giovedì 31 maggio 2018

#SGUARDI POIETICI / Autunno in aprile (Rosanna Bazzano)

L’autunno è tornato in aprile,
in questa libera caduta,
nel volo lento e circolare della foglia
che guarda in alto il ramo,
e soffre l’avvicendarsi del tempo
e il gravitare che disegna
le orbite celesti.

C'è un autunno in ogni caduta.

*** Rosanna BAZZANO, 1969, poetessa e scrittrice, Autunno in aprile, blog 'L'Olivo Saraceno', 10 aprile 2017, qui


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#SPILLI / Il caso Mattarella-Savona: censura del pensiero? (M. Ferrario)

Molti, tra i pochi opinionisti solitamente fuori dal coro, ma anche tra esperti di diritto e costituzionalisti illustri, hanno criticato, pure pesantemente, la posizione assunta da Sergio Mattarella, nel suo ruolo di Presidente della Repubblica, nel rifiutare la candidatura di Paolo Savona a Ministro dell'Economia. 
Certo, si dice, l'art 92 della Costituzione assegna al Capo dello Stato il potere di nomina dei Ministri proposti dal presidente del Consiglio incaricato. E questo ovviamente significa che la Carta prevede la possibilità che alla proposta, così come può seguire un sì, possa seguire un no, da parte della massima carica dello Stato. 
A parte precedenti non diventati di pubblico dominio, ma sicuramente verificatisi negli anni, si ricordano ad esempio almeno i casi, noti e accertati, dei presidenti Scalfaro, Ciampi e Napolitano, che hanno eccepito sulle candidature a Ministro della Giustizia rispettivamente di Previti (per essere amico stretto e avvocato di Berlusconi), Maroni (per essere stato condannato a 4 mesi per resistenza a pubblico ufficiale) e Gratteri (per essere un magistrato in carica): e ne hanno impedito la nomina. 
Ma in questi casi, si argomenta, il rifiuto era dettato da precisi fatti oggettivi presenti nei singoli curricoli, che rendevano debole, fino a metterla in discussione, l''idoneità giuridica' degli interessati al ruolo. Mai è stato opposto un rifiuto per le idee espresse dal candidato: la sua visione del mondo, la sua filosofia politica o economica di approccio ai problemi che rientrano nella possibile sfera di azione della funzione oggetto di assegnazione. In modo efficace, ma un po' semplicistico, si conclude che un capo dello Stato non può esprimere censura su un potenziale ministro solo perché non la pensa come lui. Se questo avviene, il garante della Costituzione si fa attore politico e valutatore di persone e programmi che debbono restare esclusivo oggetto di fiducia delle forze parlamentari: l'intervento del Presidente della Repubblica sarebbe dunque un'invasione di campo e si muoverebbe al fuori-da (se non contro) lo spirito costituzionale. 

Il caso Savona non è così chiaro e netto. Da tutti considerato un economista autorevolissimo e con una lunga esperienza/competenza che affonda nell'altro secolo nel mondo dell'establishment in prestigiose posizioni di vertice, Paolo Savona negli ultimi anni ha manifestato senza equivoci la sua posizione fortemente eurocritica (se non euroscettica), anche collaborando con un suo allievo a elaborare un piano B, dettagliato e concreto, di possibile uscita segreta dall'euro. 
Si dice: un piano è opera di pensiero e il dire non va confuso con il fare. A maggior ragione se l'autore più volte ribadisce che il suo fine non è tanto uscire dall'euro, ma avere pronta e visibile un'arma forte di pressione, nella negoziazione in sede europea, per convincere gli interlocutori che, in caso di non ottenimento di certi obiettivi giudicati irrinunciabili e da perseguire 'dentro' l'euro, si è anche disposti a uscire dall'euro. Altrimenti, ogni contrattazione risulta spuntata e perdente in partenza.

Mi pare tutto molto logico. Ma, nel caso specifico, anche molto delicato e pericoloso. 
Le intenzioni non fanno i comportamenti, ma predispongono gli interlocutori ad avere un'immagine quanto meno in allerta verso chi è portatore di una certa impostazione: se il piano non è un'azione, chi dice che non possa diventare un'azione? 
E questo, a maggior ragione, se il piano diffuso nel 2015 con la firma dello stesso Savona prevede, come carta estrema da giocare in situazione valutata di emergenza, un'uscita dall'euro da realizzare in segreto, senza preavvisi, in un fine settimana, gestendo tutte le conseguenze (peraltro già dettagliatamente previste come assai pesanti, almeno nell'immediato, sul piano economico, per l'intero Paese) che una simile scelta necessariamente produce.

