martedì 31 maggio 2022

#SGUARDI POIETICI / Senza chiederci (Akiko Yosano)

Senza chiederci
se sia giusto o sbagliato
se la vita futura
se la fama… Tu e io
ci amiamo e ci guardiamo.

*** Akiko YOSANO, 1878-1942, poetessa giapponese, Senza chiederci, da Capelli scarmigliati, 1901, in 'il canto delle sirene', 30 maggio 2022, qui


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#VIGNETTE / Tra scuola e lavoro (Mauro Biani)

Mauro BIANI
'L'Espresso', 29 maggio 2022, via facebook, qui

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lunedì 30 maggio 2022

#SGUARDI POIETICI / Dopolavoro (Francesco Targhetta)

Nonostante non serva,
ogni sera da giugno a settembre
rasa il giardino sul tagliaerba.
Lo guida con i guanti
come un pilota
disegnando traiettorie
sempre un poco diverse
e assorta dietro le tende
la moglie lo osserva
dalle finestre.
poi lui sale, lei scompare
e resta il silenzio crepuscolare - 
la quotidiana rimanenza
della violenza

*** Francesco TARGHETTA, 1980, scrittore, poeta,  Dopolavoro, da La colpa al capitalismo, La nave di Teseo, 2022 


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#VIGNETTE / Berlusconi, chiesti sei anni (Natangelo)

NATANGELO, 1985
'il Fatto Quotidiano', 26 maggio 2022, via facebook, qui

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domenica 29 maggio 2022

#SGUARDI POIETICI / L'inquieto vivere (Andrea Melis)

L'inquieto vivere
di chi combatte
e si oppone
senz'altra ragione
se non quella
che con un 'lascia perdere'
li si farebbe trionfare.

*** Andrea MELIS, 1979, L'inquieto vivere, da Piccole tracce di vita, Feltrinelli, 2018.


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#PIN / Psicologismo e mindfulness (MasFerrario)


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sabato 28 maggio 2022

#SGUARDI POIETICI / Porto in salvo dal freddo le parole (Francesco Scarabicchi)

Porto in salvo dal freddo le parole,
curo l’ombra dell’erba, la coltivo
alla luce notturna delle aiuole,
custodisco la casa dove vivo,
dico piano il tuo nome, lo conservo
per l’inverno che viene, come un lume.

*** Francesco SCARABICCHI, 1951, poeta, traduttore, Il prato bianco, Einaudi, 2017, in 'poesia in rete', 27 novembre 2019, qui


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#VIGNETTE / A cosa serve l'esperienza (Pepè)

PEPE'
 facebook, 27 maggio 2022, qui

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venerdì 27 maggio 2022

#SGUARDI POIETICI / Quando il pensiero di te mi accompagna (Umberto Saba)

Quando il pensiero di te mi accompagna
nel buio, dove a volte dagli orrori
mi rifugio del giorno, per dolcezza
immobile mi tiene come statua.
Poi mi levo, riprendo la mia vita.
Tutto è lontano da me, giovinezza,
gloria; altra cura dagli altri mi strana.
Ma quel pensiero di te, che tu vivi,
mi consola di tutto. Oh tenerezza
immensa quasi disumana!

*** Umberto SABA, 1883-1957, poeta, scrittore, aforista, da Il canzoniere (1900-1954), Einaudi, 1965, in 'poesia in rete', 3 novembre 2019, qui



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#VIGNETTE /Trova l'assassino (Mauro Biani)

Mauro BIANI, 1967
'la Repubblica', 26 maggio 2022, via facebook, qui

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giovedì 26 maggio 2022

#SGUARDI POIETICI / Ricordo una stagione (Maria Luisa Spaziani)

Ricordo una stagione in mezzo a colli
immensi, affaticata dal soffiare
della notturna tramontana. Un gelso
gemeva negli strappi, così alto
che talora il suo grido mi svegliava.

Ieri nel ritornarvi non sembrava
passato altro che un giorno.
La tramontana ci infuriava intorno.
Contro il cancello, intatta, era restata
una mia antica rosa morsicata.

