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martedì 31 gennaio 2017
#VIDEO / Guiding Hands
Guiding Hands
you tube, Conan, 5 aprile 2016
video 1min22
"You can look at your phone or you can look at where you're going, but you can't do both. Until Guiding Hands..."
E' il futuro che ci attende. Se non lo cambiamo...
#CIT / Prima il paziente (Béla Schick)
citato da Massimo Baldini, Medicina: la borsa e la vita.
Aforismi su medici, pazienti e il loro eterno conflitto, Mondadori, 1993
riportato in 'aforismario.net', qui
#SPILLI / Codici etici, Pd e non solo (M. Ferrario)
«Le donne e gli uomini del Partito Democratico ispirano il proprio stile politico all'onestà e alla sobrietà. Mantengono con i cittadini un rapporto corretto, senza limitarsi alle scadenze elettorali. Non abusano della loro autorità o carica istituzionale per trarne privilegi; rifiutano una gestione oligarchica o clientelare del potere, logiche di scambio o pressioni indebite».
Codice Etico Etico del Partito Democratico, articolo 2, comma 5, approvato dall'Assemblea Costituente il 16 febbraio 2008 (qui)
Probabilmente, leggendo le righe sopra trascritte, vi capiterà di mettere in atto due comportamenti:
(a) - il primo consisterà in una risata, forse sconveniente ma senz'altro grassa e sincera, pensando alla quotidianità che quotidianamente si incarica di smentire e insultare simili affermazioni, nel silenzio e nell'indifferenza di tutti; e
(a) - il primo consisterà in una risata, forse sconveniente ma senz'altro grassa e sincera, pensando alla quotidianità che quotidianamente si incarica di smentire e insultare simili affermazioni, nel silenzio e nell'indifferenza di tutti; e
(b) - il secondo si esprimerà in un rassegnato scuotimento di testa, accompagnato da qualche atteggiamento di superiorità e commiserazione verso chi ancora, nei partiti e fuori, ma pure nelle aziende, crede ai codici etici, lasciandosi infinocchiare dalla retorica dei buoni comportamenti soltanto proclamati.
Siamo ovviamente liberi di reagire come riteniamo più utile.
Ma, se posso permettermi, prima di dire che i codici etici non servono, rifletterei su una banalità: niente serve se non viene fatto servire.
Nessuna legge, e meno ancora un codice etico che non ha la forza di una legge (ma per chi lo sottoscrive, la forza 'teorica' che dovrebbe spingere all'osservanza c'è tutta), risolve magicamente la corruzione.
Perché la corruzione dipende da noi uomini, non da un codice etico.
Ed è evidente che se il codice etico, magari pure con la copertina arabescata dall'ultimo grafico alla moda, rimane chiuso e nascosto in un cassetto, perché nessuno lo fa rispettare, non serve.
Il punto, allora, è che non interviene chi dovrebbe intervenire: sputtanando così, lui per primo, uno strumento che, appunto in quanto strumento, agisce solo se viene fatto agire.
Nessuna legge, e meno ancora un codice etico che non ha la forza di una legge (ma per chi lo sottoscrive, la forza 'teorica' che dovrebbe spingere all'osservanza c'è tutta), risolve magicamente la corruzione.
Perché la corruzione dipende da noi uomini, non da un codice etico.
Ed è evidente che se il codice etico, magari pure con la copertina arabescata dall'ultimo grafico alla moda, rimane chiuso e nascosto in un cassetto, perché nessuno lo fa rispettare, non serve.
Il punto, allora, è che non interviene chi dovrebbe intervenire: sputtanando così, lui per primo, uno strumento che, appunto in quanto strumento, agisce solo se viene fatto agire.
Banale. Eppure.
Beninteso, vale per tutti: partiti e aziende.
In questo caso vale per il Pd: che forse, ormai, ne ha più bisogno di altri.
E anche questo dice a che punto di degrado è arrivata un'organizzazione partitica che un tempo si gloriava della sua 'diversità'.
E non ci si consoli, dentro e fuori il Pd, usando il proverbio della nonna, che evoca il 'mal comune' con quel che segue.
Perché quel che segue non è mezzo gaudio, ma un male moltiplicato.
Che sta distruggendo tutto e tutti.
E anche questo dice a che punto di degrado è arrivata un'organizzazione partitica che un tempo si gloriava della sua 'diversità'.
E non ci si consoli, dentro e fuori il Pd, usando il proverbio della nonna, che evoca il 'mal comune' con quel che segue.
Perché quel che segue non è mezzo gaudio, ma un male moltiplicato.
Che sta distruggendo tutto e tutti.
*** Massimo Ferrario, Codici etici, Pd e non solo, 2016-2017, per Mixtura
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#SENZA_TAGLI / Europa, e la sinistra da salotto che occhieggia a Trump (Marco Furfaro)
Trump blocca l'accoglienza di profughi, nella Russia di Putin se picchi tua moglie nelle mura di casa ti fanno una multa. Il mondo fa paura, nuovi Hitler si affacciano alle porte, il rischio è un'epoca di nuove guerre. L'Europa è silente e imbarazzata, incapace di reagire mentre il mondo torna al razzismo e ai muri.
Ma non c'è altra strada che l'Europa. Perché non ci sono in ballo solo stupidi parametri finanziari ed economici, ma l'idea stessa di società in cui viviamo.
La sinistra da salotto che occhieggia a Trump, alla chiusura delle frontiere e al ritorno dello Stato nazione, è sempre la stessa. Quella dei privilegiati che vivono nei palazzi e che illudono il popolo di stare dalla loro parte. Lo stesso popolo che consegneranno alle destre e alla guerra degli ultimi contro i penultimi. Oltre gli slogan ci sarà un peggioramento delle condizioni dei lavoratori e altro razzismo, altre chiusure, altro isolamento. L'humus per la guerra.
Serve altro, l'Europa è tutta da rifondare, certo. Ma non è solo una stupida moneta o la libera circolazione dei capitali. L'Europa è da decenni un'idea dello stare insieme, di avere un welfare che si prende cura di chi non ce la fa.