Molte delle idee del professor Paolo Savona piacciono anche a una certa sinistra radicale: perché fanno intravvedere che esiste, almeno sul piano di una certa prospettiva di visione e di azione, un'alternativa al modello di Europa attuale: sempre più chiuso e soffocante, tecnocratico, liberista e indifferente ai bisogni delle persone. Per quel che vale, anch'io nutro una qualche simpatia per questo approccio che fa credere che il mito Tina (There Is No Alterative), tanto amato dalla premier britannica Thatcher, sia superabile e quindi possa esserne finalmente svelata la carica bloccante e conservatrice con cui si vuole uccidere in culla qualunque speranza di cambiamento.

Ma anche accettando questa idea estrema di uscita dall'euro, mi chiedo: chi autorizza, per giunta in una democrazia in cui si ripete ossessivamente che la "sovranità appartiene al popolo" (dimenticando peraltro il seguito dell'articolo della Carta, che aggiunge  che deve essere esercitata "nelle forme e nei limiti della Costituzione), a operare, anche in via di estrema eventualità, scelte tanto dure e ricche di implicazioni pure sul piano economico-pratico senza che "il popolo" ne sia stato preventivamente informato, abbia capito e discusso i pro e i contro e alla fine sia arrivato a decidere il comportamento pubblico conseguente dei suoi rappresentanti?

Forse, finché un dibattito chiaro e convincente, in sede pubblica, non viene attivato, una posizione ideologica quale quella che ispira il professor Savona, se diffusa dal vertice di una funzione cruciale per un Paese quale è quella del Ministero dell'Economia, appare quanto meno ardita, oltre che potenzialmente preoccupante, anche per i ritorni possibili in sede internazionale.

La perplessità di Mattarella dunque è stata comprensibile. E, aggiungo, doverosa. 
L'inidoneità non si configura certo sul piano giuridico, ma la particolare visione teorico-pratica dell'economista, peraltro pubblicamente ammessa e anzi esibita, fornisce alla sua figura (a maggior ragione in quanto autorevolissima sul piano della competenza economica) una piega che rende quanto meno discutibile la sua adeguatezza potenziale alla funzione, per l'impatto che può avere il suo comportamento, in caso di messa in atto delle idee operative fin qui solo ipotizzate, anche sulla Costituzione. Un piano di tale portata, e definito in partenza assolutamente segreto, non può che essere realizzato in forma di 'colpo di mano' da un piccolo gruppo operativo, che decide all'improvviso e autoritariamente, sulla testa del 'popolo sovrano', di dare il via a un cambio davvero rivoluzionario della posizione nazionale dell'Italia in Europa. Ed è strutturalmente previsto nel piano, con franchezza, che fino a quel momento tutti neghino di voler mai mettere in atto il piano stesso, scegliendo con convinzione di operare all'interno dei vincoli euro in chiave riformista alla loro modifica: dunque, esattamente quello che compare nelle affermazioni finali del 'contratto' M5S-Lega (ma non nelle bozze preparatorie, che invece rivelavano la volontà di uscire dall'ero) e nelle dichiarazioni (in extremis) rilasciate dallo stesso Paolo Savona (sul sito dell'amico-allievo che teorizza, con piglio 'estremista', l'uscita dall'euro come unica strategia per la sopravvivenza dell'Italia): dichiarazioni che avrebbero dovuto cercare di tranquillizzare Mattarella prima della sua decisione finale, ma che, per la verità, sono state accusate di una qualche vaghezza sul punto preciso oggetto di preoccupazione.

Come se ne poteva uscire?
L'azione iniziale di moral suasion sugli attori interessati è lo strumento fondamentale in cui in simili situazioni può muoversi, in qualunque Paese, un vertice istituzionale. 
E' quello che è avvenuto. 
Ma il tentativo di riflessione congiunta con le parti in gioco ha bisogno di interlocutori responsabili e 'istituzionalmente affidabili'. 
Ed è questo che è miserevolmente venuto meno. 
La 'moral suasion' iniziale è stata subito 'tradita' e le legittime considerazioni problematico-critiche mosse dal capo dello Stato in via riservata sulla candidatura Savona sono state gettate in pasto alle piazze e ai social. Il punto è che Mattarella si è scontrato con due leader di partito (ma uno decisamente più dell'altro) insofferenti ai limiti, nel nome di una sovranità popolare che non può né deve incontrare ostacoli, anche quelli costituzionalmente previsti, e soprattutto decisi a conquistarsi il governo in ogni caso, meglio ancora se esibendo una prova di forza. 
E la 'piazzata ricattatoria' di Salvini, condensata nel grido di 'o Savona o salta tutto', conteneva e annunciava il finale già scritto: probabilmente voluto e cercato, certo a quel punto scontato, anche se drammatico. 
Perché la funzione di Capo dello Stato non può essere, e neppure apparire, per nessuno e in nessun Paese che voglia preservare le sue regole fondamentali di convivenza democratica, oggetto di un 'aut-aut' tanto costituzionalmente distruttivo sul piano istituzionale. 
Cioè, per dirla in parole povere: il Presidente della Repubblica non può 'perdere'.
E, se lo si spinge all'angolo, per tentare di sconfiggerlo platealmente in una resa dei conti all'ok corral, poi si raccolgono macerie.
Ed è quanto sta accadendo.