*** Maria Luisa SPAZIANI, 1923-2014, poetessa, da Le acque del sabato, Mondadori, 1954, in 'poesia in rete', 13 marzo 2019, qui


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#VIGNETTE / Non ti riconosco più (Pepè)

PEPE' (Beppe Giglio)
facebook, 25 maggio 2022, qui

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mercoledì 25 maggio 2022

#SGUARDI POIETICI / Eri dritta e felice (Leonardo Sinisgalli)

Eri dritta e felice
Sulla porta che il vento
Apriva alla campagna.
Intrisa di luce
Stavi ferma nel giorno,
Al tempo delle vespe d’oro
Quando al sambuco
Si fanno dolci le midolla.
Allora s’andava scalzi
Per i fossi, si misurava l’ardore
Del sole dalle impronte
Lasciate sui sassi.

*** Leonardo SINISGALLI, 1908-1981, poeta, saggista, critico d'arte, da Vidi le Muse, Mondadori, 1943, in 'poesia in rete', 18 aprile 2020, qui


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#VIGNETTE / Guerra o pane (Fabio Magnasciutti)

 

Fabio MAGNASCIUTTI
facebook, 24 maggio 2022, qui

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martedì 24 maggio 2022

#SGUARDI POIETICI / Era detto aquilone (Vivian Lamarque)

Non si chiamava così
ma era detto aquilone
perché quando appariva nel campo di erba
sembrava ondeggiare
e quando vedeva da lontano Maria
pareva innalzarsi
portato dal vento e dall’emozione.

*** Vivian LAMARQUE, 1946, giornalista, scrittrice e poetessa, Era detto aquilone, da Teresino, Società di poesia, 1981, in 'il canto delle sirene', 22 maggio 2022, qui
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#VIGNETTE / Disertori (Mauro Biani)

Mauro BIANI
'la Repubblica', 22 maggio 2022, via facebook, qui

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lunedì 23 maggio 2022

#SGUARDI POIETICI / Milano (Diego Valeri)

Corso Venezia rombava e cantava
come un giovane fiume a primavera.
Noi due, sperduti, s’andava s’andava,
tra la folla ubriaca della sera.

Ti guardavo nel viso a quando a quando:
eri un aperto luminoso fiore.
Poi ti prendevo la mano tremando:
e mi pareva di prenderti il cuore.

*** Diego VALERI,  poeta, 1887-1976, Milano, da Poesie vecchie e nuove, Lo Specchio Mondadori, 1952, in 'poesia in rete', 28 gennaio 2019, qui


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#VIGNETTE / Monkeypox (Stefano Rolli)

Stefano ROLLI
'il Secolo XIX', 21 maggio 2022, via facebook, qui

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domenica 22 maggio 2022

#SGUARDI POIETICI / Mi adagio nel mattino (Sandro Penna)

Mi adagio nel mattino
di primavera. Sento
nascere in me scomposte
aurore. Io non so più
se muoio o pure nasco.

*** Sandro PENNA, 1906-1977, da Poesie giovanili ritrovate, 1927-1936, da Sandro Penna, Poesie, Garzanti, 1987, in 'poesia in rete', 8 maggio 2018, qui


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#VIGNETTE / Stefania Craxi, neopresidente alla Commissione Esteri (Natangelo)

NATANGELO,  1985
'il Fatto Quotidiano', 19 maggio 2022, via facebook, qui

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sabato 21 maggio 2022

#SGUARDI POIETICI / Fine (Ada Negri)

La rosa bianca, sola in una coppa
di vetro, nel silenzio si disfoglia
e non sa di morire e ch’io la guardo
morire. Un dopo l’altro si distaccano
i petali; ma intatti: immacolati:
un presso l’altro con un tocco lieve
posano, e stanno: attenti, se un prodigio
li risollevi o li ridoni, ancóra
vivi, candidi ancóra, al gambo spoglio.
Tal mi sento cadere sul cuore i giorni
del mio tempo fugace: intatti; e il cuore
vorrebbe, ma non può, comporli in una
rosa novella, su piú alto stelo.