O si torna a questo o ci saranno le guerre. E io starò da questa parte della storia.
La sinistra che vuole tornare alle nazioni, alle frontiere che si chiudono, finirà a destra. Io voglio una sinistra che rifondi l'Europa, non che favorisca i Le Pen e i Salvini.
*** Marco FURFARO, politico, 'facebook', 29 gennaio 2017, qui
In Mixtura altri 4 contributi di Marco Furfaro qui
#LINK / Pensione, pensieri di un privilegiato (Vito Gulli)
Come capita a tutti, la parola pensione, finché avevo trenta o quarant’anni anni, non mi riguardava proprio. Era un’ ipotesi lontana, non mi creava né ansie, né aspettative.
Poi, come per tante altre cose della vita, le prospettive cambiano e quella parola si avvicina proprio a te, a poco a poco diventa un obiettivo, una meta da raggiungere, con una dose di ansia direttamente proporzionale allo stress che hai sofferto nel corso della vita lavorativa.
Tutto ciò prescinde dal tipo di lavoro fatto fino a quel momento, dipende invece dalla bilancia dei pagamenti di due indici molto personali: quanta fatica hai fatto rispetto a quanta gratificazione hai ricevuto.
Io so di essere fra quei pochi fortunati che, avendo intrapreso il percorso dell’imprenditore, ha avuto fin qui enormi gratificazioni, seppur a fronte di tanta fatica. Sono consapevole di essere un privilegiato. So che ad ogni fine mese non dovrò fare i conti rischiando di non farcela, come tanti che hanno dovuto aiutare i propri figli ancora in cerca di lavoro. So di essere al riparo dalle tante maledette leggi che di questi tempi continuano a penalizzare gli anziani che hanno lavorato tutta la vita sperando poi di riposarsi, possibilmente con un po’ più di sicurezza.
E’ per questo che, quando si accenna a nuove leggi che tolgono certezza e sicurezza ai pensionati, credo si compia una delle peggiori azioni possibili. Me ne irrito incredibilmente, e non certo per me, perché credo sia ignobile penalizzare i vecchi già penalizzati dall’essere tali. (...)
*** Vito GULLI, imprenditore, La pensione prima di salirci a bordo. Pensieri liberi di un imprenditore che ha già le idee chiare sul cosa fare e a chi lasciare, 'senzafiltro', 25 gennaio 2017
LINK articolo integrale qui
ARNALD, diversamente occupati
(via web)
In Mixtura 1 altro contributo di Vito Gulli qui
#LINK #VIDEO / Ticket books, un'iniziativa brasiliana (l'Huffington Post)
Per trascorrere il tempo durante lunghi e noiosi viaggi sui mezzi pubblici i libri sono validi alleati. Quando sono troppo ingombranti, però, maneggiarli può essere difficoltoso, specie nel momento in cui siamo costretti a tirare fuori dallo zaino il biglietto della metro per superare i tornelli.
La casa editrice brasiliana L&PM Editores, in accordo con Agência Africa, ha ideato un modo per ovviare il problema: dei libri che possano essere utilizzati anche come biglietti. Il loro nome non a caso è Ticket Books, una serie di dieci fascicoli da collezione, su ciascuno dei quali la copertina è ispirata a una mappa della metro. (...)
*** L'Huffington Post, Ticket Books, i libri come biglietti per la metropolitana. L'iniziativa in Brasile di L&PM Editores e Agência Africa, 18 gennaio 2017
#SENZA_TAGLI / Pietà, solo una storia di pietà (Cecilia Strada)
Senza motivo mi è tornata in mente questa storia, che vorrei condividere.
Piazzale Loreto, 29 aprile 1945, arrivano i corpi di Mussolini, Claretta Petacci e alcuni gerarchi fascisti.
A un certo punto vengono appesi, a quanto pare per evitare che una folla (comprensibilmente) inferocita facesse altro scempio dei cadaveri. La gonna della Petacci scivola, mostrandone quelle che allora si definivano "le pudenda". Una donna, Piera Barale, partigiana, si toglie la spilla da balia e la usa per fermarle la gonna, per coprirla.
Questa storia l'ho sentita dalla voce della figlia di Piera, Silvana, un'amica che non c'è più.
Ecco, a me quel gesto di pietà piace tantissimo. Mostrare pietà anche verso chi pietà non ha o non aveva, per me, è una lezione.
"E quindi, che cosa vorresti dimostrare?".
Niente, è solo una storia. Una storia di pietà.
*** Cecilia STRADA, presidente di Emergency, 'facebook', 21 gennaio 2017, qui
In Mixtura altri 8 contributi di Ceciclia Strada qui
#LINK / Tulipomania, la prima bolla del capitalismo (Viola Contursi)
Siamo abituati a sentire oggi spesso le parole “speculazione” e “bolla finanziaria”, e la nostra mente va soprattutto ai mutui subprime, al mondo dell'immobiliare americano, alle speculazioni in Borsa su titoli azionari o bancari. Ma molti di noi dimenticano che il capitalismo stesso, che è diventato il simbolo economico dei tempi moderni, è nato con una bolla speculativa: la tulipomania. Che non ha interessato strumenti finanziari complessi o derivati, bensì i bulbi di tulipani. Era il Seicento in Olanda...
*** Viola CONTURSI, giornalista, La tulipomania, la bolla finanziaria sui tulipani che ha fatto sbocciare il capitalismo. Tutto cominciò nel 600 in Olanda, 30 gennaio 2017
LINK articolo integrale (con immagini) qui
lunedì 30 gennaio 2017
#QUADRI / Contro la violenza (Emma Kranzer)
Emma KRANZER
studentessa statunitense
Qui mi toccano mia madre e mio padre, qui i miei amici, qui il mio fidanzato. E qui una persona a cui ho detto di no.
Un corpo di donna, e dei colori per raccontare la violenza. Un’opera che è una denuncia quella della 19enne americana Emma Kranzer, realizzata per un corso d’arte alla Nebraska Wesleyan Univeristy. E che è già diventata un simbolo.
