venerdì 5 settembre 2025
# FAVOLE & RACCONTI/ Due suore (Massimo Ferrario)
giovedì 4 settembre 2025
#SEGNALAZIONE / E' nata la pagina Facebook 'MINI NARRATUR'
E' attiva dal 3 settembre 2025 la pagina Facebook "MINI NARRATUR - Brevi Racconti tra Fantasia e Realtà", a cura di Massimo Ferrario.
Selezionerò in questa pagina solo testi brevi, miei e di scrittori (noti e meno noti), limitati al campo della narrativa.
Ecco il link:
https://www.facebook.com/profile.php?id=61579925597478
La pagina Facebook, che si affianca al blog "Mixtura", vuole ampliare il numero dei lettori eventualmente interessati ai miei contenuti.
La pagina "Mini Narratur" procederà in parallelo con il mio profilo Facebook, attivo da anni:
https://www.facebook.com/massimo.ferrario.524/about
giovedì 7 agosto 2025
#FAVOLE & RACCONTI / Quanto vale l'essere umano (Massimo Ferrario)
lunedì 14 luglio 2025
#SPILLI / Guerre (Massimo Ferrario)
La guerra, per definizione, uccide e distrugge.
Ci sono guerre che hanno come prima e immediata finalità l’uccisione fisica del nemico e guerre che mirano soprattutto a devastarne le strutture economiche, fino a distruggere di fatto il nemico stesso (ad esempio, la disoccupazione provocata da una crisi sistemica può essere una forma di morte non solo metaforica).
Nel primo caso lo strumento cui si fa ricorso sono le armi, nel secondo caso le armi sono i dazi, in uno spirito di protezionismo sovranista che guarda solo a sé stessi.
Cosa accomuna i due tipi di guerre? Il mantra di questi anni: fare i propri interessi. E’ un ritornello insopportabile, che mi capita spesso di stigmatizzare: ma sembra che io sia il solo a trovarlo indecente, e ottuso nel suo masochismo, come bussola di orientamento relazionale per persone e Stati.
E’ ripetuto alla nausea dai sedicenti politici che (s)governano buona parte del Pianeta: è quell’oligarchia arrogante che purtroppo ‘conta’ anche per chi ‘non conta’. Che si vanta della propria intelligenza politico-strategica. E si pavoneggia per il proprio sano e sacro patriottismo. Perché, insiste, chi non pensa al proprio Paese (che oggi ama definire ‘Nazione’) va messo ai margini: non è un buon patriota.
Neppure all’asilo infantile una simile ‘teoria’ avrebbe vita lunga: la prassi e la logica che i bambini in genere sanno mettere in campo, prima di essere ‘rovinati’ dalla ideologia competitiva dei grandi, sono tendenzialmente più avanzate di quelle degli adulti.
La domanda è retorica: se tutti fanno i propri interessi, chi si preoccupa dell’interesse di tutti? I singoli (individui, Paesi) non esauriscono il mondo. Il mondo è l’insieme interdipendente dei singoli. E l’interesse di questo insieme è sovraordinato rispetto all’interesse dei singoli. Dunque se ognuno guarda solo a sé stesso e persegue, coerentemente e testardamente, soltanto ciò che ritiene convenga (a sé stesso, al suo Paese), il risultato è uno solo: la guerra di tutti contro tutti. Vince l’aut-aut. Cioè: ‘o io o tu’. Disgiunzione che subito si risolve, per togliere anche solo dall’ipotesi il tu, nello scontato e ancor più drastico ‘o io o io’.
E’ quello che sta avvenendo: nella maniera più chiara e gridata che altrimenti non si potrebbe.
Qualche antico filosofo avrebbe un momento di orgasmo: è il ritorno dell’‘homo homini lupus’. Le regole che ci eravamo dati, il diritto internazionale e gli istituti sovranazionali che abbiamo faticosamente tentato di costruire soprattutto a partire dalla metà del secolo scorso, sono gettati nella spazzatura. Chi ancora tenti di crederci viene tacciato di utopismo buonista: si svegli, manca di ‘realpolitik’, sogna ancora il finale infantile delle favole che con quel dolce e rituale ‘e vissero felici e contenti’ ci faceva addormentare sereni.