*** Massimo Ferrario, Il caso Mattarella-Savona, censura del pensiero?, per Mixtura - Sul tema vedi anche il mio precedente Resa dei conti e crisi istituzionale, 'Mixtura', 28 maggio 2018, qui


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#VIGNETTE / Cucciolino (Mauro Biani)

Mauro BIANI, 1967
'il manifesto', 30 maggio 2018 (anche facebook, qui)

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#BREVITER / Appesi a Salvini (mf)

MasFerrario, facebook, 30 maggio 2018

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mercoledì 30 maggio 2018

#CIT / Vi annoiate perché (Natalia Ginzburg)

Natalia GINZBURG, 1916-1991

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#SCRITTE / Mi piacciono quelle persone

(via pinterest)

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#SGUARDI POIETICI / Noi non siamo solo (Mariangela Gualtieri)

Noi tutti non siamo solo
terrestri. Lo si vede da come
fa il nido la ghiandaia
da come il ragno tesse il suo teorema
da come tu sei triste
e non sai perché. Noi
nati, noi forse ritornati,
portiamo una mancanza
e ogni voce ha dentro una voce
sepolta, un lamentoso calco di suono
che un po’ si duole anche quando
canta. Te lo dico io
che ascolto
il tonfo della pigna e della ghianda
la lezione del vento
e il lamento della tua pena
col suo respiro ammucchiato sul cuscino
un canto incatenato che non esce.
Ascoltare anche ciò che manca.
L’intesa fra tutto ciò che tace.

*** Mariangela GUALTIERI, 1951, poetessa e scrittrice, Noi tutti non siamo solo, da Bestia di gioia, Einaudi, 2010
https://it.wikipedia.org/wiki/Mariangela_Gualtieri


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#VIGNETTE / Italia, oggi (Mauro Biani)

Mauro BIANI, 1967
'il manifesto', 29 maggio 2018 (facebook, qui)


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#MOSQUITO / Il fascismo come fatto di costume (Antonio Gramsci)

Il fascismo si è presentato come l'anti-partito, ha aperto le porte a tutti i candidati, ha dato modo, con la sua promessa di impunità, a una moltitudine incomposta di coprire con una vernice di idealità politiche vaghe e nebulose lo straripare selvaggio delle passioni, degli odi, dei desideri. Il fascismo è divenuto così un fatto di costume, si è identificato con la psicologia barbarica e antisociale di alcuni strati del popolo italiano, non modificati ancora da una tradizione nuova, dalla scuola, dalla convivenza in uno Stato bene ordinato e bene amministrato.

*** Antonio GRAMSCI, 1891-1937, filosofo e leader politico, da 'L'Ordine Nuovo', 1921, in Antonio Gramsci, Socialismo e fascismo. L'ordine nuovo 1921-1922, Einaudi, 1966.


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martedì 29 maggio 2018

#BREVITER / L'insostituibile e il giocato (mf)

MasFerrario, facebook, 29 maggio 2018

° ° °

MasFerrario, facebook, 29 maggio 2018

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#IMMAGINId'IMPATTO / Lavanda

Lavanda
(via facebook, qui)

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#FUMETTI / Gli occhi grandi (Charles M. Schulz)

Charles M. SCHULZ, 1922-2000
(via faceboook, qui)

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#FOTO / Sete (Georgina Cranston)

foto di Georgina CRANSTON
fotografa e documentarista britannica

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#SGUARDI POIETICI / Niente (Bartolo Cattafi)

È questo che porti arrotolato
con cura, piegato
in quattro, alla rinfusa
sgualcito spiegazzato
ficcato ovunque
negli angoli più oscuri,
niente da dichiarare
niente
devi dire niente.
Il doganiere non ti capirebbe.
La memoria è sempre un contrabbando.

