giovedì 30 aprile 2020

#PIN / Distanti, prossimi, vicini (MasFerrario)

Mixtura, 30 aprile 2020

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#HUMOR / Congiunti

via whatsapp

° ° °

via whatsapp

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#QUADRI / Geometrie (Vittorio Polidori)

Vittorio POLIDORI, 1945
facebook, 30 aprile 2020, qui

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#VIGNETTE / Basta con questo premier (Natangelo)

NATANGELO, 1985
'Il fatto Quotidiano', 29 aprile 2020, via facebook, qui

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#SGUARDI POIETICI / Sereno (Giuseppe Ungaretti)

Dopo tanta
nebbia
a una
a una
si svelano
le stelle

Respiro
il fresco
che mi lascia
il colore del cielo

Mi riconosco
immagine
passeggera

Presa in un giro
Immortale.

*** Giuseppe UNGARETTI, Sereno, Bosco di Courton, luglio 1918, da Vita di un uomo. Tutte le poesie, Meridiani Mondadori 1969, in 'libriantichionline', qui


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#VIDEO / Come modificare il Dna? (Telmo Pievani)


Telmo PIEVANI, 1970
filosofo, epistemologo, saggista 
docente di filosofia delle scienze biologiche 
presso il dipartimento di Biologia dell'università di Padova 
Come modificare il DNA?
Festival Rinascimento Culturale, 18 novembre 2019, youtube
video 60min39

Benefici e rischi degli interventi genici. 
Un'ora, forse anche a tratti angosciante, tutta da meditare: per capire a che punto è la scienza e quali sono le implicazioni etiche che l'uomo è chiamato ad affrontare. 
Conoscere per avere consapevolezza. 
E per contribuire (nella misura pur sempre limitata in cui è possibile per un cittadino comune) a decidere.
Encomiabile lo sforzo di chiarezza di Telmo Pievani. 
E davvero notevole la sua capacità di far cogliere, a chi non è specialista, i punti essenziali di questioni tanto complesse (mf)

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#BREVITER / Ne parlavo proprio oggi (Emanuele Cecala)

Emanuele CECALA
facebook, 29 aprile 2020, qui

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#VIGNETTE / Ma con chi ce l'hai? (Mauro Biani)

Mauro BIANI
'la Repubblica', 29 aprile 2020, via facebook, qui

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mercoledì 29 aprile 2020

#SPILLI / Chissà chi è (Massimo Ferrario)

Credo che un ex premier, se fosse anche solo quel politico intelligente che si crede di essere e non necessariamente uno 'statista' (nel caso specifico un attributo dimostratosi nei fatti del tutto incongruo per congenita e strutturale inadeguatezza della persona), anziché continuare a 'squittire' contro il governo, pur continuando a farne parte, e a parlare a vanvera di decreti anticostituzionali del presidente del consiglio, dovrebbe leggersi la relazione del Comitato Tecnico Scientifico - precisa, documentata e inquietante - sui rischi di un'apertura generalizzata, stante l'attuale stato epidemico.

Possibile che il suddetto non si renda conto, anche alla luce dei sondaggi che attribuiscono a lui e al suo partito indici di preferenza sempre più da prefisso telefonico, che gli italiani non ne possono più dei suoi interventi: da qualificare, com'è evidente a chiunque abbia ancora 'testa' per capire, soltanto come frutto di una 'coazione a ripetere' prodotta da una inarrestabile e delirante patologia narcisistica?

Un minimo di 'intelligenza sociale' dovrebbe consigliare chi gli sta vicino, per il bene suo e di tutti noi, di accompagnarlo finalmente alla porta: imponendogli di fare quello che aveva promesso un tempo che avrebbe fatto se avesse perso e che, come sempre con le sue promesse, pur avendo ripetutamente straperso, ovviamente non ha fatto. 

*** Massimo Ferrario, Chissà chi è, facebook, 28 aprile 2020, qui


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#SPOT / Non torniamoci, alla normalità (Beatrice Brignone)

facebook, 28 aprile 2020, qui

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#VIGNETTE / Ti do la regolarizzazione (Mauro Biani)

Mauro BIANI, 1967
'la Repubblica', 28 aprile 2020, via facebook, qui

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#SGUARDI POIETICI / Nel chiuso lago (Sandro Penna)

Nel chiuso lago, sola, senza vento
la mia nave trascorre, ad ora ad ora.
Fremono i fiori sotto i ponti. Sento
la mia tristezza accendersi ancora.

*** Sandro PENNA, 1906-1977, poeta, Nel chiuso lago, da Croce e delizia, Longanesi, 1958, in 'il canto delle sirene', 24 aprile 2020, qui


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#SENZA_TAGLI / Da dietro una grata (Bruno Mastroianni)

Attraversando un ponte sui binari li ho osservati da dietro un’ingrata grata. 