E’ da tempo che la guerra è tornata tra noi. E con essa pure il genocidio. Avevamo tentato di espungerla. Facendo i conti con il peccato originale dell’Occidente che con le invasioni e i colonialismi aveva dato origine alla modernità. Ma siamo dentro un processo perverso di regressione culturale che pare difficile bloccare.
Ringraziamo individualisti e nazionalisti.
«Non esiste la società, esistono solo gli individui» diceva Margareth Thatcher, osannata come autentica liberale e riconosciuta tuttora come una delle maestre del liberismo trionfante.
Questo era il
primo passo. Alla luce del livello cui siamo arrivati, aggiungiamoci un secondo
passo: «Non esiste il Pianeta, esistono solo le Nazioni». Non l’ha detto
nessuno, ma lo praticano ogni giorno certi bulli suprematisti, anche in
versione gangster mafiosi, che tanto piacciono alla gente che continua ad applaudirli
leader, credendoli statisti.
Può essere il tassello finale e definitivo. Per noi, ovviamente. Perché il Pianeta ha miliardi di anni avanti a sé finalmente migliori senza la nostra (tossica) presenza.
Buon abisso a tutti.
*** Massimo FERRARIO, 1946, Guerre, inedito per ‘Mixtura’ (masferrario.blogspot.com), 14 luglio 2025
lunedì 26 maggio 2025
#SPILLI / Formazione, quando la IA è pericolosa (Massimo Ferrario)
Da quando è uscita la versione in italiano, sto provando la IA Notebook LM di Google. Ho caricato articoli (brevi e lunghi, specialistici e divulgativi), racconti (brevi e lunghi, anche in forma di romanzi), poesie (singole e raccolte), slides formative (usate in tante aule di seminari). Risultato: eccezionale. Lo strumento ha rivelato una ‘potenza didattica’ incredibile. Non solo nella sua parte più appariscente e seduttiva (la trasformazione dei contenuti in ‘overview audio’ a due voci, artificiali ma rese perfettamente naturali, con errori di pronuncia solo nello 0,% dei casi), ma anche per la quantità/qualità dei feed-back che restituisce: riepiloghi scritti di quanto caricato, domande didattiche di approfondimento e verifica dell’apprendimento sui testi proposti, brevi guide allo studio dell’argomento trattato, mappe mentali….
Insomma: a differenza di altre ‘macchine’ IA, qui è evidente la finalità progettuale: si vuole facilitare l’apprendimento, spiegando, valorizzando, approfondendo, connettendo, in orizzontale e in verticale, i vari punti dei temi inseriti. Nessuna valutazione: se carichi una poesia, non ti dice che il tuo lavoro è una ‘magnifica’ (o pessima) poesia e tu sei un ‘grande’ (o pessimo) poeta: non esercita alcuna ‘critica letteraria’, ma semplicemente ti spiega meglio cosa hai detto, sottolineando i punti salienti che più fanno capire ciò che volevi dire.
Il fatto che questo tipo di IA non restituisca una valutazione dei contenuti che hai caricato è tranquillizzante: significa che la macchina sa di essere priva di ‘pensiero critico’ e non si azzarda a spacciare i valori del progettista, con tutti i suoi bias impliciti, per ‘pensiero critico oggettivo’.
Questi punti forti sono però anche un problema: specie se ci ‘innamoriamo’ della funzione ‘podcast’ (che, più che ‘podcast’, è correttamente chiamata ‘overview audio’). Perché? Perché possiamo cadere in un tranello e accettare l’invito, per nulla esplicitato, ma equivocato perché sottilmente implicito e suadente, a usare questa IA in modo ‘autonomo’: trasformando la funzione ‘didattica’, certamente presente e potente, in funzione automaticamente e di per sé ‘formativa’, scaricando alla macchina ciò che la macchina non può fare senza la figura umana dell’insegnante/formatore che ne favorisce un intelligente utilizzo, anche giustamente e sanamente ‘critico’.
Mi spiego. Diversi amici, per lo più giovani e abituati a sperimentare la formazione nell’accezione e prassi oggi dominante nelle imprese, hanno esultato. «Perfetto: finalmente adesso si possono bypassare quei pochi seminari ‘in presenza’ ancora non cancellati dalla ‘formazione’ online imperversante, facendo semplicemente ascoltare un audio, ad esempio su temi di comportamento organizzativo, in auto o per strada».