*** Bartolo CATTAFI, 1922-1979, poeta, Niente, da Paolo MaccariSpalle al muro. La poesia di Bartolo Cattafi, Società Editrice Fiorentina, 2003. Segnalato in 'il canto delle sirene', 11 marzo 2014, qui


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#MOSQUITO / Troppo egoismo padronale, troppo capitalismo parassitario (Andrea Gallo)

Troppo egoismo padronale, troppo capitalismo parassitario, spesso miope se non selvaggio, troppa mancanza di rispetto per la figura del lavoratore dipendente, tant’e che l’Italia ha il record europeo delle morti sul lavoro. I sindacati difendono più i garantiti che la massa di co.co.co., sottoccupati, semi occupati, occupati saltuari e disoccupati.

*** Andrea GALLO, 1928-2013, prete di strada, partigiano, Non uccidete il futuro dei giovani, Baldini e Castoldi, 2013


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#SPOT / Il fiore del muratore

(dalla rete)

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lunedì 28 maggio 2018

#SPILLI / Resa dei conti e crisi istituzionale (M. Ferrario)

E' finita come non poteva che finire: con una crisi non più solo politica, ma istituzionale.

La 'moral suasion', prassi da sempre praticata dal Capo dello Stato nell'esercizio del suo ruolo di garante della Costituzione, utilizzata stavolta per affermare il diritto/potere di nomina dei ministri da parte del Presidente della Repubblica (art. 92 della Costituzione), non ha funzionato. 
Il 'tentativo persuasivo', da subito pubblicamente svelato e portato in piazza e sui social dai leader delle due forze politiche della coalizione che si apprestavano a formare il governo, violando così la condizione di riservatezza indispensabile per consentirne in generale la potenziale efficacia, è stato prima trasformato e poi brandito come un 'veto' insopportabile e antipopolare sul nome del ministro dell'Economia che si voleva proporre/imporre. 
Il passo immediato successivo è stato il lancio di un 'diktat' sempre più arrembante e minaccioso, che ha incendiato la relazione istituzionale con il Presidente della Repubblica, gettandola in una via senza uscita: la candidatura di Paolo Savona a ministro dell'Economia è diventata una questione di principio, un simbolo di autonomia dei partiti in una 'repubblica parlamentare' (che non tollera limiti, neppure dal Capo dello Stato) e l'aut-aut, urlato fin dall'alto dei palazzi romani in forma di ossessivi 'videoselfie' inneggianti al popolo, è stato 'o Savona o salta tutto'.

Abbiamo assistito impotenti a una vera e propria resa dei conti al vertice delle istituzioni, mai propostasi nella storia della Repubblica: da una parte due leader di partito, Salvini & Di Maio (il primo in posizione di guida esagitata e nello stile arruffapopolo che gli è abituale; il secondo più recalcitrante, ma comunque in consonanza di intenti con l'alleato nel tempo sempre più scoperto 'sintonico'); dall'altra il capo dello Stato, Sergio Mattarella, deciso a difendere le prerogative del ruolo (e quindi la Costituzione, con i suoi diritti, doveri e contrappesi, e quindi le 'regole del gioco' fondamentali per la 'vita-insieme' di tutti noi cittadini).

Prima della drammatica decisione del Presidente della Repubblica, comunicata in diretta televisiva nella serata di ieri, 27 maggio 2018, erano questi (e da giorni peraltro) i due corni del dilemma, chiari e evidenti a tutti:

(1) - Se avesse 'vinto' Mattarella, sarebbe saltato il governo e si sarebbero aperte le prospettive del voto dopo oltre 80 giorni di consultazioni a quel punto rivelatisi inutili: l'intero 'contratto' faticosamente negoziato e sottoscritto dalla accoppiata M5S-Lega, con la relativa struttura di ministri già decisi e condivisi, sarebbe stato gettato al macero per l'unico rifiuto, ritenuto inaccettabile soprattutto da Salvini (ma anche da Di Maio), del nome di Paolo Savona come responsabile del ministero dell'Economia.