Mi sono ritrovato nostalgico a desiderare partenze e stazioni affollate; accetterei di buon grado anche i ritardi, i disguidi, le suonerie accese e squillanti in vagoni strapieni. Mi andrebbe bene persino una deviazione sulla linea lenta o che so, uno stare fermi all’infinito prima della stazione in attesa di autorizzazione. E mentre sogno di ritrovare questa dimensione pendolare, realizzo che una parte di mondo che mi piaceva aveva a che fare proprio con ciò che non era pienamente sotto il mio controllo. Quel muoversi e districarsi faticoso in mezzo agli altri contribuiva a rendere lo spostamento significativo.

Ora che sono qui, come tutti, intrappolato in un tempo senza spazio fatto di call, di flussi e di notifiche, mi viene un po’ di nostalgia per i limiti e gli inciampi che inevitabilmente produceva il doversi muovere assieme. Non vedo l’ora che quei condizionamenti tornino a rendere impegnativo, ma così bello, il vivere impastati ognuno nello spaziotempo degli altri. 

*** Bruno MASTROIANNI, filosofo ed esperto di comunicazione, facebook, 28 aprile 2020, qui



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#VIGNETTE / Fase 2 (Vauro)

VAURO, 1955
vignettista, scrittore, giornalista
'il Fatto Quotidiano', 28 aprile 2020, via facebook, qui

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martedì 28 aprile 2020

#MUSICHE & TESTI / Sous le ciel de Paris (Zaz & Pablo Alborán)


ZAZ & PABLO ALBORÁN
Sous le ciel de Paris
Zaz, 1980
cantante francese
Pablo Alborán, 1989
cantautore spagnolo
youtube, 12 giugno 2025
video, 3min15

Sous le ciel de Paris
S'envole une chanson
Hum hum
Elle est née d'aujourd'hui
Dans le cœur d'un garçon
Sous le ciel de Paris
Marchent des amoureux
Hum hum
Leur bonheur se construit
Sur un air fait pour eux

Sous le pont de Bercy
Un philosophe assis
Deux musiciens, quelques badauds
Puis les gens par milliers
Sous le ciel de Paris
Jusqu'au soir vont chanter
Hum hum
L'hymne d'un peuple épris
De sa vieille cité

Près de Notre Dame
Parfois couve un drame
Oui mais à Paname
Tout peut s'arranger
Quelques rayons
Du ciel d'été
L'accordéon
D'un marinier
L'espoir fleurit
Au ciel de Paris

Sous le ciel de Paris
Coule un fleuve joyeux
Hum hum
Il endort dans la nuit
Les clochards et les gueux
Sous le ciel de Paris
Les oiseaux du Bon Dieu
Hum hum
Viennent du monde entier
Pour bavarder entre eux

Et le ciel de Paris
A son secret pour lui
Depuis vingt siècles il est épris
De notre Île Saint Louis
Quand elle lui sourit
Il met son habit bleu
Hum hum

Quand il pleut sur Paris
C'est qu'il est malheureux
Quand il est trop jaloux
De ses millions d'amants
Il fait gronder sur nous
Son tonnerre éclatant
Mais le ciel de Paris
N'est pas longtemps cruel
Pour se faire pardonner
Il offre un arc-en-ciel

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#BREVITER / Candeggina ne abbiamo? (Alessandro Robecchi)

Alessandro Robecchi
twitter, 27 aprile 2020

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#VIGNETTE / Quando ha detto che riaprono i barbieri? (Natangelo)

NATANGELO, 1985
facebook, 26 aprile 2020, qui

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#SGUARDI POIETICI / Corre il vento (Carlo Invernizzi)

Corre il vento per le strade e dai muri
strappa uomini di carta che azzuffa
per balconi e terrazzi e precipita
roteanti sulla piazza.
Verso i portici spaziando arrovella
tra i passanti che imprecano al cappello
che rincorrono frullando.
Mulinella nel viale coi lampioni
ciangottando
che sussultano lungo i fili
ondeggiando.
Sui tetti poi a sera svelle baffi
ai comignoli
follettando a distesa.

*** Carlo INVERNIZZI, 1932-2018, poeta, scrittore, Corre il vento, da Impercettibili nientità. Poesie 1950-2017, La nave di Teseo, 2020, in 'internopoesia', 27 aprile 2020, qui


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#MOSQUITO / Errori, come prezzemolo tra i denti (Vera Gheno)

Ecco, gli errori sono un po’ come l’alitosi: distraggono dal contenuto della comunicazione e si prendono inevitabilmente le luci della ribalta, concentrando su di sé tutta l’attenzione. 