Credo vada ricordato, a chi non sa cosa sia ‘formazione’ (anche incolpevolmente, perché oggi la formazione, con la versione online, è pressoché scomparsa dalle prassi di impresa e chi non ha passato non ne ha conoscenza) cosa si debba intendere per tale ‘concetto’ e, soprattutto, per tale ‘pratica’. Procedo per punti sintetici, ben sapendo che ogni punto richiederebbe pagine di approfondimento.
Per fare ‘formazione’ (e non ‘informazione’) occorrono almeno tre condizioni, che ne costituiscono il ‘setting’: si tratta di tre condizioni indispensabili, anche se insufficienti. La prima è data dalla presenza di un ‘luogo fisico’ in cui siano ‘fisicamente’ presenti (la ridondanza è voluta) tutte le parti protagoniste (formatore e partecipanti) e nel quale tutti possano ‘dis-connettersi’ dalla realtà operativa, facendo fuoco e pensando criticamente a quanto viene discusso: selezionando i messaggi cruciali, metabolizzando e introiettando ciò che ‘va portato a casa’. La seconda condizione è fornita dalla garanzia di avere tempo sufficiente per ‘ri-flettere’: non solo individualmente, ma in gruppo e tra gruppi. La terza condizione prevede la possibilità di godere di ampio spazio per l’apprendimento ‘orizzontale’ (tra partecipanti) oltre che ‘verticale’ (da formatore a partecipanti).
Senza questo setting, con il quale la discussione deve ‘farla da padrona’, avendo garantiti i suoi tempi ‘lunghi-e-approfonditi’, non si fa formazione. Si fa altro: anche quei ‘talkshow’ da palcoscenico o da televisione, che spostano aria, più o meno ‘fritta’, magari facendo pure divertire chi si accontenta del ‘bla-bla’.
Con le tre componenti essenziali del ‘setting di formazione’ sopra abbozzato si può cominciare a ‘facilitare l’apprendimento’. Che è una cosa seria (anche costosa), ma è l’unica che, se pure non assicura automaticamente l’’ap-prendimento’ (moto a luogo: ‘alzarsi e andare a prendere’), più probabili-sticamente è in grado di innescarlo.
Se accettiamo quanto sopra dovrebbe essere evidente che qualunque IA, e in special modo Notebook LM, può essere un mezzo anche fondamentale di formazione, ma non può sostituire il ruolo di chi, con le competenze tecniche e psico-socio-relazionali di un umano, aiuta, con l’intelligenza umana, altri umani a imparare.
*** Massimo FERRARIO, 1946, Formazione, quando la IA è pericolosa, ‘Mixtura’ (masferrario.blogspot.com), 26maggio 2025
In Mixtura ark #Spilli di Massimo Ferrario qui
martedì 22 aprile 2025
#SPILLI / Bergoglio, un leader (anche) di 'sinistra' e 'anti-capitalista' (Massimo Ferrario)
venerdì 21 marzo 2025
#FAVOLE & RACCONTI / Dopo, però (Massimo Ferrario)
martedì 18 marzo 2025
#SPILLI / I Pacifisti, gli Ideologhi, gli Intellettuali (Massimo Ferrario)
giovedì 13 marzo 2025
#SPILLI / L'Ombra dell'Occidente (Massimo Ferrario)
C'è chi inneggia, un giorno sì e l'altro pure, alla supremazia dell'Occidente e degli Usa in particolare.
L'uno e gli altri (peraltro gli stessi, visto che i secondi sono la guida del primo) avrebbero regalato al mondo capitalismo, democrazia, scienza, tecnologia, cultura, valori. Tra cui, ad esempio, la 'Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo'. (°)
Si dimentica che chi ha contribuito a scrivere la 'Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo' ha fondato sé stesso sul genocidio di un popolo nativo. E ha perpetuato il suo dominio, con la complicità di altri popoli sempre del campo occidentale (europei, per esempio: con l'appendice non irrilevante di Israele), con violazioni continue di tali diritti: attraverso invasioni di nazioni, colpi di stato, colonialismi, pulizie etniche e stermini vari.