(2) - Se avessero 'vinto' Salvini & Di Maio, sarebbe 'partito' il governo. Ma sarebbe uscita sconfitta, con un precedente che avrebbe fatto storia, la funzione del Presidente della Repubblica (dunque non solo la persona di Sergio Mattarella), la quale si sarebbe vista distrutta per sempre il potere di 'dire la sua' nella nomina dei Ministri (art 92 della Costituzione). 
Si argomentava: però avrebbe vinto il 'popolo sovrano'. 
Ma si dimentica che l'art 1 della Costituzione afferma che la sovranità, che certamente "appartiene al popolo", viene tuttavia esercitata ('deve' essere esercitata) "nelle forme e nei limiti previsti dalla Costituzione". 
E poi: quali e quanti altri possibili ricatti ci si sarebbe potuti attendere da chi avesse vinto un braccio di ferro così platealmente innescato e con i riflettori, nazionali e internazionali, tutti puntati su chi ne sarebbe uscito vincitore e chi perdente?

Sappiamo come è andata. 
Addirittura c'è chi parla oggi di messa in stato di accusa del Presidente della Repubblica: per altro tradimento e/o attentato alla Costituzione. 

E' vero: si è affermato un principio costituzionale. Doverosamente, a mio parere. Ma il prezzo è stato altissimo.
Anche perché la resa dei conti, come sempre accade quando non ci si sa fermare per tempo in scontri incandescenti di questa portata e condotti a questo livello istituzionale, non è finita. 

Al di là del seguito che potranno avere le accuse formali mosse al Presidente della Repubblica (subito preannunciate da M5S e Fratelli d'Italia), il prossimo pieno di voti elettorali che otterrà, com'è facile prevedere, chi esce sconfitto da questo assurdo braccio di ferro potrebbe dare la spinta, nel nome di un populismo ancor più ringalluzzito, protervo e senza limiti, ad un assalto potenzialmente mortale alle istituzioni e alle regole costituzionali. 

Se le istituzioni, i partititi e tutti noi cittadini non recupereremo consapevolezza della china verso cui stiamo andando e non freneremo la discesa, inserendo razionalità, freddezza e visione lunga nel processo politico che ormai sembra guidato da un pilota automatico fuori controllo, rischiamo di produrre vere drammatiche macerie di ciò che è l'indispensabile architettura fondamentale del nostro convivere. 

Siamo a questo punto. E nessuno sa cosa potrà accadere.
Come sempre quando si scherza, incoscientemente o con strafottenza, con il fuoco, avendo vicino taniche di benzina.

*** Massimo Ferrario, Resa dei conti e crisi istituzionale, per Mixtura


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#SGUARDI POIETICI / Avanzi (Gianni Montieri)

Il gesto dell’apparecchiare possiede grazia
così come la mano che chiede alla rosa
di non sentir paura mentre l’altra pota
è un rituale, una funzione
non c’è spavento dentro l’abitudine
conoscere l’azione successiva induce calma
riporre il libro sulla stessa traccia di scaffale
annusare il caffè prima di berlo lo certifica

la casa non sta nelle pareti colorate
sta nelle mani dove la testa appoggia
quando duole per la gravità del giorno
- per il troppo vento -

*** Gianni MONTIERI, poeta, Avanzi, da Futuro semplice, LietoColle, 2010. Segnalato in 'noise from amerika', 7 novembre 2010, qui


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#VIGNETTE / Om (Mauro Biani)

Mauro BIANI, 1967
'il manifesto', 27 maggio 2018 (facebook, qui)

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domenica 27 maggio 2018

#BREVITER / Quando per il potere (mf)

MasFerrario, facebook, 26 maggio 2018

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#VIGNETTE / Punto e virgola (Fabio Magnasciutti)

Fabio MAGNASCIUTTI
facebook, 25 maggio 2018, qui

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#HUMOR / Sorry (Matt Blease)

Matt BLEASE
disegnatore statunitense
(via pinterest)

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#SCRITTE / Impianto di illuminazione

(via facebook)

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#FILASTROCCHE / All'Ufficio Complicazioni Cose Semplici (Germana Bruno)

All'Ufficio Complicazioni Cose Semplici, 
ci stanno tipi davvero molto eccentrici, 
che rendon tutto molto complicato
per non far nulla di ovvio o di scontato.
Lo strano ufficio ha mille e più filiali
dove si complicano le cose più normali
e vi si aggiungono cose sopra cose 
perchè convinti di farle più grandiose.
In questo ufficio, così complicato,
niente e nessuno viene ben capito 
perché per colpa dell'appariscenza
non si può cogliere di nulla più l'essenza.
Mentre all'Ufficio per Semplificare 
pochi impiegati ci vanno a lavorare,
togliere il troppo e lasciare l'essenziale
è un gran lavoro che in pochi sanno fare.
Ci vuole arte, scienza e intelligenza
per arrivare giù fino all'essenza,
ciò che è in eccesso tagliare con cura,
lasciar soltanto la sostanza pura.