Potremmo immaginarci un’altra scenetta. Abbiamo pensato a lungo a cosa metterci. Perfino l’intimo è coordinato. I capelli sono puliti e sistemati alla perfezione. Gli abiti lavati di fresco e stirati. Le scarpe lucide. Le unghie corte e in ordine. Nessun pelo fuori posto. Attitudine tranquilla ma non spavalda, empatica ma non mielosa. Stringiamo la mano con l’intensità giusta. Mano che è ferma, asciutta, sicura, proprio come ci hanno insegnato. Se non fosse per quel rovinoso pezzo di prezzemolo incastrato tra i denti di cui non ci eravamo accorti, e che si vede tutte le volte che sorridiamo. Per me, ogni citazione colta, coltissima, nella quale c’è un accento sbagliato, un errore di ortografia o un nome straniero con la grafia errata, appare esattamente cosí. Elegante, con un ciocco di prezzemolo tra i denti.

*** Vera GHENO, sociolinguista, Potere alle parole. Perché usarle meglio, Einaudi, 2019


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#SENZA_TAGLI / La lezione più importante di un'insegnante (Enrico Galiano)

Stamattina ero sul water – credo un incipit così solo Chiamatemi Ismaele – dicevo stamattina ero sul water e ho mandato un messaggio a una persona.
Era una persona che stavo cercando da anni perché non è sui social e non conoscevo nessuno che sapesse qualcosa di lei.

Quella persona era la mia prof di Lettere delle medie.

Le ho scritto un messaggio per chiederle come stava e per dirle che avevo un pensiero per lei.
Era un tentativo così tanto per: stiamo parlando della terza media anno scolastico 1990/91 (sì lo so sono anziano). Io che insegno solo da quattordici anni so quanto è difficile ricordarsi di tutti: figuriamoci di uno che è stato suo alunno trent'anni esatti fa.

Cinque minuti dopo mi ha richiamato. Io mi stavo lavando i denti.

“Enrico!”
Ragazzi, che brividi. Si ricordava tutto di me, della mia classe. Perfino dov'ero in banco, da chi mi aveva spostato perché facevo casino. Tutto.
“Ti leggo sempre sai? Ho letto anche uno dei tuoi libri, bello ma poi sì insomma...”
“Insomma...?”
“Insomma parli sempre di adolescenti e io non sono più adolescente da quel dì!”

Per anni mi sono chiesto cosa avesse mai avuto di speciale questa prof, che è stata una delle pochissime che mi è rimasta nel cuore, oltre che uno dei motivi per cui io a mia volta oggi sono un insegnante. L'amore per la sua materia? La chiarezza delle spiegazioni? Il senso dell'umorismo? Cos'era?
Stamattina l'ho scoperto. Cos'è che fa di te un grande insegnante.

Le importava di noi. Si vedeva che le importava di noi. E che le importava sul serio.
Tutto qua.

Non leggerà mai queste parole perché non è sui social, ma insieme al pensierino ci metterò un bigliettino in cui le scriverò che è riuscita, a distanza di trent'anni, a darmi ancora un'altra lezione. La più importante di tutte.

*** Enrico GALIANO, insegnante e scrittore, facebook, 27 aprile 2020, qui


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#VIGNETTE / E cosa ci scrivo? (Stefano Rolli)

Stefano ROLLI
'Il Secolo XIX', 25 aprile 2020, via facebook, qui

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lunedì 27 aprile 2020

#QUADRI / Trasparenze solari (Jeffrey T. Larson)

Jeffrey T. LARSON, 1962
artista statunitense
facebook, 23 aprile 2020, qui

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#VIGNETTE / Tra ricchi e poveri aumentano le distanze (Mauro Biani)

Mauro BIANI
'la Repubblica', 26 aprile 2020, qui

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#SGUARDI POIETICI / Crepuscolo (Jim Harrison)

Crepuscolo sul lago,
nuvole galleggianti
lampi di calore
un incubo dietro i rami;
dalla palude
l'odore di cedro e felce,
il lungo lamento
circolare della strolaga -
l'uccello paffuto desidera i pesci,
che scenda la notte.

Poi diventa così buio
e immobile
che frantumo la luna con un remo.

*** Jim HARRISON, 1937-2016, poeta inglese, Crepuscolo, da Canzone semplice, 1965, in 'cantodellesirene', 27 aprile 2020, qui


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#PIN / Chi ti libera (MasFerrario)

Mixtura, 27 aprile 2020
rielaborazione di un tweet del 7 marzo 2014)

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#SPOT / Chi non si identifica nel 25 aprile (Erri De Luca)


*** Erri DE LUCA, scrittore, poeta, messaggio per il 25 aprile 2020, 'MicroMega online', 25 aprile 2020, qui

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#VIGNETTE / Liberazione, il giorno dopo (Natangelo)

NATANGELO
'il Fatto Quotidiano', 26 aprile 2020, qui

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domenica 26 aprile 2020

#VIDEO / 25 aprile 2020, Pensieri di libertà (ARS-STM)


ARS - STM (Scuola Teatro Mantova)
25 aprile 2020, Pensieri di libertà
video, 20min14