Chi ricorda questi scempi, se è occidentale, non è un nemico dell'Occidente: solo vorrebbe coerenza e rigore nell'affermazione dei valori che l'Occidente dichiara.
Nemico dell'Occidente piuttosto è l'Occidente: che pratica il doppiopesismo, pretende sé stesso sempre buono e innocente e accusa i non occidentali delle stesse colpe che non riconosce a sé stesso.
L'Ombra dell'Occidente (per usare un'espressione che rende omaggio al grande occidentale, oggi non molto frequentato, che è Carl Gustav Jung) è più grande dei territori geografici riconducibili all'Occidente: perciò dovrebbe essere impossibile non vederla, se non si è fisicamente ciechi.
Ma troppi occidentali non la vedono: anche perché non la vogliono vedere. Eppure riconoscerla sarebbe la condizione indispensabile per cominciare a praticare un Occidente diverso: per dimenticare le continue proclamazioni retoriche da 'pensiero positivo' e mettere fine alle auto-assoluzioni, più o meno consolatorie e comunque sempre false, che pretendono di far garrire le bandiere euroatlantiche sempre monde e inamidate: le stelle a strisce mescolate con le stelle della UE.
Urge, per l'Occidente e per gli altri 9/10 del mondo (9/10!), la nascita di un Occidente più umile e meno prepotente. Finalmente consapevole di essere 'parte del mondo' e non 'il' mondo. Capace di capire che deve smettere di impartire la lezione agli altri e che gli altri, se non hanno sempre ragione (perché ovviamente nessuno ha sempre ragione), spesso (più spesso di quanto si creda) hanno qualcosa da insegnare. Per l'ovvio motivo che tutti abbiamo qualcosa da imparare da tutti: se vogliamo imparare.
Le parole di cui sopra potrebbero apparire banali. Ma non sono per nulla scontate. E griderebbero: se avessimo orecchi per ascoltarle.
La gravità di questa nostra sordità può avere effetti inimmaginabili. Perché oggi non si stagliano all'orizzonte le magnifiche e progressive sorti di un mondo umano per destino proiettato verso un nuovo paradiso terrestre: si registrano invece, oggettivamente e non apocalitticamente, segnali evidenti di una possibile caduta in un Abisso.
Potremmo evitare questa caduta con una presa di coscienza costruita sul principio di realtà. Ammettendo che non esiste innocenza e che noi Occidentali siamo ben lontani dall'essere innocenti.
Feriremmo, finalmente, la nostra hybris e il nostro egotismo smisurato e violento: di persone e di paesi.
Ma senza dolore, non c'è vita. Solo parvenza, simulazione. Al più, ‘vita artificiale’. E l'Occidente uccide, e si sta uccidendo, senza neppure saperlo.
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Nota: (°) La Dichiarazione di Indipendenza del 1776, principalmente scritta da Thomas Jefferson, pone l'accento sui diritti individuali e il diritto alla rivoluzione, idee che influenzarono anche la Rivoluzione Francese e la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. La Dichiarazione di Indipendenza degli USA affermava il principio che tutti gli uomini nascono liberi e uguali in dignità e diritti, un concetto fondamentale per lo sviluppo successivo delle dichiarazioni sui diritti umani. Successivamente, la Costituzione degli Stati Uniti del 1787 e la Carta dei Diritti del 1791 rafforzarono e codificarono una serie di diritti fondamentali come la libertà di parola, religione, riunione e petizione, il diritto a un giusto processo, e la proibizione di pene crudeli e inusuali. Questi primi emendamenti rappresentavano un modello che influenzò la concezione dei diritti umani nel mondo occidentale. Inoltre, gli Stati Uniti furono membri importanti nel processo di redazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 delle Nazioni Unite. (da 'Perplexity')
*** Massimo FERRARIO, L'Ombra dell'Occidente, 'Mixtura', 13 marzo 2025
In Mixtura ark #Spilli di M. Ferrario qui
domenica 9 marzo 2025
#SPILLI / Manifestare per l'Europa? (Massimo Ferrario)
giovedì 6 marzo 2025
#SPILLI / Il Potere che rende uguali uomini e donne (Massimo Ferrario)
giovedì 27 febbraio 2025
#SPILLI / Il mantra del 'fare i propri interessi' (Massimo FERRARIO)
martedì 4 febbraio 2025
#FAVOLE & RACCONTI / Il desiderio di un bambino (Massimo Ferrario)
Flavia sta leggendo con attenzione tutti i temi.
