sabato 27 agosto 2022
#FAVOLE & RACCONTI / L'insegnamento doloroso (Massimo Ferrario)
venerdì 26 agosto 2022
#SPILLI / Tempi di oggi (Massimo Ferrario)
giovedì 25 agosto 2022
#SPILLI / Foglie di fico sull'Abisso (Massimo Ferrario)
#VIGNETTE / Ma rivediamo il video (Mauro Biani)
mercoledì 24 agosto 2022
#FAVOLE & RACCONTI / Il pozzo del silenzio (Massimo Ferrario)
martedì 23 agosto 2022
#MOSQUITO / Un mutamento antropologico, sembrano uomini (Franco Battiato)
lunedì 22 agosto 2022
#MOSQUITO / No alla perfezione (Carl Gustav Jung)
venerdì 19 agosto 2022
#FAVOLE & RACCONTI / Trasformazioni (Massimo Ferrario)
Lui, Occhio-di-Falco, era il guerriero più coraggioso e abile della tribù. Lei, Sorriso-di-Cielo, era la sua donna: avrebbe fatto qualunque cosa per lui, ma lui era troppo indaffarato a collezionare i suoi trofei di caccia per curarsi del suo amore. Tutti notavano che il volto della ragazza, ogni volta che incontrava il suo uomo, si illuminava di una luce che sembrava rubata a un’alba cristallina. Ma Occhio-di-Falco era insensibile al suo sguardo: pensava solo alla caccia e allenava i suoi muscoli per renderli sempre più potenti e scattanti al tiro con l’arco.
Un giorno si diffuse la voce che sulle rive del lago vicino, nelle notti di plenilunio, si potesse vedere un lupo trasformarsi in una donna dalla bellezza insuperabile.
Occhio-di-Falco all’inizio ridicolizzò una simile chiacchiera. Ma poi la sua curiosità, una notte in cui la luna era piena, lo spinse fino al lago. E assistette al prodigio. Dal cielo si sprigionò un bagliore accecante; poi ci fu un ululato lungo e straziante di una lupa che alzava il muso alla luna. E alla fine si manifestò la trasformazione: la figura dell’animale si sciolse nell’aria e una donna dalla bellezza ineguagliabile iniziò a danzare, sorridendo, in un fascio luminoso che l’avvolgeva tutta.
Occhio-di-Falco, incantato dalla visione, cadde in ginocchio e si innamorò all'istante della donna. Lei, senza dire una parola, continuava a danzare e sorridere. Poi, come aveva fatto prima la lupa, si volatilizzò.
L'indomani il guerriero tornò al villaggio: raccontò a tutti di aver visto la donna-lupo e di essersene perdutamente innamorato. Sorriso-di-Cielo gli chiese cosa avesse di così speciale quella donna-lupo, ma lui non seppe rispondere: sapeva solo di esserne stato rapito.
Il plenilunio seguente, Occhio-di-Falco tornò al lago, attendendo fiducioso. L’apparizione si ripeté e la donna-lupo sembrò ancora più bella.
Stavolta lei parlò.
- Perché sei qui, guerriero?
- Perché ho deciso: ti appartengo – rispose Occhio-di-Falco, entusiasta. – Ti dono il mio cuore e tutto me stesso.
- Davvero? – disse lei, facendo trasparire un sorriso ironico.
- Certo.
- Mi bastano i tuoi occhi. Guardami. Se mi guarderai davvero, e non solo alla luce di questo plenilunio che fa innamorare, sarò la tua compagna - rispose lei scomparendo all'istante.
Occhio-di-Falco tornò all'accampamento, pensieroso. Sorriso-di-Cielo cercò di abbracciarlo: aveva intuito i suoi turbamenti e gli domandò se potesse aiutarlo. Lui rifiutò, bruscamente: la rimproverò di essere gelosa della donna-lupo e di volerlo confondere con il suo amore. Lei se ne andò in silenzio, serena in volto, e si mise a rassettare la tenda.
Al terzo plenilunio il guerriero si fece ritrovare all’appuntamento: la donna-lupo riapparve e lui le disse subito che i suoi occhi erano tutti per lei. La donna-lupo abbassò lo sguardo, scosse lievemente il capo e, senza rispondere, sparì.
Occhio-di-Falco tornò al campo. Sorriso-di-Cielo, sempre così pronta a venirgli incontro sul sentiero ogni volta che rientrava, non c’era. Non era neppure in tenda. Qui, al suo posto, era rimasta una pelle di lupo. Accanto, su un pezzo di corteccia, era inciso un messaggio: «Mi avevi detto che mi avresti donato i tuoi occhi. Non l’hai fatto. Non mi basta un tuo sguardo nelle notti di plenilunio».
Occhio-di-Falco capì che aveva perso per sempre Sorriso-di-Cielo: e questa fu la ferita della sua vita. Ma imparò a porre un'attenzione consapevole e continua a tutto ciò che lo circondava: cose e, soprattutto, persone. Appese l’arco alla tenda e si dedicò alla cura degli altri. Da quel momento lo chiamarono Occhio-che-Vede.