*** Germana BRUNO, insegnante di scuola primaria, scrittrice per bambini, All'Ufficio Complicazioni Cose Semplici, facebook, 'docenti senza frontiere', 25 maggio 2018, qui


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#SGUARDI POIETICI / Non più vagabondo, smetterò di cercare (Sergéj Aleksándrovič Esenin)

Non più vagabondo, smetterò di cercare
Le tue impronte, di pestare le bietole
Lungo gli arbusti rossi: per sempre
Dimenticherò il covone dei tuoi capelli d’avena.

Meravigliosa eri e dolcissima;
Il sangue delle bacche sulla pelle,
Somigliavi a una distesa raggiante
Sotto il tramonto rosa.

Poi sono appassiti gli acini dei tuoi occhi;
Il tuo nome si è spento, friabile come un suono.
Ma nelle pieghe dello scialle ti è rimasto forse
L’odore delle mani innocenti, odore di miele.

E verso sera, nell’ora del silenzio, quando il sole
Sul tetto sembra un gattino intento a lavarsi il muso con la zampa,
I vortici dell’acqua mi sussurrano di te miti parole
E la loro voce trema nel vento.

O almeno qualche volta la sera turchina
Mi dica che tu sei musica e sogno.
Anche se colui che ti plasmò così, sinuoso il fianco e le spalle,
Ha baciato il tuo splendente mistero.

Non più vagabondo, smetterò di cercare
Le tue impronte, di pestare le bietole
Lungo gli arbusti rossi: per sempre
Dimenticherò il covone dei tuoi capelli d’avena.

*** Sergéj Aleksándrovič ESENIN, 1895-1925, poeta russo, Non più vagabondo, smetterò di cercare, da Azzurro, 1915-1916, in Russia e altre poesie, Dalai editore, 2007, traduzione di Curzia Ferrari
Anche in 'statodonna', 9 ottobre 2015, qui
https://it.wikipedia.org/wiki/Sergej_Aleksandrovi%C4%8D_Esenin

Arnaldo De Lisio, 1869-1949

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#MOSQUITO / Futuro, mettersi in gioco e sentirsi parte (Nicola Lagioia)

Persino in questa nuova età dell'ansia il futuro è dove è sempre stato: in attesa di essere scritto. Tenersi ai margini è legittimo. Indignarsi senza mettersi in gioco, e soprattutto senza sentirsi parte in causa, è parte del problema.

*** Nicola LAGIOIA, 1973, scrittore, citata da Raffaella De Santis, Gli scrittori sul palco di Repubblica delle Idee, 'la Repubblica', 20 maggio 2018, qui


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#VIGNETTE / Lei non sa chi sono io (Vauro)

VAURO
'Il Fatto Quotidiano', 26 maggio 2018

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sabato 26 maggio 2018

#BREVITER / Chi prende in giro (mf)

MasFerrario, facebook, 26 maggio 2018

Vedi articolo 'HuffPost', 26 maggio 2018, qui

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#FUMETTI / Scandalosamente (Charles M. Schulz)

Charles M. SCHULZ, 1922-2000
(facebook, 24 maggio 2018, qui)

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#SPOT / Ricarica-cervello

(autore non identificato, via pinterest)

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#CIT / Incompleto (Italo Calvino)

Italo CALVINO, 1923-1985
scrittore

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#SGUARDI POIETICI / Pezzi di me (Martha Medeiros)

Sono fatta di 
sogni interrotti 
dettagli inosservati
amori mal risolti 

Sono fatta di 
pianti senza ragione 
persone nel cuore 
atti impulsivi 
  
Sento la mancanza di 
luoghi che non ho mai conosciuto 
esperienze che non ho mai vissuto 
momenti che ho già dimenticato 
  
Sono 
di amore e affetto costante 
distratta quanto basta 
non mi fermo un attimo
  
Già 
ho avuto notti insonne 
ho perso persone molto care 
ho rispettato cose non promesse 
  
Molte volte 
ho desistito senza tentare 
ho pensato a fuggire, per non affrontare 
ho sorriso per non piangere 
  
Sono dispiaciuta per 
le cose che non ho cambiato 
le amicizie che non ho coltivato 
quelle che ho giudicato 
per le cose che ho pronunciato 
  
Ho nostalgia 
delle persone che ho conosciuto 
dei ricordi che ho dimenticato 
degli amici che ho finito con il perdere  
Ma continuo a vivere e imparare