A un certo punto si fa più seria. Le si scurisce il volto, si tocca più volte la fronte come per scacciare ciò che ha letto e le cade la penna.
«Che è successo, cara?».
«L'altro giorno io e Chiara abbiamo assegnato un tema in classe, dal titolo 'Il mio desiderio'».
«E allora?».
«Ai bambini è piaciuto. Hanno scritto pagine intere. Hanno risposto con sincerità, dicendo cose interessanti: qualche volta sorprendenti. E' la conferma che noi adulti abbiamo molto da imparare da loro. Anche se ascoltarli può sconcertarci».
«Addirittura?»
«Ti leggo un tema».
Fabio è curioso.
Flavia si schiarisce la voce, perché le risulta essere stranamente velata.
«Sì, l'hai capito. E' Marco, nostro figlio».
giovedì 16 gennaio 2025
#FAVOLE & RACCONTI / Autoritarismo, un avverbio e un aggettivo (Massimo Ferrario)
Un episodio di tanti anni fa, che più volte ho raccontato nelle aule formative a manager con i quali mi accadeva di parlare di leadership, riguarda mio figlio, che all’epoca era in quinta elementare.
Primavera. La scuola – rigorosamente pubblica - lancia l’iniziativa dei ‘3 giorni azzurri’. Tutte le classi, a turno, sono invitate a visitare la Liguria, per conoscere la vita di mare e dell’entroterra di Ponente: incontreranno i pescatori e riscopriranno i vecchi mestieri artigianali, ad esempio i ceramisti delle Albissole. Quasi tutti i genitori aderiscono in massa, tassandosi anche per chi non potrebbe partecipare per ragioni economiche. I bambini sono felici: è la prima volta che faranno l’esperienza di una gita insieme, per giunta dormendo due notti in un albergo della costa. L’assistenza è garantita dalle maestre della scuola che seguiranno gli alunni e da operatrici che troveranno sul posto.
I pullman partono con i bambini in festa, mentre un po’ di sana, sottile apprensione stuzzica i genitori fino al ritorno: in fondo si tratta di una prima volta, i figli sono piccoli e l’evento che li tocca è anche un segno che i bambini - ahimé, ma per fortuna - stanno diventando grandi.
I ‘tre giorni azzurri’ volano e il pullman è già di ritorno. Io, una volta tanto sono a Milano libero da impegni, e riesco a fare il padre. Vado a prendere Luca all’arrivo. Lui e gli altri suoi amichetti sciamano a terra con i loro zainetti. Baci e abbracci. Contentezza, ma anche un po’ di malinconia: la bella avventura è finita. Solite domande di noi adulti: com’è andata?
Luca è più che soddisfatto: dice che sono stati tre giorni molto belli. Tuttavia. Tuttavia c’è un ma che intravvedo – intuisco - dietro la faccia sorridente. Al momento evito di indagare. Poi, a casa, a pranzo, con discrezione torno sull’argomento e cerco di capire. «Allora, davvero tutto bene?» Dalle (non) risposte ho la conferma che esiste qualche ombra. Insisto, senza dare la sensazione di volere instaurare un interrogatorio. Lui continua a tergiversare. Poi, alla fine, si lascia andare: «Ma sì, tutto benissimo. A parte l’operatrice che ci ha seguito per i tre giorni». Il mio silenzio è di paziente attesa. Lui riprende a divagare: ha molte cose da raccontare, non smette di essere eccitato dall’esperienza. Io rinforzo le sue valutazioni positive su tutto quanto gli è capitato, poi ritorno all’operatrice. «Dicevi che l’operatrice non era il massimo?». Lui annuisce, deciso. «Ma cosa faceva per esserti così antipatica?». «Non era antipatica solo con me: lo era con tutti.» Si zittisce: sta rimuginando. «Sì, perché… insomma… era…». Non gli viene la parola. «Era…?». «Era… non lo so… ecco: era inutilmente severa».