*** Ada NEGRI, 1870-1945, poetessa e scrittrice, Fine, da Il dono, Mondadori, 1936, in 'poesia in rete', 26 dicembre 2019, qui


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#VIGNETTE / Riforma Concorrenza Ue, Cabina elettorale (Stefano Rolli)

Stefano ROLLI
'Il Secolo XIX', 20 maggio 2022, via faceboo, qui

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venerdì 20 maggio 2022

#SGUARDI POIETICI / Un giorno qualcuno (Alejandro Jodorowsky)

Un giorno qualcuno
ti abbraccerà così forte,
che tutte le tue parti rotte
torneranno insieme.

*** Alejandro JODOROWSKY, 1939, scrittore, drammaturgo, compositore, regista cileno naturalizzato francese, facebook, 18 maggio 2022, qui


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#VIGNETTE / Un nuovo mondo (Coma Empirico)

COMA EMPIRICO
facebook, 18 maggi o2022, qui

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giovedì 19 maggio 2022

#SGUARDI POIETICI / Aria di casa (Paola Loreto)

Ho lasciato mi venisse vicino
un uomo. Volevo una cucina
nuova alla quale affezionarmi.
Un odore a cui tornare, sempre.
Un luogo a cui legare il corpo
ogni momento con un filo che
mi esce dalla bocca: mentre penso,
mentre mangio, se cammino e non m’accorgo.
Quando guardo un altro e lo trovo carino,
ammiro un monte e il suo alto profilo.
Qualcosa che mi faccia male dentro
se mi allontano: da stare attenti,
non tirare troppo la corda,
sennò si strappa.

*** Paola LORETO, 1964, poetessa e docente di letteratura angloamericana, Aria di casa, da La memoria del corpo, Crocetti Editore, 2007, in 'poesia in rete', 21 giugno 2018, qui


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#VIGNETTE / Ore piccole (Fabio Magnasciutti)

Fabio MAGNASCIUTTI
facebook, 17 maggio 2022, qui

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mercoledì 18 maggio 2022

#SPILLI / Neo-lingua 2.0 (Massimo Ferrario)

Fatti alternativi: anziché falsità. 
Operazione speciale: anziché guerra. 
Evacuazione: anziché resa. 

È la neo-lingua: perfetta per prenderci in giro meglio. 

*** Massimo Ferrario, Neo-Lingua, facebook, 17 maggio 2022


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#SGUARDI POIETICI / Il superstite (Primo Levi)

Since then, at an uncertain hour,
Dopo di allora, ad ora incerta,
Quella pena ritorna,
E se non trova chi lo ascolti
Gli brucia in petto il cuore.
Rivede i visi dei suoi compagni
Lividi nella prima luce,
Grigi di polvere di cemento,
Indistinti per nebbia,
Tinti di morte nei sonni inquieti:
A notte menano le mascelle
Sotto la mora greve dei sogni
Masticando una rapa che non c’è.
“Indietro, via di qui, gente sommersa,
Andate. Non ho soppiantato nessuno,
Non ho usurpato il pane di nessuno,
Nessuno è morto in vece mia. Nessuno.
Ritornate alla vostra nebbia.
Non è mia colpa se vivo e respiro
E mangio e bevo e dormo e vesto panni”.

*** Primo LEVI, 1919-1987, scrittore, poeta, testimone dei lager, Il superstite, 4 febbraio 1984, da Ad ora incerta, Garzanti Editore, 1984, in 'poesia in rete', 2 settembre 2018, qui


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#VIGNETTE / Puoi guarire, se ti impegni (Mauro Biani)

 

Mauro BIANI, 1967
'la Repubblica', 17 maggio 2022, via facebook, qui

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martedì 17 maggio 2022

#SGUARDI POIETICI / Il seme (Marcello Comitini)

Da quali nascosti solchi della mente saliranno
le parole se non ho avventure da narrare
se ho vissuto solo nel silenzio
se l’amore mi ha lasciato tanto ancora da sperare.
Parlerò alla luna
quando nella notte bagna il tempo dei ricordi.
E nel tramonto al sole quando brucia le speranze.
Conservo dentro il cuore il profumo di tanti fiori
e tra le labbra stringo il gelo di tante nevi.

