Una strada di Londra, ieri, vegliava così per le vittime di Orlando.
Ho ammirato gli inglesi per questo, perché saper piangere insieme è indice, oltre che di sensibilità personale, di una forte coesione sociale intorno a valori condivisi: chi spara sopra quei valori, spara contro tutti e tutte. Ognuno canta il verso: I'll take your part when darkness comes, perché quel tipo di oscurità viene sempre per tutti. Invano però si cercherà una strada in Italia dove ieri si sia fatta la stessa cosa con gli stessi numeri, perché la libertà di vivere esprimendo la propria identità sessuale in questo stato non è così pacifica.
In questo stato - e per la precisione a casa mia, in Sardegna - un prete da un pulpito può invocare la morte degli omosessuali e restare al suo posto di parroco senza che accada nulla.
E' lo stato in cui centinaia di commentatori da social possono affermare impunemente che "è colpa dei froci che sono froci, perché se non ostentassero le loro perversioni, cose del genere non succederebbero".
E' uno stato in cui anche i tentativi di dare strumenti di legge uguali per tutti generano strumenti di legge diversi per ciascuno, finendo per ribadire che in fondo la dignità delle persone non è la stessa nemmeno per le istituzioni.
L'educazione contro gli stereotipi di genere è l'unica strada per fermare l'odio verso le persone che da quegli stereotipi si discostano, e non importa che a morire da "divergenti" siano uomini o donne: è sempre la stessa lotta, lo stesso dolore, la stessa speranza di uscirne insieme.
*** Michela MURGIA, scrittrice, saggista, 'facebook', 14 giugno 2016, qui
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