Sono trascorsi oltre trent’anni. Continuo a considerare l’espressione condensata in quell’'inutilmente severa', riferita all’autorità dell’operatrice, come la massima sintesi, quanto mai preziosa, di uno dei tanti seminari manageriali allora di moda. Quando ci si chiudeva in un’aula per tre giorni solo per riflettere sulla leadership: le sue caratteristiche di fondo, come favorirla, quali stili, le dinamiche positive e negative di capi e collaboratori. Quel ragazzino, che casualmente era mio figlio, è la conferma che i bambini – tutti – spesso arrivano all’essenza delle cose prima di noi adulti. Ciò che rifiutano, da un adulto che non sa esprimere leadership e si rifugia nel ‘comando’, non è la ‘severità’. E’ la severità ‘inutile’: gratuita, senza ragione, affermata solo in funzione di chi la esercita e non di chi ne è destinatario. Noi sedicenti ‘grandi’ abbiamo bisogno di sedicenti guru per capire il concetto di ‘autorevolezza’. Loro hanno chiaro, almeno fin dalle scuole elementari, in cosa consiste l’‘autoritarismo’. E sono capaci, solo con un avverbio e un aggettivo, di 'scolpirne' la definizione come nessun esperto farebbe.
*** Massimo Ferrario, Autoritarismo, un avverbio e un aggettivo, 'Mixtura' (masferrario.blogspot.com), 16 gennaio 2025
mercoledì 15 gennaio 2025
#FAVOLE & RACCONTI / Satana e Satanino, Adamo e Eva (Massimo Ferrario)
E’ il secondo giorno nell’Eden. Adamo si sveglia, vede Eva accanto a sé: cerca di ricordare e poi mette a fuoco. La faccia sorridente di Dio, che lo aveva appena impastato di terra e gli aveva soffiato dentro la vita. Ed Eva, che dorme lì accanto: una strana figura, simile ma diversa, che Dio gli ha detto essere uscita dal suo corpo e verso cui lui, guardandola dopo il lungo sonno, comincia a provare una strana attrazione. Ma non è il momento.
Adamo è curioso: vuole capire in che mondo è capitato. Allarga lo sguardo: tutto è meraviglioso. A perdita d’occhio: pianura, alberi, colline, montagne. Dappertutto: cielo, sole, un tenero venticello. A pochi metri: un piccolo lago. Un clima perfetto: che intiepidisce la pelle. Adamo decide di esplorare la vastità del paesaggio. Si alza e si mette in cammino, lasciando Eva da sola.
Ad un tratto, da uno dei tanti boschetti vicini al lago, compare Satana: e sveglia Eva. Ha per mano il suo piccolo, Satanino, di neppure un anno. Dice che ha bisogno di parlare con Adamo e chiede a Eva se sa dove è andato. Eva è intimorita dal nuovo venuto: non credeva ci fossero altri esseri nell’Eden. Di Adamo non sa: dormiva accanto a lei. Satana la tranquillizza e le chiede il favore di curare il figlioletto mentre lui si allontana per rintracciare Adamo. Eva acconsente e si mette a giocare con quello strano essere chiamato Satanino.
A fine giornata Adamo ricompare. Vede il piccolo e ha un sobbalzo. Dio l’aveva messo in guardia: nel Paradiso terrestre c’erano solo lui e Eva. Chiunque altro sarebbe stato opera del demonio: da cui sempre guardarsi. Adamo diventa una furia. Urla: «E’ il figlio di Satana: sia maledetto. Niente rimarrà di lui». Raccoglie una grossa pietra e lo uccide, frantumandogli il capo. Poi appende il piccolo corpo a un ramo e scompare.
Satana, quando la mattina seguente ritorna e vede lo scempio del figlioletto, non si mostra stupito e neppure sgrida Eva per non aver protetto Satanino. Semplicemente pronuncia una formula magica e Satanino scende dalla pianta e si ritrova a correre tutto integro e contento nel prato. Poi Satana avanza una supplica accorata: «Eva, mia cara, ancora ti chiedo di badare a Satanino. Io devo assolutamente rintracciare Adamo. Per ringraziarti del favore, ti faccio dono del fuoco: così da adesso, per i pasti tuoi e di Adamo, potrai cuocere tutto quello che vorrai». Eva rifiuta, ma Satana insiste e la convince ad accettare. E nella piccola grotta in cui Adamo ed Eva pensavano di dormire nelle notti ventose, Satana le lascia una piccola catasta di legna, accendendole un fuoco tra due grandi pietre con un ciocco ben secco.
