domenica 28 febbraio 2021
#SGUARDI POIETICI / E poi fate l'amore (Alda Merini)
E poi fate l'amore.
Niente sesso, solo amore.
E con questo intendo
i baci lenti sulla bocca,
sul collo,
sulla pancia,
sulla schiena,
i morsi sulle labbra,
le mani intrecciate,
e occhi dentro occhi.
Intendo abbracci talmente stretti
da diventare una cosa sola,
corpi incastrati e anime in collisione,
carezze sui graffi,
vestiti tolti insieme alle paure,
baci sulle debolezze,
sui segni di una vita
che fino a quel momento
era stata un po' sbiadita.
Intendo dita sui corpi,
creare costellazioni,
inalare profumi,
cuori che battono insieme,
respiri che viaggiano
allo stesso ritmo.
E poi sorrisi,
sinceri dopo un po'
che non lo erano più.
Ecco,
fate l'amore e non vergognatevi,
perché l'amore è arte,
e voi i capolavori.
*** Alda MERINI, 1931-2009, poetessa, aforista, scrittrice, E poi fate l'amore, da Le poesie di Alda Merini, La Vita Felice, 2007, in 'ilcantodellesirene', 28 febbraio 2021, qui
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#QUADRI / In pieno inverno, 1927 (Valerius De Saedeleer)
#VIGNETTE / Renzi, quando la tecnologia glielo permetterà (Natangelo)
sabato 27 febbraio 2021
#SGUARDI POIETICI / Ancora non mi aspetta la pioggia (Amanda Reverón)
Diciamo che ancora non mi aspetta la pioggia
che posso salire sul tetto
e fare l’amore con gli uccelli
con il sole alle spalle.
Sgombrare le incognite
delle nubi che passano
scompigliare con le mani
l’incertezza del tempo.
Diciamo che ancora non mi aspetta la pioggia
che quest’odore è appena la sentenza
delle gocce che inzupperanno senza rimedio
gli echi della mia esistenza.
*** Amanda REVERÓN, poetessa venezuelana, Ancora non mi aspetta la pioggia, cctm.website Centro Cultural Tina Modotti Caracas, 25 febbraio 2021, qui
Digamos que aún no me espera la lluvia
que puedo montarme sobre el tejado
y hacer el amor con los pájaros
con el sol a mis espaldas.
Despejar las incógnitas
de las nubes que pasan
trastocar con mis manos
la incertidumbre del tiempo.
Digamos que aún no me espera la lluvia
que este olor es apenas la sentencia
de las gotas que empaparán sin remedio
los ecos de mi existencia.
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#SPILLI / Draghi & i Migliori (Massimo Ferrario)
(1) - Come si concilia?
Al posto di Marianna Mazzucato (autrice di Lo Stato Innovatore, consigliera di Conte, ora c'è Francesco Giavazzi, consigliere di Draghi.
Come si concilia la consulenza di un turboliberista con un presidente cosiddetto liberalsocialista?
Non si concilia. Forse perché non ha bisogno di conciliarsi.
Visto che Draghi non è liberalsocialista.
(mf, facebook, 25 febbraio 2021, qui)
(2) - Migliori & Peggiori
Credo di conoscere abbastanza bene l'italiano e di saper giostrare con qualche abilità tra un vocabolo e l'altro.
E poi amo consultare spesso i dizionari. Specie quelli dei sinonimi.
Ma se guardo al momento politico, non ho parole. Ho finito tutti i sinonimi. E mi sono rimasti solo gli insulti.
Che dedico con disperata convinzione e determinazione a Migliori e Peggiori: essendo i primi ormai peggio dei secondi.
Ritengo che chi ci vende i Migliori sia ancora Peggiore dei Peggiori: perché nulla è più insopportabile di chi continua a prenderci per i fondelli facendoci credere ciò che non è. Tra l'altro in modo tanto spudorato e falso.
Per la mia etica personale nulla è meno scusabile della malafede: ritengo che chi è 'disonesto intellettualmente' sia perfino peggiore di chi è 'disonesto da codice penale'.