L’obbiettivo era quello di raccontare la violenza sessuale, o meglio i segni che lascia sul corpo di una donna. E allora ecco che la fotografia, del corpo di una sua amica, si trasforma in una mappa. I segni delle mani, sulle spalle, sulle gambe, sul volto. A raccontare gli abbracci e le carezze. E poi i segni rossi, sulle braccia, intorno al collo, in mezzo alle gambe. E una legenda per spiegare che quei segni li ha lasciati “qualcuno a cui ho detto di no”.
L’opera realizzata dopo la marcia delle donne contro Trump, le immagini postate su Twitter in poche ore sono rimbalzate sui social e sono state condivise da più di 100mila persone (Twitter)
(da: Corriere.it, «Mi ha toccata qui». La studentessa 19enne e il quadro per raccontare la violenza sessuale, 28 gennaio 2017, qui
#FUMETTI / Una volta o l'altra (Charles Schulz)
Charles SCHULZ
1922-2000
fumettista statunitense
(via pinterest)
In Mixtura altri 23 contributi di Charles Schulz qui
#PUBBLICITA' / Birra Corona risponde a Trump
America es grande
La Birra Corona risponde a Trump
youtube, Servimatango, 26 gennaio 2017
video 1min22
Il Gruppo messicano Modelo, che possiede il marchio della birra Corona, risponde con questo vedo pubblciitario allo slogan di Donald Trump: 'America Great Again'.
Un voce richiama i valori dell'America come unico continente mentre nel video scorrono le immagini della bellezza dei territori americani, dal Canada all'Argentina.
In una sola settimana lo spot ha avuto milioni di visualizzazioni su Youtube.
Ecco il testo dello spot tradotto in italiano:
«L'America è la terra delle opportunità, la terra con più di mille milioni di abitanti. America selvaggia, America multiculturale, America unita. Basta usare il nostro nome per generare divisioni! Siamo la terra del mix culturale, siamo orgogliosi dei nostri colori, siamo il continente che tocca i due poli, siamo l'ombelico del mondo e anche i suoi polmoni.
Abbiamo mani che resistono agli sforzi e piedi che fanno del calcio il ballo più bello di tutti. Siamo un continente che ruggisce, siamo il più grande contenitore di coppe, siamo sangue caldo con gusti piccanti.
Siamo poesia, arte e musica, siamo i migliori inni cantati, siamo rivoluzione costante, celebrazione innegabile, siamo passione, siamo tutti, siamo 35 Stati uniti. E oggi ci vestiamo con un un solo stemma. Siamo tutti americani ed è per questo che l'America è sempre stata grande».
(da 'TPI The Post Internazionale', Il video con cui la birra messicana Corona risponde al muro di Donald Trump, 29 gennaio 2017, qui)
#LINK / Senior, chi tutela le discriminazioni? (Felicia Fiore)
Uno dei fenomeni demografici più rilevanti del 21esimo secolo prende il nome di “Rivoluzione grigia”: la popolazione mondiale sta drammaticamente invecchiando. Infatti, sebbene questa cresca dell’1,3% ogni anno, la porzione di popolazione che sta crescendo di più è proprio quella degli anziani. Basti pensare che nel 1900 le persone con più di 65 anni erano meno del 5% della popolazione totale mentre agli inizi del 21esimo secolo si è arrivati a quasi il 15% e gli esperti prevedono che nel 2050 gli Over65 saranno più del 20%. Inoltre, è aumentato e continuerà ad aumentare il numero di persone con più di 85 anni: si prevede che entro il 2050 ben 21 Paesi nel mondo avranno più del 10% di persone Over85.
Questa rivoluzione demografica rappresenta una grande conquista per l’umanità (la sopravvivenza fino alla vecchiaia è diventata possibile per la massa e non solo per pochi fortunati); tuttavia, essa pone anche grandi sfide per le Istituzioni pubbliche che devono adattarsi a una struttura della popolazione in continuo cambiamento. L’altra faccia della medaglia è, infatti, che ci saranno meno persone in età lavorativa, a fronte del forte aumento della percentuale dei pensionati. Secondo l’Eurostat, già nel 2008 le previsioni davano che nel 2060 ci sarebbero stati solo due lavoratori per ogni Over65; oggi il rapporto è di quattro a uno. Anche l’indice di dipendenza degli anziani (ovvero il rapporto tra la popolazione Over65 e la popolazione in età lavorativa, tra i 15 e i 64 anni di età, moltiplicato per 100) fornisce previsioni preoccupanti circa la sostenibilità di una tale struttura di popolazione, evidenziando una situazione di squilibrio generazionale, passando dall’attuale 30% a circa il 60% del 2050. (...)
*** Felicia FIORE, psicologa, Chi tutela le discriminazioni sui senior? Credenze stereotipate su età e produttività degli Over condizionano le aziende e i loro investimenti in formazione, 'senzafiltro', 25 gennaio 2017
LINK articolo integrale qui
#SGUARDI POIETICI / E' credere in qualcosa che si tenta (Marco Marangoni)
E' credere in qualcosa che si tenta,
in qualcuno
la fede
che fa nascere il giorno
e lo apre
e lo incendia
è sapere
di una risposta
(è rispondere ad una sponda):
che sempre c’è vita, che c’è sempre
forza.
in qualcuno
la fede
che fa nascere il giorno
e lo apre
e lo incendia
è sapere
di una risposta
(è rispondere ad una sponda):
che sempre c’è vita, che c’è sempre
forza.
