Performance è un termine inglese e deriva dal verbo to perform, che significa “eseguire”. Chi vive nella società della performance è un performer interessato allo sviluppo del proprio progetto. Non lo è solo in ambito lavorativo, ma in ogni momento della sua vita. Desidera avere prestazioni sempre migliori, immaginare che domani sarà più di quello che è adesso. E per avere una performance migliore domani, oggi ha bisogno di un pubblico che lo guardi, dunque deve fare di tutto per essere visibile.
Di conseguenza il tempo lavorativo e il tempo libero non sono più realmente separati, perché il datore di lavoro può licenziarti per un’idea che esprimi sul tuo profilo Twitter o assumerti per i video che hai caricato su YouTube, o per i tuoi interessi sportivi o spirituali, sebbene esulino dalla mansione per cui ti sei candidato. Non c’è cosa della tua vita che non possa far parte del tuo curriculum e del tuo lavoro.
Nel lemma “performance” l’Enciclopedia Treccani indica «la realizzazione concreta di un’attività, di un comportamento, di una situazione determinata». È l’esibizione o il funzionamento di qualcosa, a cui segue necessariamente una valutazione positiva o negativa.
*** Maura GANCITANO, filosofa, direttore editoriale di Tlon, e Andrea COLAMEDICI, filosofo, editore di Tlon, La società della performance, Tlon, 2019
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