Il ladro si limita a rubare, non ti intorta facendoti credere di essere un benefattore.
(mf, facebook, 26 febbraio 2021, qui)
*** Massimo Ferrario, Draghi & i Migliori, 'Mixtura', 27 febbraio 2021
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#SENZA_TAGLI / Genitori e insegnanti (Enrico Galiano)
Non fate il bene dei vostri figli se li difendete anche di fronte all'indifendibile.
Non fate il bene dei vostri figli se dite loro cose tipo "Ma sì cosa vuoi che capisca quel cretino del tuo professore!".
Non fate il bene dei vostri figli se quando tornano a casa con un brutto voto, quello contro cui ve la prendete è chi glielo ha messo.
I rimproveri servono. I compiti in classe andati male servono. È anche così che si diventa grandi.
Non fate il loro bene se a casa parlate degli insegnanti come di una masnada di nullafacenti rubastipendio.
Che magari ci possono essere: ma non è questo il modo di denunciarlo.
Ragazzi e ragazze hanno bisogno di tante cose, lo so: ma di scuse, di posti dove scaricare le proprie responsabilità, quello proprio no.
Ognuno ha il suo metodo, non ce n'è uno giusto per tutti. Ce n'è solo uno sbagliato: prendersela con l'insegnante dopo un insuccesso.
Credete di averli difesi: in realtà gli avete fatto più male voi di quanto potrebbe fargliene qualsiasi brutto voto.
*** Enrico GALIANO, insegnante e scrittore, facebook, 26 febbraio 2021, qui
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#QUADRI / Forgotten Man, 1934 (Maynard Dixon)
#VIGNETTE / Leggo la lista dei sottosegretari (Luca Garonzi)
venerdì 26 febbraio 2021
#SGUARDI POIETICI / La fine della città (Verusca Costenaro)
La città è finita
non c’è più
se ne è andata
scappata
migrata
città migrante
stanca di raccoglier gente
e speranza in cambio niente.
La città sogna il tocco di nuovi piedi
sui marciapiedi
cadere innamorata di nuovi gabbiani
nei cieli lontani
planare dentro i sogni in bilico sui cornicioni
accanto ai gatti sui tetti in calore
prima di addormentarsi sfatta di smog e sonno
sulle punte degli alberi in fiore.
*** Verusca COSTENARO, poetessa, La fine della città, in Sofia ha gli occhi, internopoesia editore, 2019, in 'internopoesia', qui
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#SENZA_TAGLI / Porto e approdo (Stefano Greco)
Nel porto, arrivano e partono navi di grande tonnellaggio. E all'ormeggio, troviamo ogni tipo di imbarcazioni. "Un porto di mare" è l'espressione utilizzata per dire un gran via vai di gente, della più diversa umanità.
L'approdo, invece, è una caletta, una piccola insenatura, un angolo seminascosto di mare. Poche, pochissime imbarcazioni. Solo chi se lo può permettere, l'esclusiva del fuori stagione.
Che la tua anima sia un approdo e non un porto. Solo per pochi, per pochissimi.
*** Stefano GRECO, psicologo, consulente, saggista, La distinzione tra porto e approdo, facebook, 25 febbraio 2021, qui
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#CIT / Bambini e genitori, le parti invertite (Maria Montessori)
#VIGNETTE / Renzi d'Arabia (Natangelo)
giovedì 25 febbraio 2021
#SGUARDI POIETICI / E lieti ci crederemo salvi (Massimo Ferrario)
Avevo angoli acuti e perforanti:
che avrebbero voluto frangere
l'acciaio più infrangibile
per scoprire dall'altra parte del presente
la tenerezza di nuovi cieli
sotto cui rigenerare un mondo.
Speravo in me e in noi:
se tanti avessero ispessito e acuminato
i loro angoli
e insieme,
con la forza e la passione
di un'aspirazione collettiva,
avessimo cocciutamente provato
a spingere e spaccare
la gabbia spietata e soffocante di quell'oggi,
forse il nitore di un nuovo cielo,
finalmente terso di brezza,
sarebbe apparso a colorare il futuro.
Così non è stato.
E ora non sarà.
