martedì 2 ottobre 2018

#LIBRI PREZIOSI / "Creiamo cultura insieme", di Irene Facheris (recensione di Massimo Ferrario)

Irene FACHERIS, Creiamo cultura insieme.
10 cose da sapere prima di iniziare una discussione
Tlön Edizioni, 2018
pagine 228, € 13,90, ebook € 7,90

Relazionarsi: una breve mappa di navigazione preziosa
Bazzico il tema delle relazioni interpersonali da una vita: un po' perché, essendo come tutti un 'animale sociale' ma appartenendo alla specie degli introversi, ho dovuto imparare a contenere la mia 'orsaggine' di fondo, arrangiandomi per conto mio e facendomi aiutare da letture mirate che intaccassero la mia originaria tendenza al vivere appartato, e un po' (molto di più) perché, per una quarantina di anni, mi sono occupato di consulenza di sviluppo organizzativo e formazione nelle organizzazioni di lavoro. 
La materia trattata da Irene Facheris nel suo prezioso breve saggio, quindi, credo di conoscerla abbastanza bene, anche per il mestiere che ci accomuna. Eppure confesso che sono rimasto affascinato dal suo libro: sia per la qualità delle riflessioni esposte e suggerite dalla giusta dose di teoria indispensabile a razionalizzare l'argomento, che per la scrittura: chiara, 'pulita', precisa, talvolta sanamente provocatoria, ricca di metafore e di esempi pratici e sempre capace di tenere acceso l'interesse.

Il libro si legge in poco meno di due ore: ed è già un tempo sufficiente per ripensare ai nostri atteggiamenti/comportamenti abituali e accorgerci che forse qualche aggiustamento di tiro sarebbe opportuno. Ma poi, e penso di non proiettare su altri la mia reazione, viene la voglia di riprenderlo in mano, per ritornare su alcuni punti chiave, quelli che magari abbiamo chiosato in prima lettura come si faceva una volta con i testi importanti, per rimeditare con più calma, senza più il desiderio di affrettarsi a scoprire i capitoli successivi. 

Condivido il pensiero di Irene Facheris espresso in premessa: «Ho deciso di scrivere questo libro perché credo, fortemente e immodestamente, che sia necessario. Capiamoci, non necessario che io scriva questo libro, perché i concetti di cui vi parlerò sono già stati scritti da altri, molto più preparati di me. È necessario che qualcuno renda questi concetti fruibili a chiunque, altrimenti resteranno relegati nei libri di testo che leggono solo gli addetti ai lavori.» 
Dopo aver gustato questo volumetto, dico che l'obiettivo è stato pienamente raggiunto e che averlo scritto, nel modo in cui Irene Facheris è riuscita a scriverlo, era necessario. Tanto più necessario oggi, in cui il bisogno di una 'buona convivenza' si è esasperato per almeno due ragioni: perché il 'con-vivere' si è allargato, fuori dal contesto fisico, nelle relazioni virtuali, che spesso sono più reali, per gli effetti che producono, della 'realtà reale'; e perché il 'con-vivere' si è degradato, troppo spesso, in un 'contro-vivere' che fa male a tutti ed è diventato il 'rumore' di fondo, in qualche modo dolente e frustrante, che accompagna la nostra vita sociale.

Il mare delle relazioni in cui ci troviamo a navigare è diventato sempre più agitato: per non affogare (o per non spingere altri ad affogare, magari anche senza che noi lo vogliamo) c'è bisogno di attenzione, cura, consapevolezza, esperienza. Ma anche di riflessione e apprendimento. Servono teorie, concetti, mappe: non sono tutto, ovviamente, ma sono condizione indispensabile per navigare. In questo caso, Irene Facheris ci offre una piccola ma precisa mappa che ci aiuta a sviluppare al meglio, in ogni declinazione, almeno due verbi fondamentali che ognuno di noi è 'costretto' a usare nello stare quotidiano in relazione con gli altri: 'interagire' e 'ascoltare'. Se crediamo di non avere nulla da imparare, forse, Irene Facheris, senza impancarsi in cattedra, ma con un taglio di 'paritarietà psicologica' non comune, ci dà qualche positiva disconferma.

*** Massimo FERRARIO, per Mixtura
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La prima cosa da dire dei bisogni, prima ancora di andare a capire da dove arrivino e se siano davvero nostri o se li abbiamo fatti nostri, è che i bisogni sono sacri. Cosa significa: significa che non possono essere giudicati. Io ho un bisogno, non scelgo di averlo. Quello che possiamo giudicare, semmai, è il modo in cui io decido o meno di soddisfarlo, cioè il comportamento che attuo come conseguenza di quel bisogno. (Irene Facheris, Creiamo cultura insieme, Tlön Edizioni, 2018)

... è evidente che serve imparare comportamenti nuovi e cambiare abitudini. Ma non puoi cambiare niente se prima non lo comprendi. Ma non comprendi niente se non sospendi il giudizio e non provi prima ad accogliere e accettare. Ma non puoi accogliere qualcosa che non senti. Se non partiamo dal presupposto che non abbiamo né pregi né difetti, ma solo caratteristiche, come possiamo anche solo pensare di modificarci in qualcosa? (Irene Facheris, Creiamo cultura insieme, Tlön Edizioni, 2018)

Il fatto che io abbia reagito in un certo modo alla morte del mio gatto non significa che gli altri debbano reagire allo stesso modo, né che il mio modo sia giusto e quello degli altri sbagliato o viceversa. Perciò quando la nostra amica ci dice in lacrime che il suo gatto non c’è più, anziché pensare che “noi avevamo reagito in una maniera diversa”, dovremmo provare a chiederci come fare per aiutare lei ad affrontare quel momento, senza giudicare le sue emozioni ma provando a comprenderle, proprio perché le emozioni sono sacre, non si scelgono. Lei non ha scelto di sentirsi così, lei ci si sente e basta e di certo non ha bisogno di qualcuno che le dica se il suo modo di affrontare la situazione vada bene o vada male. (Irene Facheris, Creiamo cultura insieme, Tlön Edizioni, 2018)

Io ho fatto cose di cui non vado fiera e me le ricordo e me le porto dietro e ancora fanno male e faranno male. Ma so di non essere quelle cose, so di essere una persona con un valore, che ha preso anche decisioni delle quali non va fiera. Questo mi permette non di dimenticarmene, ma al contrario di continuare ad averle presenti, sapendo che da quelle scelte posso imparare, con quelle scelte posso confrontarmi senza paura, proprio perché so che ho fatto quegli sbagli, ma non sono quegli sbagli. Non lasciare che mi definiscano mi lascia libera di tenerli con me, senza negarli o minimizzarli. Da qui, posso partire per provare a modificare certi miei comportamenti e fare in modo di essere fiera di me, d’ora in avanti. (Irene Facheris, Creiamo cultura insieme, Tlön Edizioni, 2018)
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