Teresa Turola - Libertà - G. Gaber
Silvia Gandolfi - Lazzaro in ognuno di noi
Simone Aprile - Festeggiamo la liberazione
Beatrice Cotifava - Bio Freedom
Irene Gandolfi - Vittoria - P. Pasolini
Andrea Avanzi - Povera Patria - F. Battiato
Matteo Bertoni - Pensieri
Miriam Nichilo - Controvento - F. Pace
Elena Migliari - Storia di Claudia Ruggerini
Ilaria Lovo - Se io avessi... - G. Rodari
Edoardo Gnoato - La resistenza
Stefano Peppini  - A chi Esita - B. Brecht
Isa Bonfà  - Aprile 1945 - D. Buzzati

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#VIGNETTE / Ce lo ricorderemo così (Natangelo)

NATANGELO
 facebook, 25 aprile 2020, qui

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#SGUARDI POIETICI / Allora, fermi a un imbocco (Umberto Fiori)

Allora, fermi a un imbocco
e all’altro della strettoia,
mille volte ripetere l’invito
– prego, si accomodi!-
e mille volte regalarci il mondo
con gli occhi e con le mani, e mille volte
rifiutare, e invitarci, finché l’asfalto
che ci separa, a furia di cerimonie
si spacchi, e l’erba lì in mezzo ricresca alta
come se mai
ci fosse passato un uomo.

*** Umberto FIORI, 1949, insegnante, scrittore, poeta e musicista, da Tutti, Marcos y Marcos, 1998, in 'ipoetisonovivi.com', 16 aprile 2020, qui


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#SCRITTE / Quarantena da virus


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#MEMO / Cronaca di ore memorabili, 26 aprile 1945 (Dino Buzzati)

Senza osare ancora crederlo, Milano si è risvegliata ieri mattina all'ultima giornata della sua interminabile attesa. Da alcuni giorni la grande speranza aveva acquistato una verosimiglianza meravigliosa, via via che sulla carta della Germania appesa negli uffici, nei tinelli di mille e mille case, le bandierine fatali si spostavano da una parte e dall'altra, in minacciose protuberanze, serrando sempre più la loro stretta.
Per vie misteriose, voci che dapprima parevano strane o pazzesche si spandevano per la città, accrescendo l'ansia della liberazione.
Sintomi decisivi I molti scioperi in città e provincia dei giorni precedenti, eseguiti con disciplina e svoltisi per lo più senza reazioni o repressioni, già dicevano che molte cose erano cambiate e stavano felicemente sovvertendosi. Migliaia di partigiani - era ormai voce comune - erano concentrati in Milano e si disponevano a far sentire il peso delle loro armi. Il febbrile trambusto dinanzi alle sedi dei comandi tedeschi, tutti quegli autocarri carichi delle più strane cose che si lanciavano verso la periferia, quelle finestre che rimanevano sprangate, quei cavalli di frisia che le sentinelle più non vigilavano, erano altrettanti segni promettenti. Poi dicerie in senso opposto: Mussolini - dicevano - era in città in via Conservatorio, nell'antica sede dell'Opera Balilla e stava organizzando la resistenza a oltranza.
Sì - confermava un altro - anche i tedeschi stanno rinforzando le difese: poco fa avevano cominciato a costruire un nuovo ridottino in cemento armato in via Santa Margherita, presso il famigerato albergo Regina, sede di tante fosche verità e truci leggende. Meno male che un altro aveva poi visto gli stessi muratori abbandonare il lavoro, anzi livellare frettolosamente la buca aperta nel selciato.

Un vento quasi freddo ha svegliato ieri mattina la città. Si era detto la sera prima che all'indomani i tram avrebbero fatto sciopero. Sarebbe stato questo un segno ancor più eloquente della crisi. Per i milanesi le rotaie delle strade deserte hanno sempre avuto un significato decisivo. Voleva dire dunque che gli ottimisti avevano ragione. Ma alle orecchie ancora insonnolite saliva dalla via il caratteristico e stavolta non più amico rotolio di metallo. E le stesse sirene del piccolo allarme scandite con l'usata frequenza sembravano voler dire che niente era cambiato. Cominciava dunque ancora una giornata di guerra uguale a troppe altre, patite in una insofferenza crescente e quasi miseramente sprecate nel conto complessivo della vita?
Ma i volti degli armati fascisti - quanto più rari del solito - apparivano diversi dal solito, come svuotati i loro mitra, pur branditi con accentuata ostentazione con la canna orizzontale per rispondere a qualsiasi sorpresa, anziché forza dicevano smarrimento e incertezza.
E passavano rombando autocarri e autocarri tedeschi, cumuli di casse, di pacchi, di mobili, perfino di materassi con in cima la scorta armata. Sopra la cabina del conducente un soldato dalla faccia impenetrabile brandeggiava lentamente la mitragliatrice a destra e a sinistra, a titolo di avvertimento: ma era già lontano, scomparso in fondo alla via, una triste ombra dispersa. E di chi erano quelle belle automobili zeppe di valige e valigette, dal cui finestrino spuntava il nero becco di un'arma? A quale lungo viaggio si accingevano?

