ma per fortuna - stanno diventando grandi.
I ‘tre giorni azzurri’ volano e il pullman è già di ritorno. Io, una volta tanto sono a Milano libero da impegni, e riesco a fare il padre. Vado a prendere Luca all’arrivo. Lui e gli altri suoi amichetti sciamano a terra con i loro zainetti. Baci e abbracci. Contentezza, ma anche un po’ di malinconia: la bella avventura è finita. Solite domande di noi adulti: com’è andata?
Luca è più che soddisfatto: dice che sono stati tre giorni molto belli. Tuttavia. Tuttavia c’è un ma che intravvedo – intuisco - dietro la faccia sorridente. Al momento evito di indagare. Poi, a casa, a pranzo, con discrezione torno sull’argomento e cerco di capire. «Allora, davvero tutto bene?» Dalle (non) risposte ho la conferma che esiste qualche ombra. Insisto, senza dare la sensazione di volere instaurare un interrogatorio. Lui continua a tergiversare. Poi, alla fine, si lascia andare: «Ma sì, tutto benissimo. A parte l’operatrice che ci ha seguito per i tre giorni». Il mio silenzio è di paziente attesa. Lui riprende a divagare: ha molte cose da raccontare, non smette di essere eccitato dall’esperienza. Io rinforzo le sue valutazioni positive su tutto quanto gli è capitato, poi ritorno all’operatrice. «Dicevi che l’operatrice non era il massimo?». Lui annuisce, deciso. «Ma cosa faceva per esserti così antipatica?». «Non era antipatica solo con me: lo era con tutti.» Si zittisce: sta rimuginando. «Sì, perché… insomma… era…». Non gli viene la parola. «Era…?». «Era… non lo so… ecco: era inutilmente severa».
Sono trascorsi oltre trent’anni. Continuo a considerare l’espressione condensata in quell’'inutilmente severa', riferita all’autorità dell’operatrice, come la massima sintesi, quanto mai preziosa, di uno dei tanti seminari manageriali allora di moda. Quando ci si chiudeva in un’aula per tre giorni solo per riflettere sulla leadership: le sue caratteristiche di fondo, come favorirla, quali stili, le dinamiche positive e negative di capi e collaboratori. Quel ragazzino, che casualmente era mio figlio, è la conferma che i bambini – tutti – spesso arrivano all’essenza delle cose prima di noi adulti. Ciò che rifiutano, da un adulto che non sa esprimere leadership e si rifugia nel ‘comando’, non è la ‘severità’. E’ la severità ‘inutile’: gratuita, senza ragione, affermata solo in funzione di chi la esercita e non di chi ne è destinatario. Noi sedicenti ‘grandi’ abbiamo bisogno di sedicenti guru per capire il concetto di ‘autorevolezza’. Loro hanno chiaro, almeno fin dalle scuole elementari, in cosa consiste l’‘autoritarismo’. E sono capaci, solo con un avverbio e un aggettivo, di 'scolpirne' la definizione come nessun esperto farebbe.
*** Massimo Ferrario, Autoritarismo, un avverbio e un aggettivo, 'Mixtura' (masferrario.blogspot.com), 16 gennaio 2025
mercoledì 15 gennaio 2025
#FAVOLE & RACCONTI / Satana e Satanino, Adamo e Eva (Massimo Ferrario)
E’ il secondo giorno nell’Eden. Adamo si sveglia, vede Eva accanto a sé: cerca di ricordare e poi mette a fuoco. La faccia sorridente di Dio, che lo aveva appena impastato di terra e gli aveva soffiato dentro la vita. Ed Eva, che dorme lì accanto: una strana figura, simile ma diversa, che Dio gli ha detto essere uscita dal suo corpo e verso cui lui, guardandola dopo il lungo sonno, comincia a provare una strana attrazione. Ma non è il momento.
Adamo è curioso: vuole capire in che mondo è capitato. Allarga lo sguardo: tutto è meraviglioso. A perdita d’occhio: pianura, alberi, colline, montagne. Dappertutto: cielo, sole, un tenero venticello. A pochi metri: un piccolo lago. Un clima perfetto: che intiepidisce la pelle. Adamo decide di esplorare la vastità del paesaggio. Si alza e si mette in cammino, lasciando Eva da sola.
Ad un tratto, da uno dei tanti boschetti vicini al lago, compare Satana: e sveglia Eva. Ha per mano il suo piccolo, Satanino, di neppure un anno. Dice che ha bisogno di parlare con Adamo e chiede a Eva se sa dove è andato. Eva è intimorita dal nuovo venuto: non credeva ci fossero altri esseri nell’Eden. Di Adamo non sa: dormiva accanto a lei. Satana la tranquillizza e le chiede il favore di curare il figlioletto mentre lui si allontana per rintracciare Adamo. Eva acconsente e si mette a giocare con quello strano essere chiamato Satanino.