*** Martha MEDEIROS, 1961, giornalista, scrittrice e poeta brasiliana, Pezzi di me, traduzione adattata di mfqui
https://it.wikipedia.org/wiki/Martha_Medeiros


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Testo originale (Pedaços de Mim)
   
Eu sou feita de
Sonhos interrompidos
detalhes despercebidos
amores mal resolvidos
 
Sou feita de
Choros sem ter razão
pessoas no coração
atos por impulsão
 
Sinto falta de
Lugares que não conheci
experiências que não vivi
momentos que já esqueci
 
Eu sou
Amor e carinho constante
distraída até o bastante
não paro por instante


Tive noites mal dormidas
perdi pessoas muito queridas
cumpri coisas não-prometidas
   
Muitas vezes eu
Desisti sem mesmo tentar
pensei em fugir,para não enfrentar
sorri para não chorar
 
Eu sinto pelas
Coisas que não mudei
amizades que não cultivei
aqueles que eu julguei
coisas que eu falei
 
Tenho saudade
De pessoas que fui conhecendo
lembranças que fui esquecendo
amigos que acabei perdendo
Mas continuo vivendo e aprendendo.

#VIGNETTE / Uffa, io voglio guidare l'Italia (Charlie Comics)

Charlie Comics
facebook, 25 maggio 2018, qui

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#MOSQUITO / Futuro, nel passato (Michela Murgia)

L'unico futuro possibile è nella consapevolezza del passato. Senza l'elaborazione di una memoria comune ogni momento è una trappola che non ci trova mai pronti.

*** Michela MURGIA, scrittrice, citata da Raffaella De Santis, Gli scrittori sul palco di Repubblica delle Idee, 'la Repubblica', 20 maggio 2018, qui


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#SENZA_TAGLI / Caso Savona, meno ideologia e più metodo sperimentale (Alessandro Gilioli)

Mi sono letto un po' di cose di Savona sull'euro e l'Europa.

Alcune osservazioni storiche mi sembrano difficilmente controvertibili. Ad esempio, il fatto che i sostenitori italiani dell'euro, vent'anni fa, pensavano in ottima fede che la moneta unica sarebbe stata un passaggio verso una vera unione politica, ma così non è andata (anzi è andata alla rovescia) e bisogna prenderne atto (sempre prendere atto dei dati di realtà).

Ragionevoli anche le riflessioni critiche sulle modalità e i tempi della sua costruzione e del nostro ingresso, così come sulla complessità del "che fare" adesso: entrarne (così) ha prodotto risultati drammatici, uscirne rischia di essere (almeno sul breve, ma per quanto?) ancora più drammatico. Quindi - dice in sostanza - bisogna ragionarci in modo un po' sofisticato, con diversi piani a seconda del tipo di situazione, dell'atteggiamento degli interlocutori (Bruxelles, Berlino, Francoforte) e della lontananza rispetto alla "terra promessa" dell'unione politica

Sono tutte cose opinabili ma non estremiste - mi sembra più estremista l'intoccabilità assoluta di ogni trattato, la cristallizzazione del presente, la mistica delle cose così come stanno "altrimenti casca tutto". Anche perché è proprio l'eternare forzosamente il presente che sta facendo cascare tutto.

Forse nel dibattito c'è bisogno di meno ideologia e di più metodo sperimentale. Nel senso che si fa una cosa, la si prova, se ne testano empiricamente i risultati e si aggiusta, si cambia, si migliora se non sono arrivati i risultati che ci si aspettava in partenza .

Di questo credo non si debba aver paura, anzi mi fanno più paura l'irrigidimento e i tabù. E lo dico proprio da europeista, visto che gli irrigidimenti e i tabù stanno facendo deflagrare l'Europa, riducendoci a inutili staterelli litigiosi.

(il primo che mi dice che questo è un endorsement ai gialloverdi gli rigo la macchina; spero di non dover aggiungere a ogni post di merito che il securitarismo e la xenofobia del "contratto" mi fanno schifo, così come la flat tax, quindi se fossi un parlamentare NON voterei la fiducia a questo governo; grazie)

*** Alessandro GILIOLI, giornalista e saggista, facebook, 25 maggio 2018, qui


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venerdì 25 maggio 2018

#SCRITTE / Gioventù bruciata

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#HUMOR / E' bellissimo

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#SPOT / Essere sé stessi

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#SGUARDI POIETICI / Non è della fatica che ci si lamenta (Carolina Turroni)

Non è della fatica che ci si lamenta, 
non è del sacrificio che ci si pente, 
e neppure della rinuncia che ci si dispiace.
Solo, si vorrebbe che non fosse invano.
Solo, si vorrebbe che ne fosse valsa la pena.
Per ogni cosa, questo è il fine.
Sapere che darà un frutto, che ci sia concesso di vederlo oppure no.