*** Massimo FERRARIO, Trasformazioni, libera riscrittura di un testo di autore anonimo diffuso in rete da più siti.
giovedì 18 agosto 2022
#FAVOLE & RACCONTI / Politici prenditori (Massimo Ferrario)
In un paese molto lontano - che ci è molto vicino - c'erano una volta dei politici che avevano a cuore la disoccupazione.
Infatti approvarono una legge che consentiva di licenziare.
Così la disoccupazione aumentava. E loro potevano continuare a dire che avevano molto a cuore la disoccupazione.
Non capivano molto: né di economia, né di politica. Ma questo non lo ritenevano importante. Perché erano di buon cuore. E questo bastava. A loro.
Infatti avevano a cuore gli imprenditori. Soprattutto di un genere particolare: quelli che si chiamano 'prenditori'.
Del resto, questi politici avevano alcune somiglianze con questi 'imprenditori-prenditori'. Per esempio erano molto disinvolti sul piano etico. E per questo in verità venivano chiamati anche 'politici-prenditori'.
Ma erano accuse ingiuste. Perché è vero che prendevano, ma poi davano. Se no non c’è scambio, precisavano. E poi erano di buon cuore. E la politica, aggiungevano, è appunto questo: è finita l’epoca delle anime belle, dei valori, degli ideali. Bisogna aiutarsi tutti: una mano aiuta l’altra. E basta con questo moralismo.
Ora quel paese molto lontano - che ci è molto vicino - non c’è più.
Perché è fallito economicamente e la società si è sfasciata: tutti se ne sono andati in un altro paese.
Siamo rimasti noi. Che potremmo imparare dalla loro esperienza. Ma, come si dice, non si impara mai dall’esperienza degli altri. Bisogna farla in proprio.
E noi la stiamo facendo. Anche con l’aiuto dei milioni di cittadini che, quando è fallito, hanno abbandonato il loro paese. Perché loro si sono trasferiti da noi. Anzi, diciamo che loro sono diventati noi. Del resto, non hanno fatto molta fatica: infatti, come dicevamo all’inizio, il loro paese era molto vicino al nostro. E la vicinanza non era geografica.
Sì, lo so: qualcuno dice che ci dovremmo preoccupare. Ma chi si preoccupa è il solito pessimista. Che non capisce il futuro. E fa del disfattismo.
*** Massimo FERRARIO, Politici prenditori, rielaborazione di un testo di MasFerrario, Politici (e non solo), rubrica ‘favoline’, in ‘Mixtura’ (‘masferrario.blogspot.com’), 4 giugno 2015
#SGUARDI POIETICI / Le parole che dici (Gio Evan)
coincidono
con quello che fai,
le azioni che fai
coincidono
con quello che pensi,
il tuo pensiero
coincide
con quello in cui credi,
le tue credenze
coincidono
con quello che sogni
ecco cosa è l'equilibrio.
mercoledì 17 agosto 2022
#MOSQUITO / A chi cresce servono adulti stabili (Alberto Pellai)
Per un adolescente, gli adulti rappresentano l’esempio vivente di ciò che lui diventerà. Per questo noi adulti abbiamo il compito (e anche la responsabilità educativa) di testimoniare la bellezza e la pienezza dell’adultità.
Non vuol dire fingere di avere vite perfette. Bensì, l’esatto contrario. Significa essere consapevoli che la vita va rispettata, celebrata, abitata sapendo che spesso “accade” nel modo più imprevisto e faticoso. Ma ciò nonostante, che rappresenta la più grande occasione che abbiamo per evolverci e dare senso a ciò che siamo.
Oggi l’adultità viene da molti vissuta come un tempo di eterna adolescenza. Si celebra il “ricominciamento” come un valore assoluto raccontandolo spesso come un mandare all’aria tutto ciò che c’era e c’è stato prima, per inventare un nuovo “se stesso” più soddisfacente e appagante. I social, in questo senso, diventano palcoscenici mai spenti su cui si mette in scena il proprio “giorno nuovo”.
Fa bene questo a chi sta crescendo? Probabilmente no.
Da sempre l’adultità è un tempo di “sana stabilità” in cui tutte quelle incertezze sperimentate da adolescente (non so chi sono né chi diventerò, ce la farò?, la vita ha un posto per me?) trovano il loro “posto nel mondo” in una versione stabile e consapevole di se stessi. Ora so chi sono, so cosa ci sto a fare nella mia vita: questo è essere adulti. Non vuol dire produrre una versione rigida di sé.
Vuol dire semplicemente sapere chi si è, lavorando affinché la propria identità adulta coincida il più possibile con l’idea di chi si sarebbe voluti diventare. Più queste due dimensioni sono vicine e contigue tra loro, meno c’è bisogno di ricominciamenti.
Oggi, troppe persone raccontano che nella loro adultità sono diventate diverse dalle persone che avrebbero voluto essere. Così smontano l’adulto che sono per inventarne un altro. E poi un altro ancora. E magari un altro ancora. La società liquida di cui parlava Baumann è fluida e senza certezze. E’ tutta un ricominciamento.