*** Marco MARANGONI, 1961, poeta e scrittore, E' credere in qualcosa che si tenta, da Congiunzione amorosa, Moretti&Vitali, 2013, in 'ipoetisonovivi.com', 31 gennaio 2014, qui
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#MOSQUITO / Bambini, vedono persone (José Saramago)
Dialogo in una televendita di automobili. Al lato del padre, che conduce, la figlia, di sei o sette anni, domanda: “Papà. Sapevi che Irene, la mia compagna di scuola, è nera?” Il padre risponde: “Sì, certo…” E la figlia: “Beh io no…” Se queste tre parole non sono esattamente un pugno alla bocca dello stomaco, sono senz’altro un’altra cosa: uno schiaffo per la mente. Direte che il breve dialogo non è altro che il frutto del talento creativo di un pubblicitario geniale, ma, anche qui accanto a me, mia nipote Julia, che non ha ancora cinque anni, alla domanda se a Tías, luogo in cui viviamo, ci fossero dei neri, ha risposto che non sapeva. E Julia è cinese…
Si dice che la verità sgorghi spontanea dalla bocca dei bambini, però, visti gli esempi in questione, non sembra essere questo il caso, se Irene è veramente nera e anche a Tías le nere non mancano. La questione è che, al contrario di quello che si crede, nonostante tentino di convincerci del contrario, le verità uniche non esistono: le verità sono multiple, solo la menzogna è globale. Le due bambine non vedevano neri vedevano persone, persone esattamente come loro vedono se stesse, quindi, la verità scaturita è semplicemente altra. (...)
*** José SARAMAGO, 1922-2010, scrittore portoghese, premio Nobel per la letteratura nel 1998, Questione di cuore, blog ‘Quaderno di Saramago’, traduzione di Massimo Lafronza, 26 marzo 2009, qui
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domenica 29 gennaio 2017
#FUMETTI / Sfortunatamente dentro di me (Charles Schulz)
Charles SCHULZ
1922-2000
fumettista statunitense
(via pinterest)
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#FOTO / Robert Doisneau (commentato da Roberto Morosetti)
Robert DOISENAU, 1912-1994
fotografo francese
Tour Eiffel Distorsion Optique, 1965
Intorno a questa famosa fotografia di Robert Doisneau (1912-1994) è sempre aleggiato un certo alone di mistero, riferito alla tecnica con la quale venne realizzata.
Talvolta qualcuno ha parlato di riflesso su una lastra di acciaio non perfettamente piana. Altri hanno ipotizzato che si trattasse di un riflesso in una pozzanghera mossa dal vento, e che l’immagine sia stata concepita capovolgendo in seguito il negativo.
In realtà la fotografia, intitolata “Tour Eiffel Distorsion Optique”, è il risultato della sovrapposizione - su una pellicola piana da 4x5 pollici poi distorta - di una fotografia di nuvole e di un’immagine della Torre Eiffel, eseguita con una Speed Graphic modificata.
L’anno è il 1965, e questa fotografia è un esempio dell’interesse di Doisneau per i “giochi” fotografici, realizzati con una tecnica quasi da bricolage.
La Speed Graphic modificata è stato usata più volte in quel periodo da Doisneau, nel corso di un progetto sviluppato per diversi anni, durante il quale il fotografo francese tornò ripetutamente a ritrarre la Tour Eiffel.
Obiettivo di queste fotografie era quello di reinterpretare il ruolo iconico della Torre.
Per realizzare il progetto, Doisneau utilizzò una vasta gamma di approcci, che comprendevano anche la distruzione di parte dell’immagine riscaldando l’emulsione di gelatina, o bruciando e trattando chimicamente la pellicola.
La fotografia venne esposta per la prima volta nel 1965, nel corso della mostra “Six Photographes et Paris” al Musée des Arts Décoratifs di Parigi.
*** Roberto MOROSETTI, giornalista, studioso di fotografia, 'facebook', 26 gennaio 2017, qui
#CIT / L'occhio della necessità (James Hillman)
James HILLMAN, 1926-2011
psicoanalista, filosofo
Il codice dell'anima, 1996, Adelphi, 1997-2009
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#BRICIOLE / Prevenire, non c'è gusto (M. Ferrario)
Prevenire, prevenzione.
In ogni campo, la 'nuova' parola d’ordine.
Anche le nonne, ovviamente, avevano sempre detto: meglio prima che dopo.
Eppure, se non ci fossero davvero più incendi, se riuscissimo a cogliere per tempo gli infiniti odor di brucio?
Dove metteremmo i pompieri che siamo e che ci piace essere?
L’adrenalina del fuoco.
A fine giornata, tutti tesi, distrutti. Ma orgogliosi, fieri.
Anche stavolta abbiamo domato il drago.
Uno, due, dieci, cento, mille draghi.
Da raccontare la sera. A lei, a lui, ai figli, agli amici. A noi stessi.
Che bravi che siamo, che coraggiosi che siamo.
Anche se un po’ bruciacchiati, però vittoriosi.
Certo, una brutta vita. Ma da eroi.
Adatta a noi: uomini - e donne in similmaschio – “che non debbono chiedere mai”.
E che debbono sempre essere 'vincenti'. Ai nostri stessi occhi, prima di tutto.
Già, il fuoco.
Il fuoco si vede, gli incendi spenti si contano: anche per questo si raccontano.
Mentre i non-incendi: quelli evitati, anticipati?
Quelli che nessuno ha mai visto perché, prevenendoli, si è impedito che si accendessero?
Quelli che nessuno ha mai visto perché, prevenendoli, si è impedito che si accendessero?
Non c’è gusto a prevenire.
Gli incendi che preveniamo non si vedono, non si contano: non si 'raccontano'.
*** Massimo Ferrario, Prevenire, non c'è gusto, 2013-2017, per Mixtura
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#SGUARDI POIETICI / Per quello che è (Dorothy Porter)
Guidando verso casa
alba e luna piena
su, verso
le Mountains
il cuore mi sguazza
nel petto
la luna bussa
al lunotto
amala e basta
dice la luna
smettila di contare il resto
nessuno vuole fregarti
amala e basta
amala
per quello che è.
*** Dorothy PORTER, 1954-2008, poetessa australiana, Per quello che è (What she is), da La maschera di scimmia, 1994, Fandango, 1999, traduzione di Sergio Claudio Perroni.