Da tempo sopravvivo quietato:
come tanti, quasi tutti.
Ritratti i pungiglioni
e smarrite le parole ormai solo piene di vuoto,
ci siamo allisciati come il sedere di un neonato
profumato di borotalco.
Non più l'aggressività penetrante
del triangolo:
solo la spossatezza placida e arresa
di un cerchio
che scivola leggero e indifferente
come palla di gomma
sulle ferite lancinanti
che sanguinano il mondo.
Dicono che anche da rassegnati
si vive.
Ma lo dice chi confonde
il vivere
con quel tirare avanti
che di fatto è solo una spinta coatta
a rotolare avanti.
E' anche per questo che non ci resta che
la mindfulness.
Rigorosamente auscultare il nostro ombelico
e dare nobiltà al sentiero
dell'indifferenza: socialmente
disgregante,
ma egoisticamente tanto
rassicurante.
E lieti ci crederemo salvi.
*** Massimo Ferrario, E lieti ci crederemo salvi, per Mixtura
#SPOT / Perché il vaccino sia disponibile (Gino Strada)
#ANIMALI / La tartaruga e la farfalla (foto di Lanny Thompson)
Tartaruga di scatola orientale e farfalla
foto di Lanny Thompson
Bere lacrime di tartaruga fornisce alle farfalle un sodio necessario, che altrimenti manca dalla dieta. ...
#VIGNETTE / Telefonini (Mauro Biani)
mercoledì 24 febbraio 2021
#SGUARDI POIETICI / adesso la solitudine (Osvaldo Sauma)
adesso la solitudine
è una buona compagna
e in questi casi occupa il posto
di tutte coloro che se ne sono andate
certo che quando l’abbraccio
abbraccio il vuoto
di tutte quelle che ieri ho abbracciato
e che non basta dimenticare
per guarire
le vertigini delle lunghe notti
ma cosa avremmo dovuto fare
già nelle linee della mano
stava scritta la nostra separazione
come una morte da tempo annunciata
ormai ci imponevamo
soltanto i nostri inferni
senza odiarci non sapevamo più amare
*** OSVALDO SAUMA, 1949, poeta costaricano, da 33 epigrammi per un’amante defunta, El libro del adiós, Ediciones Perro Azul, Costa Rica, 2006, traduzione di Alessio Brandolini, 'fildi di aquilone, settembre-dicembre 2021, qui
Testo originale
ahora la soledad
es una buena compañera
y en estos casos ocupa el lugar
de todas las que se han ido
cierto que cuando la abrazo
abrazo el vacío
de todas las que abracé ayer
y que el olvido no basta
para sanar
el vértigo de las noches largas
pero qué le íbamos a hacer
ya en las líneas de la mano
estaba escrita nuestra separación
como una muerte hace tiempo anunciada
ya sólo nos imponíamos
nuestros propios infiernos
ya no sabíamos amar sin odiarnos
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#SENZA_TAGLI / Lite tra compagni di classe (Marco Cattaneo)
- Papà... Dopo pranzo ti devo dire una cosa.
- Amore, dimmela ora.
- No, ho paura che poi ti arrabbi.
- Beh, ma ormai tanto vale. Hai preso una nota?
- No, ma ci sono andata vicina.
- E come mai?
- Perché ho litigato con un mio compagno di classe.
- Ah, e che è successo?
- È successo che mi provoca in continuazione. E poi a un certo punto mi ha detto: “Potevi rimanere nella pancia di tua mamma...”
- Hmm, brutto. E tu cha hai fatto?
- Non so se posso dirtelo.
- Dai, ormai ci siamo.
- Io non ci ho visto più, e allora gli ho risposto “Tu invece già che c’eri potevi morirci, nella pancia di tua mamma”.
- Ah, però, amore di papà. Non ti sembra esagerato?
- Ma no, scusa, è la stessa cosa che mi ha detto lui, in pratica, solo che io sono stata più diretta e sincera.
Ok, per la proprietà di linguaggio ci siamo. Sull’autocontrollo ci dobbiamo lavorare.