Nessuno però afferma l’enorme valore della stabilità, che troppi oggi raccontano come grigiore, noia, routine. La persona stabile invece è spesso una persona consapevole e molto responsabile. Sa chi è. E ama stare lì, in quel posto esatto in cui ha imparato a collocarsi. Perché è lì che è riuscita a diventare esattamente la persona che voleva essere. Per cui non ha alcun bisogno di ricominciamento.
Gli adolescenti oggi soffrono anche perché gli adulti sono troppo instabili. Sono così incerti su ciò che vorrebbero essere e desiderano, da non divenire più riferimenti stabili per chi cresce. Nessuno parla di quanto male faccia l’instabilità adulta a chi sta crescendo. Tutti celebrano il ricominciamento. A chi cresce non servono adulti ricomincianti.
Servono adulti stabili. Se pensi che possa essere utile, condividi questo messaggio con altri adulti. Riflettere sul bisogno di stabilità del mondo adulto può essere molto utile a chi appartiene alla comunità educante.
*** Alberto PELLAI, 1964, medico, psicoterapeuta dell’età evolutiva e ricercatore presso il dipartimento di Scienze biomediche dell’Università degli Studi di Milano, saggista, A chi cresce servono adulti stabili, 'facebook,', 16 agosto 2022, qui
lunedì 15 agosto 2022
#FAVOLE & RACCONTI / Bambini, bambine e il piccolo arciere (Massimo Ferrario)
domenica 14 agosto 2022
#FAVOLE & RACCONTI / Leoni in piazza a Milano (Massimo Ferrario)
sabato 13 agosto 2022
#FAVOLE & RACCONTI / Il topolino nel barattolo (Massimo Ferrario)
#SGUARDI POIETICI / Siate gentili (Massimo Salvadori)
anche senza un motivo
se tutto passa
siate un vento leggero
una presenza gentile.
Se tutto scorre
se poi forse ritorna
che possa tornare
migliore.
venerdì 12 agosto 2022
#SGUARDI POIETICI / Beata ignoranza delle cose ferme (Rosaria Gasparro)
giovedì 11 agosto 2022
#SGUARDI POIETICI / Allora il ciliegio dice (Chandra Livia Candiani)
mercoledì 10 agosto 2022
#SGUARDI POIETICI / La paura è mia alleata (Manuela Toto)
martedì 9 agosto 2022
#SPILLI / Basta. Oppure ancora (Massimo Ferrario)
lunedì 8 agosto 2022
#MOSQUITO / Elogio della sconfitta (Rosaria Gasparro)
Penso che sia necessario educare le nuove generazioni al valore della sconfitta. Alla sua gestione. All’umanità che ne scaturisce. A costruire un’identità capace di avvertire una comunanza di destino, dove si può fallire e ricominciare senza che il valore e la dignità ne siano intaccati. A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare sul corpo degli altri per arrivare primo.
In questo mondo di vincitori volgari e disonesti, di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere, che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo, dell’apparire, del diventare…
A questa antropologia del vincente preferisco di gran lunga chi perde. E’ un esercizio che mi riesce bene. E mi riconcilia con il mio sacro poco.
«Ma io sono un uomo che preferisce perdere piuttosto che vincere con modi sleali e spietati. Grave colpa da parte mia, lo so! E il bello è che ho la sfacciataggine di difendere tale colpa, di considerarla quasi una virtù…», Pier Paolo Pasolini, 'Vie Nuove', 28 ottobre 1961
domenica 7 agosto 2022
#MOSQUITO / Non ci sarà riscossa materiale se prima non v'è rivolta morale (Errico Malatesta)
sabato 6 agosto 2022
#FILASTROCCHE / Indifferenza e partecipazione (Germana Bruno)
venerdì 5 agosto 2022
giovedì 4 agosto 2022
mercoledì 3 agosto 2022
#MOSQUITO / Anime libere? (Francesco De Sanctis)
Chiameremo noi forse uomini liberi quei contadini ignoranti delle province napoletane […] la cui anima non appartiene a loro? No, non sono uomini liberi costoro, la cui anima appartiene al confessore, al notaio, all’uomo di legge, al proprietario, a tutti quelli che hanno interesse di volgerli, di impadronirsene. Provvedere all’istruzione popolare sarà la mia prima cura. Noi saremo contenti quando l’ultimo degli italiani saprà leggere e scrivere.
*** Francesco DE SANCTIS, 1817-1883, scrittore, critico letterario, politico, Ministro della pubblica istruzione e filosofo italiano, discorso alla Camera, 13 aprile 1861
In Mixtura ark #Mosquito qui
martedì 2 agosto 2022
#MOSQUITO / Sicurezza come conformismo (Erich Fromm)
La nostra cultura tende a creare individui che non hanno più coraggio e non osano più vivere in modo eccitante e intenso. Veniamo educati ad aspirare alla sicurezza come unico scopo della vita. Ma possiamo ottenerla solo al prezzo di un completo conformismo, e di una completa apatia.