La mia anima è un seme nella terra del mio corpo.

*** Marcello COMITINI, Il seme, da Quarto Giorno: poesie, Edizioni Caffè Tergeste, 2018, in 'poesia in rete', 12 giugno 2019, qui


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#VIGNETTE / Draghi-Usa (Cappellov)

CAPPELLOV
facebook, 13 maggio 2022, qui

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lunedì 16 maggio 2022

#SGUARDI POIETICI / Addosso al viso mi cadono le notti (Patrizia Cavalli)

Addosso al viso mi cadono le notti
e anche i giorni mi cadono sul viso.
Io li vedo come si accavallano
formando geografie disordinate:
il loro peso non è sempre uguale,
a volte cadono dall’alto e fanno buche,
altre volte si appoggiano soltanto
lasciando un ricordo un po’ in penombra.
Geometra perito io li misuro
li conto e li divido
in anni e stagioni, in mesi e settimane.
Ma veramente aspetto
in segretezza di distrarmi
nella confusione perdere i calcoli,
uscire di prigione
ricevere la grazia di una nuova faccia.

*** Patrizia CAVALLI, 1947, poetessa, da Il cielo, in Patrizia Cavalli, Poesie (1974-1992), Einaudi, Torino, 1992, segnalata in 'poesia in rete', 22 giugno 2019,  qui


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#SCRITTE/ Tranne la mamma

facebook, 14 maggio 2022, qui

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sabato 14 maggio 2022

#SGUARDI POIETICI / Sono i tuoi occhi l'estrema luce (Roberto Carifi)

Sono i tuoi occhi l’estrema luce.
Quando inizia la notte loro resistono
e vegliano il mio sonno.
Dormo con loro, li so spalancati
sul cuscino, deposti nel mio cuore.
Se un giorno non mi svegliassi, amore,
sarei per sempre nel tuo sguardo.

*** Roberto CARIFI, 1948, poeta, scrittore, filosofo, traduttore, da “Nel ferro dei balocchi”, Poesie 1983-2000, Crocetti Editore, 2008, in 'poesia nella rete', 9 agosto 2020, qui


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#VIGNETTE / Putin e l'Europa (Natangelo)

NATANGELO,  1985
'il Fatto Quotidiano', 13 maggio 20220, via facebook, qui

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venerdì 13 maggio 2022

#SGUARDI POIETICI / Passato (Vincenzo Cardarelli)

I ricordi, queste ombre troppo lunghe
del nostro breve corpo,
questo strascico di morte
che noi lasciamo vivendo,
i lugubri e durevoli ricordi,
eccoli già apparire:
melanconici e muti
fantasmi agitati da un vento funebre.
E tu non sei piú che un ricordo.
Sei trapassata nella mia memoria.
Ora sí, posso dire 
che m’appartieni
e qualche cosa fra di noi è accaduto
irrevocabilmente.
Tutto finí, cosí rapido!
Precipitoso e lieve
il tempo ci raggiunse.
Di fuggevoli istanti ordí una storia
ben chiusa e triste.
Dovevamo saperlo che l’amore
brucia la vita e fa volare il tempo. 
 
*** Vincenzo CARDARELLI, 1887-1959, poeta, scrittore, giornalista, Passato, da Opere complete, “I Meridiani” Mondadori, 1981, in 'poesia in rete', 30 giugno 201\8, qui


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giovedì 12 maggio 2022

#SGUARDI POIETICI / Due (Pierluigi Cappello)

Lascio la camera com’era quando era nei tuoi occhi,
incontrarti è il sapore che trattengo nel sorso di caffè.

Tra il piacere e quel che resta del piacere
il mio corpo sta come un posto dove si piange
perché non c’è nessuno.

Un giorno settembre era limpido e ventoso
il silenzio ammutoliva, la terra tornava al cielo.