*** Marco CATTANEO, direttore di Le Scienze, Mind, National Geographic Italia, facebook, 23 febbraio 2021, qui
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#VIGNETTE / Insulti alla Meloni (Antonio Cabras)
martedì 23 febbraio 2021
#SGUARDI POIETICI / Un moto d'affetto (Hans Magnus Enzensberger)
Il mio nonno,
un uomo fortunato,
capiva poco della vita.
Ansava per la fame,
portava cappelli chic
e credeva sovente
di aver ragione.
Novantasettenne,
vide, incredulo
e per la prima volta,
l’interno di una clinica.
“Peccato”, borbottò,
“sol che avessi saputo
come sono carine
le giovani infermiere
intorno al letto,
che mani delicate,
mi sarei ammalato
prima, assai prima”,
qui contrasse la bocca,
girò gli occhi
verso il campanello, ed era morto.
*** Hans Magnus ENZENSBERGER, 1929, scrittore, poeta tedesco, Un moto d'affetto, da Più leggeri dell’aria, Einaudi, 2001, traduzione di Anna Maria Carpi, segnalato in 'internopoesia', 17 febbraio 2021, qui
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#MOSQUITO / I due rischi del populismo al potere (Nadia Urbinati)
Ho utilizzato diverse categorie per caratterizzare il populismo al potere: la faziosità, che nasce da una concezione proprietaria dei diritti e delle istituzioni; il maggioritarismo, che distorce il principio di maggioranza per identificarlo con il potere di una maggioranza; dux cum populo, che corrisponde alla rappresentanza come incorporazione; l’antipartitismo, che è la forza trainante dell’olismo popolarista. Per dirla con le parole di Montesquieu, ho attribuito alla rappresentanza diretta la «natura» del populismo e all’avversione all’establishment il suo «spirito». L’interazione di questi fattori genera il seguente fenomeno: l’autorità quasi assoluta del pubblico nel guidare il governo impegna il populismo al potere in una campagna elettorale permanente, che il leader e la sua maggioranza conducono per dimostrare che non sono – e non diventeranno mai – un nuovo establishment. Convincere il pubblico è fondamentale, poiché la fede è per il leader populista l’unica garanzia di tenuta del potere. Infine, Internet è lo strumento che può sostituire l’organizzazione di partito nella costruzione del potere populista, che ho pertanto presentato come una forma di governo rappresentativo funzionale alla «democrazia del pubblico». Non essendo un regime a tutti gli effetti, ma una trasformazione che si produce dentro la democrazia, il populismo al potere tende ad essere precario e soggetto a due rischi di deperimento: diventare una maggioranza come un’altra o tracimare in dittatura.
*** Nadia URBINATI, 1955, politologa, docente della Columbia University, Io, il popolo. Come il populismo trasforma la democrazia, Il Mulino, 2020.
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#SPOT / Ma gli uomini dove sono? (Milena Gabanelli)
#VIGNETTE / La stretta di Draghi (Stefano Rolli)
lunedì 22 febbraio 2021
#SGUARDI POIETICI / Si salveranno solo i flessibili (Manuela Toto)
Si salveranno solo i flessibili
e i diversamente agili,
quelli con le prospettive
e i pensieri ampi.
Si salveranno
quelli che sbagliano in fretta
e fanno delle cadute
slanci,
i domatori del pessimismo,
i navigatori disancorati
e gli apprendisti stregoni in generale.
Si salverà
chi accorda il respiro e i pensieri
al presente,
chi ascolta fino in fondo
prima di parlare,
chi sa che l’acqua arriva sempre al mare
e non impreca contro il buio,
ma si fida del tunnel,
perché sa che la luce
non va cercata fuori
ma accesa dentro.
*** Manuela TOTO, psicologa, counselor, facebook, 21 febbraio 2021, qui
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#SPOT / L'erba verde
#VIGNETTE / Settimana bianca (Luca Garonzi)
domenica 21 febbraio 2021
#SGUARDI POIETICI / Porta in ferro (Valentino Zeichen)
La chiave gira nella toppa
simile a un apriscatole, e
scoperchia la latta
È l’amica che apre
e mi sorprende a letto
con un’altra donna
Guarda e sì ritrae
come in presenza
d’un cibo avariato
Impreca e richiude
la scatola.