A fine giornata Adamo ricompare. Vede il piccolo e ha un sobbalzo. Dio l’aveva messo in guardia: nel Paradiso terrestre c’erano solo lui e Eva. Chiunque altro sarebbe stato opera del demonio: da cui sempre guardarsi. Adamo diventa una furia. Urla: «E’ il figlio di Satana: sia maledetto. Niente rimarrà di lui». Raccoglie una grossa pietra e lo uccide, frantumandogli il capo. Poi appende il piccolo corpo a un ramo e scompare.
Satana, quando la mattina seguente ritorna e vede lo scempio del figlioletto, non si mostra stupito e neppure sgrida Eva per non aver protetto Satanino. Semplicemente pronuncia una formula magica e Satanino scende dalla pianta e si ritrova a correre tutto integro e contento nel prato. Poi Satana avanza una supplica accorata: «Eva, mia cara, ancora ti chiedo di badare a Satanino. Io devo assolutamente rintracciare Adamo. Per ringraziarti del favore, ti faccio dono del fuoco: così da adesso, per i pasti tuoi e di Adamo, potrai cuocere tutto quello che vorrai». Eva rifiuta, ma Satana insiste e la convince ad accettare. E nella piccola grotta in cui Adamo ed Eva pensavano di dormire nelle notti ventose, Satana le lascia una piccola catasta di legna, accendendole un fuoco tra due grandi pietre con un ciocco ben secco.
Trascorrono due giorni e Adamo, stanco per il lungo viaggio, rientra. Rivede il piccolo che gioca rincorrendo un uccello e, sconcertato per ritrovarlo in vita, se la prende con Eva: «Anche stavolta hai ceduto a Satana. Niente rimarrà di lui». Agguanta con violenza il figlio di Satana e con una pietra tagliente gli spacca il cuore. Eva protesta: «Ma Satanino non ha fatto nulla di male e Satana è stato gentile: come suo dono ci ha lasciato il fuoco, acceso là nella grotta». Adamo allora raccoglie da terra il corpo di Satanino, entra nella grotta e lo getta tra le fiamme. Poi se ne va infuriato.
Quando Satana si ripresenta, Eva gli racconta della seconda uccisione di Satanino. Ma Satana si limita a sorridere mentre recita la formula magica: il piccolo, tutto carbonizzato, si rialza dal fuoco come dopo un lungo sonno e corre fuori dalla grotta, felice. «Eva, ti prego» – supplica a questo punto Satana – «per l’ultima volta accetta di tenere con te Satanino. Troverò Adamo e poi, prometto, non disturberò più». Eva è decisa a dire di no, ma Satana si trasforma in una figura tanto ammaliante e fascinosa che lei cede.
Adamo è via da una settimana: ha visto bellezze incredibili e scalpita per poter condividere al più presto con Eva un viaggio per tutto l’Eden. Appena raggiunge il piccolo lago, Adamo vede Satanino che gioca sulla riva con una papera, mentre Eva nuota mollemente lì accanto, rilassata e felice. Adamo è esasperato: la prescrizione di Dio è stata chiara. Si nasconde dietro un albero e quindi, con un balzo, salta addosso al bambino. Stavolta lo strangola. Corre poi nella grotta e per tutta la mattinata lo cuoce con cura, a fuoco lento, rosolandone ogni parte. A mezzogiorno invita Eva a pranzare: lei è ignara di tutto. Per la prima volta, lui le annuncia, mangeranno carne. «Delizioso questo piatto», diranno poi entrambi.
Satana si presenta verso sera. Si inchina a Adamo ed Eva che lo accolgono con imbarazzo: anche perché esibisce un sorriso inquietante. «Finalmente, Adamo, ti incontro. Ma non vedo Satanino», annuncia con voce tonante, girando lo sguardo a 360 gradi. Eva, solo in quel momento, realizza che il piccolo non c’è. E’ fulminata da un presentimento: emette un grido, corre verso la grotta, entra e lancia un urlo. Adamo, con un sogghigno sfidante, proclama: «Oggi Eva e io abbiamo mangiato carne. Peccato che siano rimaste solo ossa nella grotta. Un boccone te l’avremmo offerto volentieri».
Satana non si scompone. «Avete fatto bene», commenta con un sorriso: «Era proprio quello che volevo».
Pronuncia per l’ultima volta la formula magica e Satanino esce dalla grotta correndogli incontro: lui lo accoglie a braccia aperte, riempiendolo di baci e caricandoselo in spalla. Mentre si allontanano, accenna un saluto ad Adamo ed Eva. «Non vi disturberò più». Tra sé pensa soddisfatto: “Ora mi hanno dentro. Per sempre. Non mi serve più incontrarli”.
*** Massimo FERRARIO, 1946, Satana e Satanino, Adamo e Eva, ‘Mixtura’, 15 gennaio 2024, riscrittura creativa di una leggenda musulmana, anche riportata da Jean-Claude Carrière, 1931-2021, Il figlio di Satana, in Il segreto del mondo. La saggezza del mondo in 348 racconti, storie, apologhi, 2008, Garzanti, 2010, pp. 36-37, traduzione di Doriana Comerlati.
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