I tram, andavano ancora ma già si capiva che Milano aveva interrotto il lavoro: il fiato sospeso, essa sentiva il destino, accumulata in lunghi mesi una carica immensa, mettersi in moto alla fine e incalzare con ritmo sempre più precipitoso. L'organizzazione della riscossa, maturata nell'ombra, rivelava all'improvviso le sue innumerevoli ramificazioni e la solidità della sua estesissima rete. Le parole d'ordine passate segretamente di bocca in bocca, di comitato in comitato, di azienda in azienda, trovavano immediata esecuzione.
Il movimento è cominciato a mezzogiorno. Le maggiori industrie sono in sciopero. Dovunque sono presenti i partigiani che spesso prendono la parola, festeggiatissimi, annunciando alle maestranze che l'ora della liberazione è venuta e incitandole a insorgere. Manifestazioni di solidarietà patriottica riuniscono così gli operati della Caproni, della Magnaghi, dell'Allocchio-Bacchini, dell'Isotta-Fraschini, della Galileo, della Salmoiraghi, della Salva e di moltissime altre fabbriche. Anche donne «fuori legge» partecipano a queste adunate, con l'intrepidezza dimostrata del resto altre volte, in giornate e in occasioni ben più rischiose. Tra esse è la madre di due partigiani caduti che parecchi giorni fa, quando le maglie della vigilanza fascista non si erano per nulla allentate non aveva esitato ad accompagnare un gruppo di partigiani in vari stabilimenti all'ora della mensa, e a rivolgere ai lavoratori parole animatrici.

I Partiti sulla breccia 
Questi scioperi, queste manifestazioni, non sono un segreto. I tedeschi lo sanno ma, impotenti di fronte a così vasta insurrezione, si trovano paralizzati; anche i fascisti lo sanno e vorrebbero intervenire. Ma come? Non è più un patriota isolato o un esiguo gruppo di generosi. Oggi è l'intero popolo che si risveglia. Echeggia qualche sparo, ma la compattezza delle maestranze ben presto scoraggia i «tutori dell'ordine» costringendoli alla ritirata. Alla Compagnia Generale d'Elettricità, dove un discorso del socialista Repossi, ex-deputato, suscita l'entusiasmo delle maestranze, perfino un dirigente tedesco dell'azienda - il cui padre fu ucciso per antinazismo a Berlino - si sente preso dal prorompere del comune sentimento e in atto di civile solidarietà è tra i primi ad affrontare e ad imporsi ai militi della «Resega» che tentavano un intervento.
Entrano, intanto, non più clandestinamente, in azione i partiti del Comitato di liberazione. In via Podgora, mentre ancora tedeschi e fascisti girano per la città comincia a funzionare la sede del partito socialista.
Anche i comunisti, i democristiani, i liberali, gli uomini del partito d'azione con le loro varie forze sono presenti in tutti i principali stabilimenti della periferia; i fiduciari delle diverse organizzazioni politiche inviano le masse lavoratrici a riprendere, ormai a viso aperto, la lotta liberatrice. Purtroppo ancora una volta benché non attaccati i fascisti non esitano a versare nuovo sangue innocente. In uno stabilimento un ufficiale di una banda di Mussolini fatta irruzione con un drappello armato là dove erano riuniti gli operai, fredda con una scarica di mitra un giovane e un altro che, rimasto ferito, gli si rivolge aprendo le braccia in un atto fiero, abbatte con una seconda raffica. Diversi operai sono rimasti pure feriti alla Miani-Silvestri, nel corso di un vero e proprio assedio intrapreso da una brigata nera: e sangue è pure corso alla Pirelli in via Fabio Filzi, in uno scontro tra operai e camicie nere accorse con pezzi d'artiglieria.

I segni del disfacimento delle forze tedesche e fasciste si moltiplicano. Autocarri germanici lanciati ormai in evidente fuga si fermano nelle vie per raccogliere all'ultimo momento soldati sparsi i quali se ne vanno così senza neppure lo zaino e gli effetti personali. Nembi di acre fumo si sprigionano dalle sedi più tristemente famose. I tedeschi dell'albergo Regina si affannano a incenerire carte troppo compromettenti; e il loro esempio è seguito dai comandi di porta Magenta e dagli uffici di Foro Buonaparte, all'ultimo atto della finale liquidazione. Pure i fascisti si preoccupano di non lasciare dietro di se prove eccessivamente eloquenti delle loro prodezze. Archivi vengono incendiati in Prefettura e in numerose sedi di gruppi rionali e di bande armate.