Anche in 'Il canto delle sirene', 24 gennaio 2017, qui
https://en.wikipedia.org/wiki/Dorothy_Porter
alba e luna piena
su, verso
le Mountains
il cuore mi sguazza
nel petto
la luna bussa
al lunotto
amala e basta
dice la luna
smettila di contare il resto
nessuno vuole fregarti
amala e basta
amala
per quello che è.
*** Dorothy PORTER, 1954-2008, poetessa australiana, Per quello che è (What she is), da La maschera di scimmia, 1994, Fandango, 1999, traduzione di Sergio Claudio Perroni.
Anche in 'Il canto delle sirene', 24 gennaio 2017, qui
https://en.wikipedia.org/wiki/Dorothy_Porter
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#MOSQUITO / Il Sè, quando si è in armonia (Marie-Louise von Franz)
Nessuno ad ogni modo può portarci via la nostra felicità, il nostro sentirci vivi. Quando si è in armonia con il Sè si prova un senso di tranquillità e di felicità assolute; e le teorie intellettualistiche con cui gli altri ci condannano non ci feriscono. Il sentimento di aderenza al Sè (Selbst, totalità psichica, l'altro da noi, eterno, in noi) diventa qualcosa di indistruttibile. Naturalmente lo si perde sempre di nuovo, perché è molto difficile conservarlo a lungo.
*** Marie-Luise von FRANZ, 1915-1998, psicologa analitica svizzera, allieva di Carl Gustav Jung, Il mondo dei sogni. Alla scoperta di ciò che vermanete siamo, Red Edizioni, 1995
Citato anche in 'jungitalia', 'facebook', 19 gennaio 2017, qui
#SENZA_TAGLI / Non credenti, rapporto 2016 (Uaar)
In 22 Paesi al mondo ci sono leggi che puniscono l’apostasia. In 12 di questi Paesi (Afghanistan, Iran, Malesia, Maldive, Mauritania, Nigeria, Qatar, Arabia Saudita, Somalia, Sudan, Emirati Arabi Uniti,Yemen) la pena può essere la morte. Di questi, cinque (Afghanistan, Iran, Nigeria, Arabia Saudita e Somalia), cui va aggiunto il Pakistan, prevedono la pena di morte anche per il reato di blasfemia. Inoltre, la maggior parte dei 12 Paesi che puniscono l’apostasia con la morte considerano la blasfemia come prova di apostasia.
È quanto emerge dal Freethought Report 2016, il rapporto sulla libertà di pensiero nel mondo promosso dall’International Humanist and Ethical Union (Iheu, di cui l’Unione degli Atei e degli Agnostici razionalisti è membro), che anche per l’anno da poco concluso, come fa dal 2012, offre un quadro sistematizzato delle discriminazioni ai danni di atei e agnostici, presentate Paese per Paese.
«I diritti di atei e agnostici, nonché la libertà di espressione su questioni religiose, sono calpestati in molti Paesi del mondo — ha detto il segretario dell’Uaar, Stefano Incani, commentando i dati del Rapporto: pensiamo a Raif Badawi, il blogger saudita condannato a 1.000 frustate e 10 anni di prigione per blasfemia; a Mohamed Cheikh Ould M’kheitir, condannato a morte in Mauritania per apostasia; o, ancora, a Basuki Tjahaja Purnama, il governatore di Giacarta accusato di blasfemia e ora sotto processo. Per questo — evidenzia Incani — il lavoro dell’International Humanist and Ethical Union è così importante».
Il Rapporto di quest’anno esamina anche il ruolo giocato in questo contesto dai leader e dai partiti populisti: in particolare, il direttore delle comunicazioni della Iheu, Bob Churchill, punta il dito, nella sua introduzione al dossier, contro gli esiti delle recenti elezioni presidenziali in Bulgaria, Moldova e Stati Uniti, nonché contro gli attuali governi di Polonia e Ungheria, mettendo in guardia dal rischio rappresentato dal legame tra populismo e conservatorismo religioso.
Ma anche la sezione del Rapporto dedicata all’Italia delinea un nutrito elenco di criticità, da sempre denunciate dall’Uaar: dall’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche, con insegnanti scelti dalla Chiesa ma pagati dallo Stato, al sistema dell’8 per mille; dal finanziamento pubblico alle scuole cattoliche alla straripante presenza della Chiesa cattolica nel palinsesto televisivo. E anche l’Italia è tra i Paesi che puniscono la blasfemia (art. 724 codice penale): non con la pena di morte, certo, ma è solo dal 1999 che il reato è stato depenalizzato e ridotto a “illecito amministrativo”.
*** UAAR (Unine Atei Agnostici Razionalisti), Rapporto 2016 sulla libertà di pensiero nel mondo: atei sempre a rischio, 'uaar', 27 gennaio 2017, qui
#VIDEO / La banalità del male (Margarethe von Trotta)
La banalità del male
di Hannah Arendt
film di Margarethe von Trotta, 2012
Discorso finale
video 7min22
« (...) Il male più terribile al mondo è il male commesso dai cosiddetti signor Nessuno. E' un male che viene commesso senza moventi, senza convinzioni, senza alcuna crudeltà o senza menti diaboliche, perciò da esseri umani che si rifiutano principalmente di essere delle persone. E' esattamente questo il fenomeno di cui io ho scritto e che ho deciso di chiamare la banalità del male.(...). Rifiutando totalmente di essere una persona Eichman ha scelto di rinunciare completamente a quella che consideriamo l'unica e più peculiare qualità umana: quella di essere capaci d pensare. Di conseguenza non è più stato in grado di poter dare un giudizio morale. (...)»
sabato 28 gennaio 2017
#CIT / Capire e sentire (Carl Gustav Jung)
Carl Gustav JUNG, 1875-1961
medico e psicoanalista svizzero, fondatore della psicologia analitica
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#GIF / Illusioni
'facebook', 28 gennaio 2017
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#VIDEO / Un bicchiere disegnato in 3D (Stefan Pabst)
Stefan PABST
disegnatore russo
Un bicchiere disegnato in 3D
video 2min12
FAVOLE & RACCONTI / Il cowboy e suo nonno (M. Ferrario)
Sole cocente. Vento caldo che secca la gola.