*** Carolina TURRONI, facebook, 1 agosto 2016, qui


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#SCRITTE / Tornare alla natura (Andrew J. Wollensky)

Andrew J. Wollensky 
(autore forse inesistente)
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#EX LIBRIS / I pazzi, come fuochi d'artificio (Jack Kerouac)

A quel tempo danzavano per le strade come pazzi, e io li seguivo a fatica come ho fatto tutta la vita con le persone che mi interessano, perché le uniche persone che esistono per me sono i pazzi, i pazzi di voglia di vivere, di parole, di salvezza, i pazzi del tutto e subito, quelli che non sbadigliano mai e non dicono mai banalità ma bruciano, bruciano, bruciano come favolosi fuochi d’artificio gialli che esplodono simili a ragni sopra le stelle e nel mezzo si vede scoppiare la luce azzurra e tutti fanno «Oooooh!»

*** Jack KEROUAC, 1922-1969, scrittore e poeta statunitense, Sulla strada, 1951-1957, Mondadori, 2016


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giovedì 24 maggio 2018

#SGUARDI POIETICI / I gabbiani (Vincenzo Cardarelli)

Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro
in perpetuo volo.

La vita la sfioro
com’essi l’acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch’essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.


*** Vincenzo CARDARELLI, 1887-1959, poeta, scrittore, giornalista, I gabbiani, da Poesie, in Opere complete, Milano, Mondadori, 1962
https://it.wikipedia.org/wiki/Vincenzo_Cardarelli


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#SPILLI / Nuovi incarichi e 'governi del cambiamento' (M. Ferrario)



Questo mantra sul ‘governo del cambiamento’ che è di per sé sempre buono (e, se eccepisci, sei ‘contro il popolo’, inteso come divinità assoluta e incontestabile) non è nuovo. 

In genere chi lo brandisce finisce come Renzi. 
Il che non sarebbe una cosa del tutto cattiva se non fosse che con lui ci siamo finiti pure noi. 
E ora ci apprestiamo ad un’altra fine, tra simile e peggiore.

Più che sprecare parolone retorico-stucchevoli, come ‘storia’ o ‘rivoluzione’ o 'terza repubblica', sarebbe il caso di saper scegliere, intanto, tra i ‘curricula’ dei candidati a ruoli cruciali, quelli non 'gonfiati' dalla vanità degli scriventi: più stringati, precisi e non troppo abbelliti. 
E magari, in questo specifico caso, più congrui con il ruolo di presidente del Consiglio da assegnare, non potendo essere il prescelto un semplice ‘esecutore’ di un ‘programma/contratto’ scritto e negoziato da altri, spacciato per ‘unico leader’ del governo e venduto come di per sé taumaturgico per tutti i mali che ci siamo tirati addosso in questi anni. 
Infine sarebbe corretto, specie per chi ha giustamente difeso a spada tratta la Costituzione da coloro che la volevano vergognosamente sfregiare, rispettare le prerogative del Presidente della Repubblica: che proprio in base alla Carta non è chiamato (non dovrebbe essere chiamato) a 'ridurre' la sua funzione a ruolo notarile che si limita a dover firmare a scatola chiusa,  e chinando il capo,  tutto quello che gli viene presentato/imposto. 

Ma evidentemente fare questo è banale. E sarà per la prossima volta. 
Se e quando faremo, sul serio, il 'cambiamento'. Partendo da 'ethos' e rispetto costituzionali. 
E senza prima aver urlato ai quattro venti le mirabilie che inaugureranno la 'terza repubblica', quando non abbiamo ancora finito di operare bene nella prima.

Per il momento, con l'incarico appena assegnato a Giuseppe Conte, auguri a tutti. A lui e a noi.

*** Massimo Ferrrario, Nuovi incarichi e 'governi del cambiamento', per Mixtura

#BREVITER / MasFerrario, facebook, 23 maggio 2018

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#TWEET / Curriculum e credibilità (Tomaso Montanari)

Tomaso Montanari
docente di storia dell'arte, presidente di Libertà e Giustizia
twitter, 23 maggio 2018, qui

° ° °

Tomaso Montanari
docente di storia dell'arte, presidente di Libertà e Giustizia
twitter, 23 maggio 2018, qui

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