*** Pierluigi CAPPELLO, 1967-2017, poeta, Due, da Mandate a dire all’imperatore, Crocetti Editore, 2010, in 'poesia in rete', 7 settembre 2019, qui


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#HUMOR / Pensi che il digitale...?

via whatsapp

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#VIGNETTE / Draghi da Biden (Natangelo)

NATANGELO, 1985
'il Fatto Quotidiano', 10 maggio 2022, via facebook, qui


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mercoledì 11 maggio 2022

#SGUARDI POIETICI / Macchina (Antonella Anedda)

Le dita sulla tastiera del computer schioccano
– solo piú leggermente –
come un tempo la macchina per scrivere.
Era bello quel nome: macchina, ancora meglio
quando senza la c ritorna machina.
Impalcatura per un dio o un assedio,
ariete per abbattere le mura.
Rimandava a un arto di ferro, un ordigno
e un artiglio che ubbidiva al cervello.
Eppure non ha senso
rimpiangere il passato,
provare nostalgia per quello che
crediamo di essere stati.
Ogni sette anni si rinnovano le cellule:
adesso siamo chi non eravamo.
Anche vivendo – lo dimentichiamo –
restiamo in carica per poco.

*** Antonella ANEDDA, 1955, poetessa, Macchina, da Historiae, Einaudi, 2018, segnalata in 'poesia in rete', 15 ottobre 2018, qui


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#VIGNETTE / C'è un gran ritorno alla famiglia (Pepè)

Pepè (Bebbe Giglio), 
facebook, 10 maggio 2022, qui

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martedì 10 maggio 2022

#SGUARDI POIETICI / C'è una sola fortuna (Franco Arminio)

C'è una sola fortuna:
la salute.
Se oggi ancora non lo hai detto
ricordati che stai bene:
la tua salute è importante,
quella di chi ti è caro
è indispensabile.
Torna indietro,
chiediti scusa per non aver onorato
la salute che c'era ieri
e quella che c'è oggi.
Usa un po' della tua salute
per chi soffre,
guarda con dolcezza
la vita che non riesce ai vivi.

*** Franco ARMINIO, 1960, poeta, saggista, facebook, 8 maggio 2022, qui


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lunedì 9 maggio 2022

domenica 8 maggio 2022

#SPILLI / Anime belle? No, anime razionali (Massimo Ferrario)

Non mi sono mai riconosciuto nella definizione di pacifista. E non mi ci riconosco neppure oggi. Prima di tutto perché ho una immediata ambivalenza verso le definizioni. So che servono e anch'io le uso: per capire il mondo. Ma so pure che a usarle con facilità e senza consapevolezza si è spinti fuori strada: perché ogni definizione lascia fuori ciò che non definisce. E per fortuna.

L'altro giorno un amico di vecchia data, all'inizio di una di quelle discussioni su Russia-Ucraina che oggi rischiano di spaccare amicizie e famiglie, mi ha detto: Be', certo, tu sei un pacifista... La battuta era bonaria, ma il sottotesto (neppure tanto sotto) assai meno. Da sempre, ma soprattutto oggi, il bellicismo, più o meno esibito con orgoglio spavaldo, squalifica, dall'alto dei suoi elmetti soprattutto indossati sui divani di casa nelle chiacchiere salottiere, chi si sottrae alla logica delle armi. Naturalmente, chi insulta i pacifisti, si affretta sempre a dichiararsi per la pace e a precisare che i mitra non gli piacciono, ma in certi casi non se ne può fare a meno. Insomma: guerra no, ma alla fine sì. Com'è ovvio, sempre rattristandosi molto per il mondo che purtroppo va così e turandosi il naso per una scelta che mai farebbero se non costretti dal solito Cattivo-Mostro-Criminale di turno.