Attacco ai capisaldi 
I tram ora sono fermi. Le vie si fanno a poco a poco sempre più deserte e cresce il silenzio delle grandi aspettazioni. Dinanzi alle saracinesche semiabbassate, ai portoni mezzo chiusi, si formano gruppetti di persone dall'aria un po' stranita che si guardano intorno. Una fucilata suona secca e solitaria nel pomeriggio già estivo. Poi una lunga scarica di mitra. Comincia la battaglia? Si apre l'ultimo sanguinoso atto del dramma? Ma il silenzio ritorna. Con un crescente sollievo la città vede passare le ore senza che si scateni la lotta. La partita non si deciderà dunque a Milano? No, la partita è già stata decisa; e non solo sui fiammeggianti campi di battaglia tra i biondi guerrieri della Russia e su quello italiano: ma anche qui in Milano nell'eterno anno e mezzo di attesa la sorte è stata decisa per opera del popolo stesso, unanime nel desiderio e nell'ansia, attraverso l'ancora oscuro travaglio e sacrificio di molte migliaia di cittadini che a rischio di carcere, di deportazione, di supplizi e di morte non si sono stancati di spandere la semente.

Scese le ombre della sera, le sparatorie si sono riaccese. Armati fascisti sparsi qua e là, prima di riguadagnare i rispettivi rifugi, vanno sprecando le munizioni in inconsulte raffiche, lo smarrimento e i timori facendo loro apparire immagini minacciose ciò che in genere non erano altro che pacifici cittadini attardatisi fuori di casa. Parecchie decine di persone, colpite all'improvviso e senza motivo da questi spari, hanno dovuto essere così trasportate ai vari ospedali cittadini.
Ma intanto le forze dell'Armata della liberazione passavano decisamente all'azione attaccando, prima che sorgesse l'alba, i capisaldi fascisti che nei vari quartieri dimostravano velleità di resistenza. Mentre andiamo in macchina i combattimenti continuano.
Nelle primissime ore di stamane i reparti partigiani hanno già occupato la Prefettura, la sede dell'Eiar, l'ufficio della Questura centrale e i Commissariati di polizia.

*** Dino BUZZATI, 1906-1972, giornalista, scrittore, pittore, drammaturgo, librettista, poeta, Cronaca di ore memorabili, 'Il Nuovo Corriere', giovedì 26 aprile 1945, qui
https://it.wikipedia.org/wiki/Dino_Buzzati


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#MOSQUITO / Diritti, vanno difesi metro per metro (Rossana Rossanda)

Non ci sono nei rapporti fra le classi diritti inalienabili. Essi vanno difesi metro per metro dalla possibilità di un arretramento, del quale nel recente passato lo strumento fondamentale è stata la utilizzazione esclusivamente padronale della tecnologia, e oggi la più volgare riduzione dell’economia a una contabilità dello stato.

*** Rossana ROSSANDA, 1924, politica, co-fondatrice di 'il manifesto', citazione da 'il manifesto', 2012, qui


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#VIGNETTE / 25 aprile, la lezione dell'aquilone (Passepartout)

PASSEPARTOUT
facebook, 25 aprile 2020, qui

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sabato 25 aprile 2020

#SPILLI / Zeitgeist, i padroni, lo sdegno e lo schifo (Massimo Ferrario)

Ovvio che la proprietà di un giornale ha diritto di cambiare un direttore. Ma un giornale non può essere solo merce e un direttore, essendo se non altro una ‘persona’, ancor più che un professionista, non è (non deve essere) una ‘pedina usa-e-getta'. 

Nello stesso giorno in cui qualcuno l'aveva minacciato di morte, il giovane-vecchio Agnelli, privo di quella cultura civile cui dovrebbe importare la storia e i valori di una comunità che produce un bene anche pubblico come un quotidiano, per giunta con il passato di ‘la Repubblica’, decide di licenziare in tronco Carlo Verdelli, da mesi sotto scorta, con un burocratico comunicato istituzionale emesso dopo una riunione azionaria. 
A Verdelli avevano predetto la morte il 23 aprile. Nella stessa data ha ricevuto, da altri, la morte professionale. Ovviamente, tutto senza 'una-spiegazione-una'. 

Circa un anno fa era accaduto lo stesso con Mario Calabresi: la differenza era che il padrone era un altro. A conferma che i padroni, quando ‘fanno’ i padroni, sono tutti simili. 

Una volta, per accompagnare certe azioni che potevano apparire 'volgari', almeno sul piano della 'buona educazione', se non della corretta prassi di rispetto civile, si richiamava lo ‘stile’. 
Lo stile Agnelli, per esempio. 
Era senz'altro ipocrisia: ma era una finzione che denotava, almeno, consapevolezza che si stava facendo ciò che non andava fatto, o forse si sarebbe potuto (dovuto) fare in un altro modo. 