*** Valentino ZEICHEN, 1938-2016, poeta e scrittore, Porta in ferro, da Neomarziale, Mondadori, 2006, in 'il canto delle sirene', 20 febbraio 2021, qui
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#EX_LIBRIS / Le uova di Pasqua di plastica (Liz Moore)
C’è un ricordo di mia madre che non ho mai condiviso con Kacey. Quand’ero piccola mi sembrava troppo prezioso, avevo paura che se ne avessi parlato sarebbe scomparso.
In questo ricordo non riesco a vederla in viso. Di lei sento soltanto la voce dolce che mi parla mentre faccio il bagno. Stavamo giocando. Qualcuno ci aveva regalato delle uova di Pasqua di plastica e mi era stato permesso di portarle nella vasca con me. Erano gialle, arancioni, azzurre e verdi e divise a metà. Potevo aprirle e rimetterle insieme spaiate: la metà gialla con quella azzurra, la metà verde con quella arancione. A casaccio. Oh, no, no, gridava mia madre prendendomi in giro. Rimettile insieme giuste! E questa cosa mi faceva tanto ridere. Sciocchina, diceva mia madre. È stata l’ultima volta che qualcuno si è rivolto a me in modo così infantile. Ricordo il suo profumo e il profumo del sapone, come fiori sotto i raggi del sole. Quand’ero più giovane pensavo fosse stato questo ricordo a salvarmi dal destino di Kacey, a rendere me quella che sono e lei quella che è. Il suono della voce di mia madre, che sento ancora, e la sua dolcezza, ovvero la prova del suo amore per me. La consapevolezza che una volta al mondo è esistita una persona che mi ha amato più di qualsiasi altra cosa. In un certo senso credo ancora che sia vero.
*** Liz MOORE, 1983, scrittrice statunitense, I cieli di Philadelphia, NN editore, 2020
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#ILLUSIONI_OTTICHE / Coppia che danza?
#VIGNETTE / L'onanismo sovrano (Mauro Biani)
sabato 20 febbraio 2021
#SGUARDI POIETICI / Vivere è stare svegli (Angelo Maria Ripellino)
Vivere è stare svegli
e concedersi agli altri,
dare di sé sempre il meglio,
e non essere scaltri.
Vivere è amare la vita
con i suoi funerali e i suoi balli,
trovare favole e miti
nelle vicende più squallide.
Vivere è attendere il sole
nei giorni di nera tempesta,
schivare le gonfie parole,
vestite con frange di festa.
Vivere è scegliere le umili
melodie senza strepiti e spari,
scendere verso l’autunno
e non stancarsi d’amare.
*** Angelo Maria RIPELLINO, 1923-1978, poeta, accademico, traduttore, da Non un giorno ma adesso, 1960, in Poesie. 1952-1978, Torino, Einaudi, 1990, in 'poesia in rete', 24 dicembre 2020, qui
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#QUADRI / Danzando su un'isola (Brian Kershisnik)
#CIT / Il miglior modo per risolvere la questione femminile (Louisa May Alcott)
Mi piace aiutare le donne ad aiutare sé stesse,
perché questo a parer mio è il miglior modo
di risolvere la questione femminile.
Qualunque cosa siamo in grado di fare,
e farla bene,
è nostro diritto farla
e nessuno potrà negarcela.
*** Louisa May ALCOTT, 1832-1888, scrittrice statunitense, da Le nostre teste audaci, a cura di di Elena Vozzi, L’Orma editore, 2021, citazione da Alessandra Sarchi, 'Louisa May Alcott', Sette’, 19 febbraio 2021
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#FOTO / Vivere (Norman Parkinson)
#VIGNETTE / L'evoluzione del M5S (Natangelo )
venerdì 19 febbraio 2021
#SGUARDI POIETICI / Non si finisce mai (Massimo Salvadori)
Non si finisce mai
di andare
di cercare.