Un cowboy cavalca tutto solo nel deserto.
Ha sete. Molta sete.
Finalmente, quattro case all’orizzonte e, naturalmente, un saloon.
Il cowboy si ferma di fronte al saloon: smonta, lega il cavallo, entra.
Va al bancone e ordina da bere. In silenzio, ingolla due wisky. Poi altri due. Quindi, sempre senza profferire parola, asciugandosi la bocca con il braccio, butta un dollaro sul bancone.
Poi esce per riprendere il viaggio.
Ma il cavallo è sparito: al suo posto solo la corda, attaccata al palo.
Il cowboy rientra nel saloon: si ferma sulla porta, gambe divaricate e mano sul calcio della pistola.
E, lentamente, con voce alta e profonda, annuncia:
«Se non salta fuori il cavallo, sarò costretto a fare quello che ha fatto mio nonno!».
Poi, a passi lenti, si avvicina al bancone, vi sbatte sopra la pistola, guarda fisso in viso il barista e ordina un altro bicchiere.
Quindi si volta e abbraccia con un lungo sguardo l’intero saloon.
E’ serio, ha i lineamenti della faccia tirati.
Ai tavoli, occhi bassi, fissi sulle carte da gioco.
Brusio di sottofondo, sudori freddi, scambi di occhiate impaurite.
Il cowboy, con i gomiti sul bancone e la schiena rivolta ai presenti, centellina il suo wisky.
Con calma.
Sembra pensare a quello che dovrà fare.
Passano minuti che sembrano fermare il tempo.
A un certo punto, tra una coppia seduta a un tavolo scatta un cenno di intesa.
Uno dei due, cercando di non dare nell’occhio, guadagna l’uscita.
Rientra poco dopo.
Il cowboy ha finito di bere.
Butta mezzo dollaro sul bancone, alza un dito per salutare il barista, dà un’ultima occhiata agli avventori.
Esce.
Adesso il suo cavallo è nel punto in cui lo aveva lasciato.
La faccia del cowboy si allarga in un sorriso.
Sistema le staffe, monta in sella.
Sta per avviarsi quando un vecchietto, uscito dal saloon, lo avvicina.
Timidamente.
«Scusa, ragazzo. Posso farti una domanda?»
Il cowboy si tocca la tesa del cappello, in segno di saluto.
E’ rilassato.
«Dimmi, vecchio».
«Hai detto che avresti fatto come tuo nonno…»
«Già. Sarei stato costretto.»
«E lui cosa aveva fatto?».
Il cowboy dà un leggero tocco di sperone al cavallo per incitarlo a muoversi.
«Se n’era dovuto andare a piedi».
*** Massimo Ferrario, Il cow boy e suo nonno, 2014-2017, per Mixtura, - Riscrittura di una storiella di autore anonimo.
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#SGUARDI POIETICI / Per ogni amore che muore (Anna Toscano)
Per ogni amore che muore
bisogna piantare dei semi
di cicoria, di girasole, di viola,
nel primo vaso libero
nel primo angolo di terra.
Non ha un senso non serve a nulla
se non a tenere un po’ di bellezza
nel mondo, di quella bellezza
senza sintomo, indolore.
Mentre nella pelle rimangono
impronte, sapori, odori.
*** Anna TOSCANO, 1970, scrittrice, fotografa, poetessa, Per ogni amore che muore, da Doso la polvere, La Vita Felice, 2012
https://it.wikipedia.org/wiki/Anna_Toscano
bisogna piantare dei semi
di cicoria, di girasole, di viola,
nel primo vaso libero
nel primo angolo di terra.
Non ha un senso non serve a nulla
se non a tenere un po’ di bellezza
nel mondo, di quella bellezza
senza sintomo, indolore.
Mentre nella pelle rimangono
impronte, sapori, odori.
*** Anna TOSCANO, 1970, scrittrice, fotografa, poetessa, Per ogni amore che muore, da Doso la polvere, La Vita Felice, 2012
https://it.wikipedia.org/wiki/Anna_Toscano
#MOSQUITO / Nativi americani, la religione (Giubba Rossa)
Fratello, tu dici che c’è un solo modo per adorare il Grande Spirito e per servirlo. Noi non ti comprendiamo, fratello. A noi è stato detto che la tua religione venne donata ai vostri predecessori e che da allora venne trasmessa di padre in figlio. Anche noi abbiamo una religione, che venne donata ai nostri padri e che a noi, loro figli, venne trasmessa. Noi adoriamo il Grande Spirito in questo modo.
La nostra religione ci insegna ad essere grati per tutti i doni che riceviamo; ci insegna ad essere uniti e ad amarci a vicenda. Noi non discutiamo mai per questioni religiose, perché la religione è qualcosa che riguarda solo il singolo e il Grande Spirito, nessun altro. Fratello, noi non vogliamo toglierti la tua religione o forse distruggerla; noi vogliamo solo conservare la nostra religione e gioire di essa.
*** GIUBBA ROSSA, 1756-1830 circa, nativo americano appartenente al popolo dei Seneca, oratore, da Käthe Recheis e Georg Bydlinski (a cura), Sai che gli alberi parlano?, Edizioni Il Punto d’Incontro, Vicenza, 1992.Testo del 1805, parte di un intervento pronunciato ad una riunione di Capi Indiani in risposta a un discorso di un predicatore cristiano. Dopo l’intervento, Giubba Rossa tese la mano al predicatore ma questi la rifiutò.
#VIDEO / Solitudine, difficile ma ci rende migliori (Alain De Botton)
Alain DE BOTTON
La solitudine è difficile, ma ci rende persone migliori
School of Life, 'internazionale.it', 27 gennaio 2017
video 6min19
“Ammettere di essere soli è una delle cose più difficili da fare”, spiega Alain de Botton. “Ma la solitudine è senza dubbio meglio di una falsa compagnia e ci permette di sviluppare un nostro punto di vista senza limitarci a ripetere quello che pensano gli altri”.