Ora invece, cambiate le generazioni, la volgarità è senza veli: ti viene gettata in faccia. Con spudorata iattanza. ‘Io sono io e tu non sei un cazzo’. E in genere va bene così: nessuno protesta. Neppure l’interessato. 

Tuttavia, può ancora produrre sdegno e schifo. Almeno in chi non ha smesso di sapersi sdegnare e di fronte a certi atti sente in pancia quei moti di vomito che segnalano che sei ancora sano.

*** Massimo Ferrario, Zeitgeist: i padroni, lo sdegno e lo schifo, ‘Mixtura’, 25 aprile 2020


In Mixtura ark #Spilli dei Massimo Ferrario qui

#BREVITER / la Repubblica, 25 aprile 2020 vs 25 aprile 2019: inizia la gestione Agnelli

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#SGUARDI POIETICI / I partigiani (Nino Pedretti)

Non è per via della gloria
che siamo andati in montagna 
a fare la guerra.
Di guerra eravam stanchi, 
di patria anche.
Avevamo bisogno di dire:
lasciateci le mani libere, i piedi,
gli occhi, le orecchie; lasciateci
dormire nel fienile con una ragazza.
Per questo abbiam sparato, 
ci siamo fatti impiccare, 
siamo andati al macello
col cuore che piangeva,
con le labbra tremanti.
Ma anche così sapevamo
che di fronte a un boia di fascista 
noi eravam persone,
e loro marionette.
E adesso che siamo morti
non rompeteci i coglioni
con le cerimonie,
pensate piuttosto ai vivi
che non perdano anche loro
la giovinezza.

** Nino PEDRETTI, 1923-1981, poeta e traduttore, I partigiani, da "Al vòusi" e altre poesie in dialetto romagnolo, Einaudi, 2007
https://it.wikipedia.org/wiki/Nino_Pedretti


Testo in dialetto romagnolo (I Partigièn)
Un n’è par véa d’la gloria
sa sém andè in montagna
a fè la guèra.
Ad guèra a sémi stoff,
ad patria ènca.
Evémi bsogn ad déì:
lascés el mèni lébri,
i pii, gli òcc’, a glu urèci;
lascès durmèi ‘nt e fén
s’una ragaza.
Par quèst avém sparè
a’ s sém fat impichè
a sèm andè a e’ mazèll
pianzènd ‘nt’ e’ còr
e al labri ch’al tremèva.
Mò ènca a savémi
che a pét d’un boia d’un fascésta,
neun a sémi zènta
e lòu del mariunèti.
E adèss ch’a sém mort
n’u rumpéis i quaieun
sa ‘l cerimòni,
pansè piutòst m’i véiv
ch’ì n’apa da pérd ènca lòu
la giovinezza.

#MEMO / 25 aprile, Comunicato CLNAI 1945

Il CLNAI dichiara che la fucilazione di Mussolini e complici, da esso ordinata, è la conclusione necessaria di una fase storica che lascia il nostro Paese ancora coperto di macerie materiali e morali, è la conclusione di una lotta insurrezionale che segna per la Patria la premessa della rinascita e della ricostruzione. Il popolo italiano non potrebbe iniziare una vita libera e normale - che il fascismo per venti anni gli ha negato - se il CLNAI non avesse tempestivamente dimostrato la sua ferrea decisione di saper fare suo un giudizio già pronunciato dalla storia.

Solo a prezzo di questo taglio netto con un passato di vergogna e di delitti, il popolo italiano poteva avere l'assicurazione che il CLNAI è deciso a proseguire con fermezza il rinnovamento democratico del Paese. Solo a questo prezzo la necessaria epurazione dei residui fascisti può e deve avvenire, con la conclusione della fase insurrezionale, nelle forme della più stretta legalità.

Dell'esplosione di odio popolare che è trascesa in quest'unica occasione a eccessi comprensibili soltanto nel clima voluto e creato da Mussolini, il fascismo stesso è l'unico responsabile.

Il CLNAI, come ha saputo condurre l'insurrezione, mirabile per disciplina democratica, trasfondendo in tutti gli insorti il senso della responsabilità di questa grande ora storica, e come ha saputo fare, senza esitazioni, giustizia dei responsabili della rovina della Patria, intende che nella nuova epoca che si apre al libero popolo italiano, tali eccessi non abbiano più a ripetersi. Nulla potrebbe giustificarli nel nuovo clima di libertà e di stretta legalità democratica, che il CLNAI è deciso a ristabilire, conclusa ormai la lotta insurrezionale.