Forse "ancora"
non è solo una parola
ancora è tutta questa vita
ancora, ancora
addirittura oltre
sarebbe così bello
non avere fine
*** Massimo SALVADORI, insegnante e poeta, facebook, 20 febbraio 2021, qui
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#MOSQUITO / Mi sentii uno schifo (Barack Obama)
Una volta, quando venne a sapere che insieme ad altri compagni di scuola prendevo di mira un ragazzino, mi fece sedere di fronte a sé, stringendo le labbra per il disappunto. «Sai, Barry» (era il diminutivo con cui mi chiamavano lei e i nonni, in quegli anni; spesso veniva accorciato in «Bar», pronunciato come «Bear», orso), disse, «al mondo c’è gente che pensa solo a sé. A queste persone non importa di cosa accade agli altri, fintanto che loro ottengono quello che vogliono. Buttano giù il prossimo perché questo le fa sentire importanti. «Poi ci sono quelli che fanno il contrario, perché riescono a immaginare come debbano sentirsi gli altri e, di conseguenza, stanno attenti a non fare niente che possa ferirli. «Allora», disse infine, guardandomi fisso negli occhi. «Che tipo di persona vuoi essere?»
Mi sentii uno schifo. Com’era nei suoi intenti, quella domanda rimase con me per molto tempo.
*** Barack OBAMA, 1961, 44^ Presidente Usa, 2009-2017, Una terra promessa, Garzanti, 2020
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#VIGNETTE / Trova le differenze (Natangelo)
giovedì 18 febbraio 2021
#SGUARDI POIETICI / La ragazza del semaforo (Joan Margarit)
Hai la stessa età che avevo io
quando iniziavo a sognare di incontrarti.
Non lo sapevo ancora, come tu
non lo hai mai imparato, che qualche volta
l’amore è una pistola carica
di solitudine e di malinconia
che adesso i miei occhi puntano contro te.
Sei la ragazza che sono andato cercando
per tanto tempo quando ancora non esistevi.
E io sono quell’uomo verso cui
un giorno vorrai dirigere i tuoi passi.
Ma allora sarò così lontano da te
come tu da me adesso a questo semaforo.
quando iniziavo a sognare di incontrarti.
Non lo sapevo ancora, come tu
non lo hai mai imparato, che qualche volta
l’amore è una pistola carica
di solitudine e di malinconia
che adesso i miei occhi puntano contro te.
Sei la ragazza che sono andato cercando
per tanto tempo quando ancora non esistevi.
E io sono quell’uomo verso cui
un giorno vorrai dirigere i tuoi passi.
Ma allora sarò così lontano da te
come tu da me adesso a questo semaforo.
*** Joan MARGARIT, 1938-2021, poeta catalano, La ragazza del semaforo, da Joana, 2002, in 'ilcantodellesirene', 18 febbraio 2021, qui
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#SPILLI / Piaggiatori, dallo sputo coatto all'inchino incorporato (Massimo Ferrario)
Dallo sputo coatto all'inchino incorporato
Attaccavano Conte per la sua comunicazione paternalista.
Inneggiano a Draghi perché 'padre saggio' (vedi oggi a ‘l'Aria che tira').
Accusavano Conte di mancanza di anima e visione.
Ora, di fronte al solito discorso di investitura che non può essere un programma, vedono anime e visioni in ogni auspicio astratto lanciato addirittura al 2050.
Esultano perché il nuovo Messia ha avuto l'ardire di qualificare il suo governo come 'governo del Paese' e si inginocchiano come vedessero la madonna di Medjugorie.
Avevano dentro lo sputo coatto.
L’hanno sostituito con l'inchino incorporato.
* facebook, 17 febbraio 2021, qui
* * *
Piaggiatori
Sarà anche ottimo, come tutti si affannano a ripetere, superMario Draghi.
Ma se fosse davvero il Migliore che viene entusiasticamente celebrato ad ogni suo respiro, forse avrebbe già detto basta, magari anche visibilmente incazzandosi, al fiume di saliva che da giorni gli viene impudentemente versato addosso.
L’adulazione umilia chi la fa e chi, ricevendola, non la rifiuta.