Ho colto l'occasione, con l'amico, per spiegargli la mia posizione. 
Non amo gli ismi: anche quelli che contengono scelte verso le quali potrei sentirmi più ideologicamente consonante. Perché ogni ismo è un assoluto: un troppo che stroppia. Pecca di fondamentalismo (appunto...!): usa soltanto lo zoom e dimentica il grandangolo. Anche per questo non mi ha mai affascinato l'etichetta di pacifismo e, conseguentemente, di pacifista. Certo, ho sempre creduto, e ancor più oggi sono convinto, che il negoziato è il modo per risolvere i conflitti. Però ho sempre pensato, e non smetto di pensarlo, che in alcuni casi, anche la guerra può giustificarsi. Ad esempio, sono esistite, e possono esistere tuttora, guerre di liberazione. Però valgono alcune considerazioni: che ieri ricorrevano spesso e oggi, immersi come siamo in un'interdipendenza cui nulla sfugge, mancano o si ritrovano, nei fatti concreti, sempre meno. 

Ne enumero due che ritengo di fondamentale e eguale di importanza. 
1) La guerra deve essere localizzata e confinata, in modo che non si allarghi e non impatti su largo raggio: una guerra regionale, cioè, non deve avere il potenziale di diventare mondiale. 2) La guerra deve essere limitata allo scontro tra militari: le morti di civili devono essere minimizzate. 
 
Fino a tutto l'800 le guerre erano così. Le due guerre mondiali hanno costituito un'innovazione. Perversa, ovviamente:  si stima che oltre  16 milioni di morti siano stati causati dalla 1^ guerra mondiale e quasi 70 milioni di morti siano quelli della 2^ guerra mondiale. Tra i morti, specie per il 2^ conflitto, difficile calcolare i civili, ma sicuramente sono stati milioni. Dal dopoguerra, le centinaia di guerre locali in giro per il mondo hanno prodotto morti à gogo e oggi si calcola che il 90% dei morti da guerre siano civili.

Già questo dovrebbe metterci in guardia: gli argomenti per perseguire ad ogni costo la pace, negando la possibilità di guerra ad ogni conflitto tra Paesi, dovrebbero essere più che persuasivi. Ma, come sappiamo, un altro dato si aggiunge. Ed è - dovrebbe essere - quello decisivo: la bomba atomica è l'arma che fu sperimentata, dagli Usa, sul finire della 2^ guerra mondiale (Hiroshima, 166mila morti civili e Nagasaki, 80mila morti civili). Oggi l'arsenale nucleare disponibile (oltre 13mila armi, di cui Usa e Russia detengono il 90%), non è in grado di far saltare il Pianeta, ma può distruggere, con pochi clic in pochi secondi, pigiati su pochi pulsanti attivabili da poche persone, la vita di ogni umano sul pianeta. 

Questo è il fatto nuovo con cui ogni discorso oggi deve fare i conti: parlare di guerra, dopo il 1946, significa parlare di un potenziale di guerra atomica fino a ieri inesistente. 
Lo sappiamo e lo ripetiamo. Però ce lo dimentichiamo. 
Ricordarlo ancora una volta non è fare della ideologia deteriore: è prendere atto della realtà. Quella che amano tanto coloro che si definiscono pragmatici, insultando chi ritengono non lo sia mai abbastanza. 

Il punto quindi non sono le 'anime belle': sono le 'anime razionali'. Sono le seconde che mancano: subito accomunate alle prime e squalificate come fossero portatori di peste.
In questo contesto, vincolato dalle condizioni strutturali che rendono l'oggi completamente diverso dallo ieri, non si può continuare a parlare di 'vincere-contro': né mettendo in campo le armi (perché si può arrivare alla distruzione del mondo), né imponendo una negoziazione al tavolo diplomatico che ammetta solo una controparte perdente (perché nessuno può subire l'umiliazione di una sconfitta). 
L'unica bussola comportamentale oggi possibile è il 'vincere-insieme': che, ovviamente, come dicono anche i sacri testi cui tutti a parole dichiarano di ispirarsi nelle contrattazioni d'affari efficaci, prevede  quel concedere reciproco senza il quale viene a cadere ogni compromesso sano e produttivo. 

Ancora una volta: non è buonismo, ma analisi logica e consequenziale dello stato in cui il mondo si trova nel 2022. O si è capaci di produrre un reciproco vantaggioso win-win (l’espressione ‘inventata’ dagli anglosassoni, che poi però inneggiano ai missili), oppure si finisce lose-lose. Solo che il lose-lose di oggi non riguarda solo le parti belligeranti, ma tutti gli umani del Pianeta. 