Alain de Botton è uno scrittore, filosofo e conduttore televisivo. Ha fondato The school of life. Si occupa di cultura e storia del pensiero sottolineando il loro valore per la vita quotidiana.
I suoi ultimi libri pubblicati in Italia sono Il corso dell’amore, 2016, News. Le notizie: istruzioni per l’uso, 2014, e L’arte come terapia. The school of life (2013).
(dalla presentazione)
In Mixtura altri 35 contributi di Alain De Botton qui
#LINK / Storia di una delle foto più famose (Guglielmo Latini)
Prima o poi tutti l’abbiamo vista. Può essere successo attraverso un poster appeso nella sala d’aspetto del dentista, oppure a corredo di un articolo su una rivista, o su un libro di storia della fotografia, o magari su un testo di urbanistica o ancora di storia del Novecento.
La foto è una delle più celebri al mondo, e probabilmente a ragione è stata recentemente inserita da Time Magazine nella sua lista delle cento foto più influenti di sempre, ma a differenza di molte altre immagini di cui si conosce tutto, questa resta un mistero nonostante la sua incredibile notorietà.
Stiamo parlando di “Lunch atop a Skyscraper” (“Pranzo in cima a un grattacielo”), il nome con cui è nota la foto che ritrae undici operai edili, senza protezioni di sorta, mentre mangiano il loro pranzo al sacco seduti uno di fianco all’altro sulla trave d’acciaio di un grattacielo in costruzione a New York.
Undici uomini dai vestiti sporchi e dalle facce serene, impegnati nella costruzione, di quello che sarebbe diventato l’RCA Building (oggi G.E. Building), uno dei grattacieli che formano il complesso del Rockefeller Centre, all’altezza della Quarantunesima Strada. Era il 1932.
Undici uomini che rischiavano ogni giorno la vita per quel mestiere, apparentemente niente affatto spaventati di consumare la propria pausa pranzo al 69esimo piano dell’edificio, a un’altezza di 260 metri dalle strade di Manhattan. (...)
*** Guglielmo LATINI, giornalsta, 11 uomini a pranzo: com'è nata una delle foto più famose di sempre, 'tpi', 25 gennaio 2017
LINK articolo integrale qui
venerdì 27 gennaio 2017
#VIDEO / Una storiella ebraica sul dopo Shoah (Moni Ovadia)
Moni OVADIA, 1946
autore e attore teatrale, scrittore
Una storiella ebraica sul dopo Shoah
da: Il dovere di ricordare. Riflessioni sulla Shoah, G. B. Palumbo Editore
publicato da Eisa Savi, 27 gennaio 2013
video 2min39
La storiella è tratta da un dvd didattico destinato agli alunni delle scuole superiori, condotto da Moni Ovadia con la partecipazione di Antonio Albanese, Mauro Berruto, Nicoletta Braschi, Lorenzo Cherubini, Maurizio Dehò, Luciano Ligabue, Luciana Littizzetto, Shel Shapiro.
Ideazione e regia di Elisa Savi Ovadia
In Mixtura altri 11 contributi di Moni Ovadia qui
#SENZA_TAGLI / 27 gennaio (Matteo Saudino)
E se nel giorno della memoria rendessimo omaggio alle migliaia di migranti morti in mare, in fuga da guerre, miserie e violenze?
Sarebbe il modo migliore per ricordare i milioni di ebrei, zingari e omosessuali uccisi dalla barbarie e dall'odio nel nazifascismo.
Senza dimenticarci dei nuovi razzisti che innalzano muri e fili spinati, ma che sono tanto amati dal popolo perché promettono di rilanciare l'industria nazionale.
*** Matteo SAUDINO, insegnante di filosofia e storia, 27 gennaio, 'faceboobk, 26 gennaio 2017, qui
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Sarebbe il modo migliore per ricordare i milioni di ebrei, zingari e omosessuali uccisi dalla barbarie e dall'odio nel nazifascismo.
Senza dimenticarci dei nuovi razzisti che innalzano muri e fili spinati, ma che sono tanto amati dal popolo perché promettono di rilanciare l'industria nazionale.
*** Matteo SAUDINO, insegnante di filosofia e storia, 27 gennaio, 'faceboobk, 26 gennaio 2017, qui
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#GIF / Dipendenze di oggi
facebook, 26 gennaio 2017
Per mettere in movimento l'immagine,
cliccare su 'f' di facebook
oppure link a
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#MOSQUITO / Violenza, è accaduto può accadere (Primo Levi)
E' avvenuto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire.
Può accadere, e dappertutto. Non intendo né posso dire che avverrà; come ho accennato più sopra, è poco probabile che si verifichino di nuovo, simultaneamente, tutti i fattori che hanno scatenato la follia nazista, ma si profilano alcuni segni precursori. La violenza, «utile» o «inutile», è sotto i nostri occhi: serpeggia, in episodi saltuari e privati, o come illegalità di stato, in entrambi quelli che si sogliono chiamare il primo ed il secondo mondo, vale a dire nelle democrazie parlamentari e nei paesi dell'area comunista. Nel terzo mondo è endemica od epidemica. Attende solo il nuovo istrione (non mancano i candidati) che la organizzi, la legalizzi, la dichiari necessaria e dovuta e infetti il mondo. Pochi paesi possono essere garantiti immuni da una futura marea di violenza, generata da intolleranza, da libidine di potere, da ragioni economiche, da fanatismo religioso o politico, da attriti razziali. Occorre quindi affinare i nostri sensi, diffidare dai profeti, dagli incantatori, da quelli che dicono e scrivono «belle parole» non sostenute da buone ragioni.