Ma evidentemente, ancora una volta, abbiamo chi ci meritiamo: un governo, un parlamento, un sistema di comunicazione in mano a un popolo di sfacciati e inverecondi piaggiatori.
Che, anche quando non sono al momento comprati, hanno la voluttà connaturata e inestirpabile dell’auto-vendita: peraltro ben sanno, in base all’esperienza, di essere comunque ricompensati domani.
Anche per questo siamo quel che siamo.
E, ancor più, siamo dove siamo.
* facebook, 17 febbraio 2021, qui
*** Massimo Ferrario, Piaggiatori, dallo sputo coatto all'inchino incorporato, 'Mixtura', 18 febbraio 2021
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#MOSQUITO / Essere un perdente oggi (Aldo Nove)
L’essere oggi un fallito, un perdente, l’esserlo fino in fondo e consapevolmente, diventa una nota di merito. Significa non volere, o non essere capaci di, aderire a un sistema che ti vuole isterico entusiasta servo di un mondo del lavoro sempre più precario e volatile, in assenza di qualunque valore che non sia il profitto di pochissimi...
Sia lode allora ai falliti, ai perdenti, a quelli che non ce la fanno, ultimi testimoni di resistenza umana.
*** Aldo NOVE, 1967, scrittore e poeta, facebook, 16 febbraio 2021, qui
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#VIGNETTE / Draghi ai blocchi di partenza (Gianfranco Uber)
mercoledì 17 febbraio 2021
#SGUARDI POIETICI / Il grembiule (Alda Merini)
Mia madre invece aveva un vecchio grembiule
per la festa e il lavoro,
a lui si consolava vivendo.
In quel grembiule noi trovammo ristoro
fu dato agli straccivendoli
dopo la morte, ma un barbone
riconoscendone la maternità
ne fece un molle cuscino
per le sue esequie vive.
*** Alda MERINI, 1931-2009, poetessa, aforista, scrittrice, Il grembiule, da La gazza ladra, in 'aldamerini.it', qui
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#MOSQUITO / Una lingua per l'Europa (Tullio De Mauro)
L’inglese si può forse ritenere una lingua un po’ più “bastarda” delle altre, ma tutte lo sono, a cominciare dal latino, impregnato non solo di elementi greci, ma anche di parole etrusche o, comunque, non indoeuropee, come urbs, miles, populus, publicus, orbis. Quando il papa recita la sua benedizione urbi et orbi, pronuncia una formula intrisa di etrusco. Caso non unico: il latino ha ereditato come parole chiave, per dire il cielo e la città, vocaboli etruschi. Cose analoghe valgono per il greco. Tutte le lingue sono “bastarde”. L’inglese, forse, lo è un po’ più delle altre. Un dato curioso, di nuovo unificante, è che un dizionario degli anglismi diffusi recentemente nelle lingue europee dimostra che essi sono in larghissima parte latinismi che consentono una qualche intercomprensione nella scrittura tra i neolatinofoni (francesi, italiani, spagnoli, portoghesi, romeni) e i tedeschi, gli ungheresi, i russi ecc., a dispetto delle diverse pronunce.
Le lingue servono per comunicare, e non sappiamo come tale bisogno si articolerà in futuro. Attualmente l’inglese è il principale strumento di comunicazione globale, considerato anche il fatto che un miliardo di persone in India lo parla correntemente, anche se si tratta di un inglese piuttosto diverso da quello diffuso nelle Isole britanniche e negli Stati Uniti. Tuttavia, non è detto che l’inglese continui a svolgere questo ruolo. Ci sono, infatti, altre grandi lingue transglottiche: il russo, l’arabo, il cinese mandarino, lo spagnolo. Barack Obama, nel suo discorso d’insediamento alla Casa Bianca, ha rivolto il suo primo saluto alla popolazione in spagnolo e in inglese. Non deve stupirci: la metà meridionale degli States è ormai ispanizzata, e i latini sono molto più aggressivi degli anglosassoni in fatto di lingua. Già ora si è osservato che in internet la percentuale di testi in inglese va diminuendo rapidamente, anche se è sempre altissima, a beneficio di documenti scritti in altre lingue, persino in italiano e in cinese. La prospettiva, da qui a cinquant’anni, potrebbe essere completamente mutata. E ciò che bisogna fare, se si vuole comunicare con il resto del mondo, è avere rapporti con una pluralità di lingue.