Sono banale, lo so. E anche un po' ripetitivo.
Eppure, un pizzico di realismo che riattivi i cervelli, se ancora esistono, aiuterebbe a capire la realtà del nuovo secolo. Invece, la guerra ucraina è diventata una guerra per procura di Usa contro Russia: le dichiarazioni di Biden sono lì a dimostrarlo e l'ultima affermazione Nato, che boccia la proposta di Zelensky di una possibile concessione della Crimea a Putin per dare inizio a un negoziato di pace, dovrebbe cancellare ogni eventuale dubbio residuo. 

E' una sfida all'ok Corral Biden-Putin, sulla pelle degli ucraini, appositamente 'pompati' alla 'bella morte' dal primo (come se già le vittime non avessero dato abbondante prova di essere automotivate al suicidio). Solo che in palio non c'è la vittoria di due bulli sul mondo, ma il mondo stesso. 

L'ottusa avventatezza di chi si sfida a chi ha il missile più lungo o di chi tifa per la vittoria di una delle parti continuando a mostrificare l'altra e la masochistica stupidità di chi sta a guardare pensando che tanto il problema non è suo, senza immaginare e perseguire tavoli che costringano a negoziare chi deve negoziare, dimostrano una volta di più che noi umani non apparteniamo alla specie dei sapiens sapiens. E neppure dei sapiens
Non se lo meritano i nostri nipotini, costretti a subire decisioni altrui che ipotecano il loro futuro, forse la loro stessa vita, tuttavia noi sedicenti adulti, come umani, ci meritiamo il sipario.

*** Massimo Ferrario, Anime belle? No, anime razionali, per 'Mixtura'


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#PIN / Niente compromessi, mica erano 'anime belle' (MasFerrario)


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#VIGNETTE / La normalità (Mauro Biani)

 

Mauro BIANI
'la Repubblica', 5 maggio 2022, via facebook, qui

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sabato 7 maggio 2022

#SGUARDI POIETICI / Camera (Carme Guasch)

Parigi era una camera.
L’amore era una camera
con le farfalle grigie
sulle pareti pallide.
Parigi era una pioggia
fitta ed estenuante,
che riempiva di stelle
la notte senza luna.

L’amore era una pioggia
di parole inventate
e calde tenerezze
sulla pelle estatica.
Parigi vecchio sogno
lacerato all’alba,
mani come farfalle
sgraziate che tentavano
audaci traiettorie
sulle fiamme del sangue.

La notte era una camera
minuscola, perduta,
enorme, traboccante,
insonne, tremolante,
silenziosa, sfinita.
Il mondo era una camera.
Noi eravamo il mondo.

*** Carme GUASCH, 1928-1998, poetessa e scrittrice catalana, Camera, da Interni, 1997, in 'il canto delle sirene', 3 maggio 2022, qui


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#VIGNETTE / Tanto nessuno ricorda (Passepartout)

PASSEPARTOUT (Gianfranco Tartaglia)
facebook, 6 maggio 2022, qui

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venerdì 6 maggio 2022

#SPILLI / Presa in giro. Anzi (Massimo Ferrario)

Lo ripetono un giorno sì e l’altro pure.
Biden: Putin macellaio, Putin criminale, Putin dittatore. 
Von der Leyen: Putin la pagherà. 

In aggiunta agli insulti investono miliardi in armi. Sempre più. E sempre più offensive. 
E si incitano a vicenda: vinceremo vinceremo. Applauditi da media, di carta e tv, a propaganda assordante unificata. 

Legittimo. 
Anche se essere imbecilli, a certi livelli istituzionali di potere, ha conseguenze planetarie. 

Legittimo purché. 
Purché non si dica che si vuole la pace. 

Si abbia l’incoscienza di dire, coerentemente, che si vuole la guerra. 
Almeno non ci si prenda in giro. 
Più volgarmente e chiaramente: non ci si prenda per il culo.

*** Massimo Ferrario, Presa in giro. Anzi, ‘Facebook’, 5 maggio 2022



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