*** Il Comitato di Liberazione Nazionale dell'Alta Italia, 29 aprile 1945, it.wikisource, qui

Achille Marazza per la Democrazia Cristiana - Augusto De Gasperi per la Democrazia Cristiana - Ferruccio Parri per il Partito d'Azione -  Leo Valiani per il Partito d'Azione -  Luigi Longo per il Partito Comunista Italiano - Emilio Sereni per il Partito Comunista Italiano - Giustino Arpesani per il Partito Liberale Italiano -  Filippo Jacini per il Partito Liberale Italiano - Rodolfo Morandi per il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria -  Sandro Pertini per il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria


In Mixtura ark #Memo qui

#MUSICHE & TESTI / Oltre il ponte (Italo Calvino, Andrea Liberovici)


MCR - Modena City Ramblers
(con Moni Ovadia)
Oltre il ponte
(Italo Calvino, Andrea Liberovici)
video 4min55

O ragazza dalle guance di pesca,
O ragazza dalle guance d’aurora,
Io spero che a narrarti riesca
La mia vita all’età che tu hai ora.
Coprifuoco: la truppa tedesca
La città dominava. Siam pronti.
Chi non vuole chinare la testa
Con noi prenda la strada dei monti.

Silenziosi sugli aghi di pino,
Su spinosi ricci di castagna,
Una squadra nel buio mattino
Discendeva l’oscura montagna.
La speranza era nostra compagna
Ad assaltar caposaldi nemici
Conquistandoci l’armi in battaglia
Scalzi e laceri eppure felici.

Avevamo vent’anni e oltre il ponte
Oltre il ponte che è in mano nemica
Vedevam l’altra riva, la vita,
Tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte,
Tutto il bene avevamo nel cuore,
A vent’anni la vita è oltre il ponte,
Oltre il fuoco comincia l’amore.

Non è detto che fossimo santi,
L’eroismo non è sovrumano,
Corri, abbassati, dài, balza avanti,
Ogni passo che fai non è vano.
Vedevamo a portata di mano,
Dietro il tronco, il cespuglio, il canneto,
L’avvenire d’un mondo più umano
E più giusto, più libero e lieto.

Avevamo vent’anni e oltre il ponte
Oltre il ponte che è in mano nemica
Vedevam l’altra riva, la vita,
Tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte,
Tutto il bene avevamo nel cuore,
A vent’anni la vita è oltre il ponte,
Oltre il fuoco comincia l’amore.

Ormai tutti han famiglia, hanno figli,
Che non sanno la storia di ieri.
lo son solo e passeggio tra i tigli
Con te, cara, che allora non c’eri.
E vorrei che quei nostri pensieri,
Quelle nostre speranze d’allora,
Rivivessero in quel che tu speri,
O ragazza color dell’aurora.

Avevamo vent’anni e oltre il ponte
Oltre il ponte che è in mano nemica
Vedevam l’altra riva, la vita,
Tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte,
Tutto il bene avevamo nel cuore,
A vent’anni la vita è oltre il ponte,
Oltre il fuoco comincia l’amore.

In Mixtura i contributi di Italo Calvino qui
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#VIDEO / 25 aprile, i pugni di Marcello (Stefano Massini)


Stefano MASSINI
1975
scrittore, drammaturgo, saggista
10 cose che non saranno più uguali 
La 7, Piazza Pulita, 23 aprile 2020,
video, 6min45
25 APRILE
I pugni di Marcello e la retorica del 25 aprile

Dalla presentazione:
" La storia semplice di Marcello, picchiato dai fascisti per un giorno intero a causa di un equivoco. Ma a premere a Massini è il fatto che Marcello la sua storia non potrà raccontarla più: come tanti ultranovantenni è morto durante i giorni del virus. La loro testimonianza oggi va presa in carico da noi, in un paesaggio di consegne. E chi se ne importa se per qualcuno il 25 Aprile è una ricorrenza retorica: per loro Massini ha in serbo un finale durissimo, che in nome di un’ironia tagliente, non lascia spazio a equivoci. "

In Mixtura i contributi di Stefano Massini qui
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#SPOT / 25 aprile (L'Ideota)

facebook, 19 aprile 2020, qui

In Mixtura ark #Spot qui

#VIGNETTE / Minacce al direttore di Repubblica (Vauro)

VAURO, 1955
vignettista, scrittore, giornalista
facebook, 23 aprile 2020, qui

In Mixtura i contributi di Vauro qui
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venerdì 24 aprile 2020

#VIDEO / Sanddornbalance (Marula Rigolo)


Marula RIGOLO
Sanddornbalance
youtube, 5 febbraio 2016
video, 14min06

Dalla presentazione:
"Fin da giovane, Marula si è allenata nella danza e si è recentemente diplomata alla Scuola di danza di Zurigo. Essendo la più giovane delle tre figlie di Maedir Eugster Rigolo e Lena Roth, ha assunto un ruolo simbolico in WINGS, ed è al centro della scena come l'ultima della nuova generazione dei Rigolos. Come è tradizione della famiglia, Marula esegue l'arte del SALDO SANDDORN, aggiungendo il suo tenero tocco personale a questo atto di fama mondiale."

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