Attualmente l’inglese è il passepartout più comodo. Meglio si impara e meno si cadrà in abusi. Che la sua adozione cancelli le identità nazionali è tutto da dimostrare. Qualche volta, sui giornali, sono riportate notizie false: per esempio, che in molte università dei Paesi Bassi parte delle lezioni si svolga in inglese è ritenuto un sintomo del fatto che gli olandesi stanno ormai abbandonando la propria lingua per l’inglese. In realtà, l’uso diffuso dell’inglese nell’apprendimento di materie di studio è basato sulla giusta convinzione che ciò serva a stabilizzare in profondità la conoscenza di tale lingua nei futuri specialisti. Ma è sbagliato pensare che il Belgio fiammingo o l’Olanda vogliano abbandonare i loro idiomi. Si tratta di lingue “piccole” dal punto di vista della base demografica, ma coloro che le parlano non hanno alcuna intenzione di abbandonarle. Lo stesso vale per il lituano e per lo svedese. Queste popolazioni sono fortemente bilingui: hanno adottato a tutti i livelli sociali la conoscenza di un’altra lingua, in qualche caso di altre due, oltre quella nativa. Noi italiani dovremmo imparare questa lezione, perché non abbiamo una grande propensione all’apprendimento e all’uso di lingue straniere, e questo rappresenta un fattore di debolezza nazionale.
L’esistenza di lingue transglottiche, che i linguisti chiamano anche “di superstrato”, non ostacola la vita di lingue locali: anzi, concorre al loro effettivo sviluppo. Il latino, lo abbiamo già detto, nella storia linguistica europea ha gettato ponti tra le diverse tradizioni linguistiche. Così fa oggi l’inglese. In India e in altri sessanta paesi con diverse lingue native, l’adozione dell’inglese nel ruolo di lingua “transglottica” non ha cancellato gli idiomi locali, così come non cancellarono gli idiomi locali il greco nel mondo orientale antico e il latino nell’Europa medievale e moderna.
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Ma a quale lingua soprattutto rivolgerci nella vita civile e politica di una piena democrazia unitaria dell’Europa? La risposta è stata già data dai numeri allineati più su, dalle propensioni prevalenti in tutt’Europa. Se vogliamo un’Europa in cui i cittadini, per riprendere l’idea di Aristotele, parlino una lingua per discutere e decidere insieme “che cosa è giusto e che cosa no, che cosa conviene e che cosa no” per la comune pólis europea, oggi questa lingua è senza dubbio l’inglese. Ma senza un rifiuto, dannoso e improponibile, dalla ricca diversità linguistica che ereditiamo dal passato, che abbiamo esportato negli altri continenti e che ci caratterizza nel mondo.
Per una volta, gli italiani possono proporre un esempio positivo tratto dalla loro storia: negli ultimi cinquant’anni abbiamo imparato l’italiano senza cancellare i nostri diversi dialetti. Sappiamo in pochi chi erano Graziadio Isaia Ascoli e Giacomo Devoto, ma ne abbiamo assimilato e praticato la raccomandazione, ci siamo muniti largamente di biglietti di andata e ritorno (diceva Devoto) tra italiano e dialetto, portando certo molta cultura nazionale nei dialetti, ma sforzandoci anche di usare l’italiano con la spontaneità con cui appena ieri sapevamo usare solo il nostro dialetto nativo.
Lo stesso come europei dovremo fare con l’inglese, portare nel suo uso tutta la ricca varietà di culture, di significati e di immagini delle diverse lingue, senza abbandonarle, e portare nelle nostre lingue il gusto della concisione e della limpidezza dell’inglese.
*** Tullio DE MAURO, 1932-2017, linguista, In Europa sono già 103, Laterza, 2014 (Capitolo Una lingua per l'Europa?), citato da Vera Gheno, facebook, 16 febbraio 2021, qui
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