*** Primo LEVI, 1919-1987, scrittore e poeta, chimico, deportato e partigiano, I sommersi e i salvati, Einaudi 1986
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#MUSICHE & TESTI / Anna di Stazzema (Federico Botti)
Federico BOTTI
Anna di Stazzema
pubblicato da Federico Botti, 'you tube', 6 febbraio 2013
video 4min16
Questo video (artigianalissimo, fatto con spezzoni di altri video e alcune riprese fatte con la mia videocamera), lo feci nel 2006 dopo che ero andato a S. Anna di Stazzema ed ero tornato con un dolore profondo, soprattutto per tutti quei bambini. Anna Pardini era la più piccola di loro e la mia canzone è dedicata a lei, ma anche a tutti quelli che quel giorno hanno visto il diavolo in faccia. (Federico Botti)
Anna Pardini è la vittima più piccola con i suoi venti giorni di età. Si trovava tra le braccia della mamma Bruna, a Coletti, assieme alle sorelle Cesira, Maria, Lilia, Adele, e altre venti persone quando i nazisti hanno fatto fuoco contro di loro.
Cesira, la più grande, ha tentato di salvare Adele, Maria, Lilia e Anna.
Anna era gravemente ferita: aveva gli arti praticamente mutiliati. Adele e Lilia, grazie a Cesira, hanno avuto salva la vita, la stessa sorte non è toccata a Maria, ormai ferita a morte, e alla stessa Anna, deceduta dopo pochi giorni.
(da 'Canzoni contro la guerra', 18 gennaio 2017, qui)
La luna ed il cane abbaiano insieme
facendo la veglia ad un mucchio di ossa
io cerco sui monti io cerco nel pianto
soltanto la traccia di una misera fossa
io cerco sui monti io cerco nel pianto
soltanto la traccia di una misera fossa
E' quella di Anna che aveva sei mesi
e non ricordava neppure in che posto
così piccola e buona l'avevano messa
con cento bambini quel giorno di agosto
Erano diavoli che parlavano forte
entravano in casa sfondando le porte
strappando dai letti e da madri imploranti
tanti fiori innocenti, tanti gigli dei campi
strappando dai letti e da madri impotenti
tanti fiori innocenti, tanti gigli dei campi
Neppure il tempo per crescere un po'
neppure un bacio d'addio una carezza
soltanto il puzzo di carne bruciata
per ricordarsi di essere nata
soltanto il puzzo di carne bruciata
per ricordarsi di essere nata
Neppure il tempo per conoscere l'odio
o per decidere per il perdono
solo una fredda improvvisa tempesta
che ha cancellato ogni gioco e ogni festa
Adesso Anna è qui sotto che dorme
con i suoi sogni di piccolina
ma questa notte è una notte infinita
non si sveglierà mai più domattina
ma questa notte è una notte infinita
non si sveglierà mai più domattina
#LINK / Schiave dei nazisti (Barbara Gargaglione)
Durante la Seconda Guerra Mondiale, il regime nazista perseguitò individui di diverse etnie, religioni e orientamenti politici o sessuali; le donne subirono gli stessi trattamenti degli uomini e non furono di certo risparmiate – se non in rari casi di cui vi parlerò più avanti – da fatica e morte. (...)
Himmler stabilì che ogni giorno si dovessero liquidare dalle 50 alle 100 prigioniere; le esecuzioni iniziarono a essere effettuate in uno stretto passaggio tra due alti muri chiamato “Corridoio della fucilazione” situato tra il Bunker e il crematorio. Nel 1945 per accelerare il processo, fu costruita una camera a gas azionata a Zyklon B; a gennaio le donne presenti nel campo erano più di 40.000, ad aprile dello stesso anno superavano di poco le 10.000. Il campo fu liberato il 30 aprile 1945, delle 3000 donne scampate alla marcia della morte e sopravvissute, diverse raccontarono di aver subito violenze anche dai liberatori sovietici. (...)
*** Barbara GARGAGLIONE, vice-presidente di 'Bossy' e redattrice, Schiave dei Nazisti: l’orrore di Ravensbrück, 'Bossy', 27 gennaio 2017
LINK articolo integrale qui
In Mixtura 1 altro contributo di Barbara Gargaglione qui
#SENZA_TAGLI / Giorno della Memoria, il misero destino del nostro paese (Enrico Mentana)
Quando arriva il Giorno della Memoria penso al misero destino del nostro paese, costretto a ricordare per legge quello che non avrebbe mai dovuto dimenticare. E invece lo ha dimenticato da subito: quando i pochi sopravvissuti tornarono dai campi nessuno li ascoltò, e per un buon motivo. A propiziare la loro individuazione ed emarginazione erano state ancora in tempo di pace le leggi dello stato italiano, a cui nessuno si era ribellato. Gli ebrei italiani vennero schedati, privati del lavoro, messi ai margini della società. Quando poi i tedeschi invasero il paese furono tanti altri italiani, zelanti e servili, a indicarli ai nazisti, a organizzare e premiare le delazioni, a spartirsi il frutto degli espropri, a chiudere gli occhi davanti al loro invio nelle carceri, nei campi di internamento, e poi verso i vagoni che li portarono allo sterminio. Nessun italiano, ripeto nessun italiano ha mai pagato per tutti questi atti. I tanti volenterosi complici dello sterminio hanno continuato a vivere senza pene né pentimenti. Non esiste alcun libro di memorie in cui si ammettono le colpe per anche un solo singolo episodio. Dall'indomani del 25 aprile tutti furono ex partigiani e antifascisti. Dopo il processo Eichmann, all'inizio degli anni 60, il mondo dovette per forza prendere atto di cosa fu la Shoah: ma in Italia l'interdetto su quel che la propiziò continuò, e continua tuttora.
Anche quest'anno a ricordare saranno solo gli ebrei, i pochi sopravvissuti e i loro eredi o correligionari: come degli alieni, rappresentanti di una delle due specie estinte, quella con le divise a righe e la stella di Davide; l'altra, con le uniformi nere, i nazisti.
Dovremmo essere noi a ricordare, senza delegare le vittime a farlo: col risultato poi di sentir dire, "che palle sti ebrei che parlano sempre e solo di Auschwitz"
*** Enrico MENTANA, giornalista, 'facebook', 27 gennaio 2016, qui
In Mixtura altri 5 contributi di Enrico Mentana qui
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