Trascorrono due giorni e Adamo, stanco per il lungo viaggio, rientra. Rivede il piccolo che gioca rincorrendo un uccello e, sconcertato per ritrovarlo in vita, se la prende con Eva: «Anche stavolta hai ceduto a Satana. Niente rimarrà di lui». Agguanta con violenza il figlio di Satana e con una pietra tagliente gli spacca il cuore. Eva protesta: «Ma Satanino non ha fatto nulla di male e Satana è stato gentile: come suo dono ci ha lasciato il fuoco, acceso là nella grotta». Adamo allora raccoglie da terra il corpo di Satanino, entra nella grotta e lo getta tra le fiamme. Poi se ne va infuriato.
Quando Satana si ripresenta, Eva gli racconta della seconda uccisione di Satanino. Ma Satana si limita a sorridere mentre recita la formula magica: il piccolo, tutto carbonizzato, si rialza dal fuoco come dopo un lungo sonno e corre fuori dalla grotta, felice. «Eva, ti prego» – supplica a questo punto Satana – «per l’ultima volta accetta di tenere con te Satanino. Troverò Adamo e poi, prometto, non disturberò più». Eva è decisa a dire di no, ma Satana si trasforma in una figura tanto ammaliante e fascinosa che lei cede.
Adamo è via da una settimana: ha visto bellezze incredibili e scalpita per poter condividere al più presto con Eva un viaggio per tutto l’Eden. Appena raggiunge il piccolo lago, Adamo vede Satanino che gioca sulla riva con una papera, mentre Eva nuota mollemente lì accanto, rilassata e felice. Adamo è esasperato: la prescrizione di Dio è stata chiara. Si nasconde dietro un albero e quindi, con un balzo, salta addosso al bambino. Stavolta lo strangola. Corre poi nella grotta e per tutta la mattinata lo cuoce con cura, a fuoco lento, rosolandone ogni parte. A mezzogiorno invita Eva a pranzare: lei è ignara di tutto. Per la prima volta, lui le annuncia, mangeranno carne. «Delizioso questo piatto», diranno poi entrambi.
Satana si presenta verso sera. Si inchina a Adamo ed Eva che lo accolgono con imbarazzo: anche perché esibisce un sorriso inquietante. «Finalmente, Adamo, ti incontro. Ma non vedo Satanino», annuncia con voce tonante, girando lo sguardo a 360 gradi. Eva, solo in quel momento, realizza che il piccolo non c’è. E’ fulminata da un presentimento: emette un grido, corre verso la grotta, entra e lancia un urlo. Adamo, con un sogghigno sfidante, proclama: «Oggi Eva e io abbiamo mangiato carne. Peccato che siano rimaste solo ossa nella grotta. Un boccone te l’avremmo offerto volentieri».
Satana non si scompone. «Avete fatto bene», commenta con un sorriso: «Era proprio quello che volevo».
Pronuncia per l’ultima volta la formula magica e Satanino esce dalla grotta correndogli incontro: lui lo accoglie a braccia aperte, riempiendolo di baci e caricandoselo in spalla. Mentre si allontanano, accenna un saluto ad Adamo ed Eva. «Non vi disturberò più». Tra sé pensa soddisfatto: “Ora mi hanno dentro. Per sempre. Non mi serve più incontrarli”.
*** Massimo FERRARIO, 1946, Satana e Satanino, Adamo e Eva, ‘Mixtura’, 15 gennaio 2024, riscrittura creativa di una leggenda musulmana, anche riportata da Jean-Claude Carrière, 1931-2021, Il figlio di Satana, in Il segreto del mondo. La saggezza del mondo in 348 racconti, storie, apologhi, 2008, Garzanti, 2010, pp. 36-37, traduzione di Doriana Comerlati.
In Mixtura ark #Favole&Racconti di Massimo Ferrario qui














